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Napoli tradito da capitan Di Lorenzo

Claudio Savelli
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Napoli mille dolori, perché i colori non ci sono più. La squadra è grigia nell’umore e in una zona grigia nel gioco, non più di Spalletti e nemmeno di Garcia che non ne aveva uno, non ancora e forse mai di Mazzarri, visto che De Laurentiis non ha concesso un contratto oltre giugno. Il Napoli è in una specie di limbo in cui prova maldestramente a ricostruire qualcosa dell’anno passato, caduto a pezzi nei primi mesi di questo, perché non può permettersi di costruire per il futuro, non sapendo chi ne sarà la guida. Di solito questi sono gli ingredienti per buttare via una stagione. La verità è che il Napoli si è sentito così in alto da aver puntato in basso. È andato al risparmio su tutto: allenatore, mercato, sostituto dell’allenatore. Non ha saputo valorizzare un brand che, nel momento del trionfo, era diventato unico e prezioso.

Dove la trovi una squadra vincente che gioca un gran calcio in una società con i bilanci in ordine in una bella città ricca d’amore? Al netto di chi ha ricevuto offerte improponibili dalla Premier o dall’Arabia, qualsiasi giocatore avrebbe sposato la causa, anche chine era apparentemente superiore. Invece sono stati scelti giocatori e allenatori che hanno preso il Napoli come un dono, una benedizione, un colpo di fortuna. Normale fare un passo indietro, se non arriva qualcuno in grado di spingerti ancora in avanti.


Pensava di poter vivere di rendita sullo scudetto e, con esso, di aver aperto un ciclo. Gli elementi c'erano- squadra giovane e con ulteriori margini di crescita - ma sono state confuse le conseguenze con le cause del successo. Queste ultime erano Spalletti e Giuntoli. Altrimenti non si spiega come Di Lorenzo, capitano e simbolo del gruppo, passi dall’essere perfetto al commettere errori in serie, vedi nello 0-4 incassato dal Frosinone. Anche il più costante dei giocatori diventa discontinuo quando non può contare su un sistema che funziona. Figurarsi i talenti più puri, come quelli di Osimhen e Kvara, che per definizione sono altalenanti. Il Napoli ricorda a tutti che, nel calcio, una volta raggiunto l’equilibrio, non bisogna puntare a proteggerlo ma è necessario inventarti qualcosa per migliorarlo ulteriormente. Devi sempre e costantemente evolvere. Il Napoli per anni è riuscito a farlo. Se ne è dimenticato nel momento in cui si è sentito arrivato. 

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