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Lautaro Martinez, dischetto fatale? Perché il Toro va preso per le corna

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Sì d’accordo, nel calcio si vince e si perde, un’Inter così convincente in campionato, tre gradini sopra tutti, non la ricordano neppure i nonni, se Thuram non avesse sbagliato quel gol, e due settimane fa Arnautovic quegli altri, usciamo a testa alta, Inzaghi con noi è diventato un grandissimo e, soprattutto, io di calcio non capisco niente. Ma se è vero, come canta De Gregori sui calci di rigore, e nessuno osa contraddire da quarant’anni, che non è da questi particolari che si giudica un giocatore, perché proprio per questo non prendere Lautaro e dirgli: sei il nostro capitano, un dio, un fuoriclasse ma per favore non tirare più dal dischetto perché questa cosa non la sai fare, non ti riesce, se ci tenti, rovini la tua immagine e fai danno a tutti, un po’ come è successo al centrodestra quando qualcuno ha voluto a tutti i costi trovare il suo candidato sardo.

Forse Inzaghi teme di prendere il Toro per le corna, ma io confiderei nella sapienza e generosità del ragazzo. Facciamolo ragionare, segna già talmente tanti gol, che non ha bisogno di sbagliare i rigori. Altrimenti rischia la pena di Baggio, ricordato per un calcio di rigore alle stelle, tanto che chi non l’ha mai visto giocare - i Pinguini Tattici - gli ha fatto la canzone per ricordarglielo.

 

Altro discorso per Sanchez e Klaassen. Il primo, con Cuadrado, è la dimostrazione che tutti gli errori alla fine si pagano. Il nino maravilla è stato, con il colombiano, l’orrore del mercato interista, per il resto straordinario. Cuadrado ce l’ha fatto fuori la buona sorte, dimostrando che non ci serviva per vincere il campionato. Alex è la seconda volta su due che ci sbatte fuori dalla Champions, dopo la pessima idea di farsi espellere a Liverpool, due anni fa, mentre, in vantaggio 1-0 stavamo per compiere l’impresa.

Quanto a Klaassen, meglio non accanirsi su di lui più di quanto già non abbia fatto la sorte: della sua stagione, l’unica cosa che resterà è quel rigore sbagliato, anche perché è la sola cosa che ha fatto. Quarta punta, anche terza, e un altro centrocampista per il prossimo anno. Gli errori, brutti, di Thuram, De Vrij e Pavard fanno parte del calcio; e poi, non eravamo i più forti d’Europa, ma meglio dell’Atletico forse sì. Sono forse tremate le gambe; Inzaghi lo ha fatto capire con delicatezza, dicendo che «non siamo abituati a perdere». Tradotto: a giocarsela con quelli forti. Dimenticavo: la palla è rotonda, ma le divine zampe del Toro dal dischetto diventano quadrate.

 

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