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Youcef Atal, il calciatore anti-Israele condannato per odio

Mauro Zanon
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Cinque giorni dopo i massacri perpetrati il 7 ottobre in Israele dall’organizzazione islamista palestinese Hamas, il terzino della Nazionale di calcio algerina, Youcef Atal, aveva postato una foto sul suo account Instagram per celebrare la vittoria della sua squadra contro Capo Verde. Nello scatto, il calciatore aveva una sciarpa attorno al collo su cui c’era scritto: «Palestine will be free», la Palestina sarà libera.

Pochi secondi dopo, colui che all’epoca giocava ancora nell’Ogc Nizza, squadra che milita nella massima serie francese, la Ligue 1, pubblicò un altro post: un video del predicatore islamista palestinese Mahmoud al-Hasanat, in cui quest’ultimo invitava Allah a far passare «una giornata nera agli ebrei» e ad «accompagnare la mano» degli abitanti di Gaza se «scagliano la pietra». Atal si trovava in Algeria quando ha pubblicato il filmato ed era stato subito avvertito dall’Ogc Nizza del carattere polemico e inappropriato di quella pubblicazione. Il giorno dopo, il calciatore algerino decise di cancellare il post con tanto di di scuse e spiegando che il suo voleva soltanto essere «un messaggio di pace» (sic). Ma era ormai troppo tardi.

 

 

 

MULTA SENZA CARCERE

Una multa di 45mila euro e 8 mesi di carcere con sospensione della pena: è questa la condanna per «provocazione all’odio per motivi religiosi» emessa ieri dal Tribunale di Nizza ai danni di Youcef Atal. Il giocatore algerino era già stato sospeso dalla squadra nizzarda con questo comunicato: «Al suo ritorno dalla nazionale algerina i dirigenti dell’OGC Nice si sono riuniti e hanno parlato con Youcef Atal. Il club prende atto che il giocatore ha riconosciuto il suo errore ritirando rapidamente la condivisione della pubblicazione e presentando le sue scuse scritte e pubbliche. Tuttavia, considerata la natura del messaggio condiviso e la sua gravità, la società ha deciso di adottare le prime sanzioni disciplinari nei confronti del giocatore, prima di quelle che potrebbero essere decise dalle autorità sportive e giudiziarie. Il club ha quindi deciso di sospendere Youcef Atal fino a nuovo avviso. Ci teniamo a sottolineare che la reputazione dell’OGC Nizza deriva dal comportamento di tutti i suoi dipendenti che devono essere conformi a certi valori. Come nel messaggio di venerdì scorso, in cui l’OGC Nizza ha ricordato il suo fermo impegno affinché la pace prevalga su ogni altra considerazione».

Il Tribunale di Nizza, oltre a condannarlo a una multa di 45mila euro e 8 mesi di carcere con sospensione della pena, ha stabilito che il calciatore algerino dovrà pubblicare a proprie spese la sentenza sui quotidiani Nice-Matin e Le Monde. Non solo: la stessa sentenza dovrà essere pubblicata anche sul suo account Instagram, seguìto da più di 3,2 milioni di followers, e rimanerci per almeno un mese. Come rivelato da Fdsouche.com, lo scorso novembre Atal aveva messo “like” ad alcune pubblicazioni che denunciavano «l’accanimento politico» contro di lui, «l’odio che regna in Francia» e «l’ingiustizia» di cui sarebbe vittima.

 

 

 

MESSAGGIO DI ODIO

Nella sua requisitoria, il vice procuratore Meggie Choutia aveva sottolineato che del «messaggio di pace» di cui Atal sosteneva di essere il portavoce non c’è alcuna traccia nei 35 secondi di video del predicatore islamista palestinese Mahmoud al-Hasanat. «Sono dei fatti gravi, che non bisogna banalizzate. Condividere un video, significa condividere delle dichiarazioni e dare loro una visibilità», aveva dichiarato Meggie Choutia, in risposta all’avvocato di Atal, Antoine Vey, secondo cui il suo assistito «ha inviato un messaggio di sostegno ai palestinesi di Gaza. Per lui, è quella la pace, è non il solo a pensarlo». Contrariamente al 18 dicembre, giorno in cui si era presentato davanti al giudice per un’udienza di tre ore accompagnato da militanti pro palestinesi, Atal, ieri, non era presente al momento della lettura della sentenza. Attualmente si trova in Algeria con la sua nazionale, per preparare la Coppa d’Africa, che inizierà il prossimo 13 gennaio. Contattato ieri dal Figaro, il legale di Atal ha detto che non escludono di fare appello. Ieri, al Tribunale di Nizza, erano presenti l’avvocato del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia) sud-est, il primo a sporgere denuncia contro Atal, e Philippe Vardon, esponente del partito sovranista Reconquête! nel consiglio comunale di Nizza. Vardon ha commentato con queste parole la sentenza del tribunale nizzardo: «Salga su un aereo per l’Algeria cosi finalmente non sentiremo più parlare di lui». 

 

 

 

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