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Daniele De Rossi, De Leo: "Mister-pop. Contro l'Inter..."

Leonardo Iannacci
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Daniele De Rossi non ha molti segreti per Emilio De Leo, uno dei più apprezzati “tattici” del calcio. Emilio conosce bene l’attuale allenatore della Roma che domani affronterà all’Olimpico il Freccianerazzurra di Simone Inzaghi.

Amici veri, i due si conoscono da anni e si sono frequentati a lungo, prima al corso allenatori di Coverciano e poi a Bologna quando De Leo era il secondo di Sinisa Mihajlovic e De Rossi veniva ad abbeverarsi alla fonte calcistica del grande serbo.

 

 

 

De Leo, si è stupito di questo inizio travolgente di Daniele sulla panchina della Roma? 
«A dire la verità no. Lui è uno studioso del calcio, un grande perfezionista che cura i dettagli come faceva in campo. In più affronta le cose con umiltà come deve essere un tecnico alle prime armi. In panchina ha messo da parte il suo glorioso passato da calciatore e il titolo di campione del mondo. $ ripartito da zero».
Tre vittorie in tre partite e domani arriva l’Inter: cosa frullerà nella sua testa? 
«Starà pensando a questa sfida dalla mezzanotte di lunedì scorso, un’ora dopo aver vinto contro il Cagliari. $ maniacale nel senso più proficuo del termine».
Sabato quale magata si aspetta da Daniele? 
«Non snaturerà mai il suo credo calcistico propositivo, ma sono convinto che chiederà ai giocatori anche fasi di studio. In questo lo vedo già allenatore maturo nonostante i 40 anni».

 

 


 

Quando ha approfondito il bel rapporto con Daniele? 
«Sui banchi di scuola a Coverciano dove eravamo in classe con Aquilani, Barzagli, Nocerino. Nel settembre 2023 siamo stati tutti promossi e abbiamo acquisito la Licenza Uefa Pro».
Che studente era?
«Esuberante e simpatico. Ma, al momento di parlare di lavoro, diventava un mezzo secchione! Studiava tutto e scriveva, scriveva..».
L’esperienza con Mancini nello staff della nazionale? 
«Gli è servita. Un ct come il Mancio gli ha sicuramente trasmesso dei segreti».
Lei lo ha incontrato spesso a Bologna, quando De Rossi veniva a trovare Mihajlovic. Sinisa ci disse una volta: Daniele diventerà un grande allenatore. 
«Lo ricordo a bordo campo durante gli allenamenti con un taccuino. Prendeva appunti e analizzava le cose che Sinisa insegnava ai giocatori. Stava molto attento».
L’aspetto di Daniele che la stupiva di più? 
«Essendo un ragazzo intelligente cercava di metabolizzare tutto. Alla fine dell’allenamento partecipava ai nostri briefing con enorme curiosità».
Il rapporto con Sinisa? 
«Erano amici, un rapporto iniziato a Roma. Forse sui campi da padel. Fra loro c’era rispetto e Sinisa lo ammirava per la schiettezza. Daniele è onesto, impossibile non ammirarlo per questo».
È anche un trascinatore? 
«È un allenatore pop. Porta entusiasmo e ha una carica speciale. Il suo calcio è ricco di positività e di analisi precise di tutti i settori del campo».
Un esempio?
«Per capire meglio come giocare nello stretto ha interpellato molti allenatori di calcio a 5, laddove il campo è piccolo e ci si deve muovere con enorme rapidità».
I rischi di allenare la Roma?
«A questi livelli si deve aggiungere molto ai dettagli e Daniele sono sicuro che riuscirà in questo. Ha esperienza per farlo».

 

 


 

Quale calcio preferisce De Rossi?
«Quello aggressivo, non il corto muso per intenderci. A lui piace dominare il gioco, controllare la palla, rispettare le geometrie in campo ma anche iniziare la manovra dal basso».
Dura ereditare una squadra da Mourinho, però...
«Lo Special One brillava per la storia e i trofei, Daniele ha la credibilità acquisita in 20 anni magnifici. La sua romanità lo aiuterà in questo».
Diventerà un allenatore moderno?
«Assolutamente sì. Ama gli sport americani ed è ricettivo nell’imparare situazioni di altre discipline come il basket e applicarle al calcio. Come quando era Capitan Futuro».

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