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Inter, il "caso-Acerbi" sta diventando una tragicommedia all'italiana: gli ultimi deliri

Gabriele Galluccio
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«Lui mi ha detto leghista di merda», «ma no, ha detto regista di merda», «io ho sentito menefreghista». La vicenda di Acerbi e Juan Jesus sta assumendo sempre più i contorni del processo di Biscardi con Mosca, Squitieri e Sgarbi. Una scena diventata cult, quella in cui Mosca pretende delle scuse da Squitieri («Giuro che non sono leghista e tanto meno di merda») cercando la sponda di Sgarbi e Biscardi, che invece nicchiano e la buttano in caciara, mentre il pubblico va in visibilio. Altri tempi e altri luoghi, quelli del calcio urlato e del politicamente scorretto in tv.

Tornando ai giorni nostri, il caso è serio, anche se qualcuno sta provando a ridurlo a macchietta, con un presunto «sei solo un negro» che si è trasformato in un «ti faccio nero». Difficile però che Juan Jesus faccia la fine di Mosca, sconsolato e abbandonato mentre prova a far valere le sue ragioni per un insulto che hanno sentito tutti, anche se fanno finta di no. Sebbene non ci sia una prova che incastra Acerbi, la giustizia sportiva si differisce da quella ordinaria perché si può far bastare il “ragionevole dubbio” per decretare la punizione. In uno dei pochi video disponibili si vede il difensore dell’Inter giustificarsi con Juan Jesus, indicando il compagno Thuram: «Lui lo sa che non sono razzista».

 



INDIZI E DUBBI
E questo è un indizio rilevante a carico di Acerbi, che però, da quando è sceso dal treno che lo ha riportato a Milano dopo l’esclusione dalla Nazionale, ha sostenuto di non aver mai pronunciato una frase discriminatoria. Lo ha dichiarato ai cronisti e lo ha ribadito nell’incontro con i vertici dell’Inter, che hanno deciso di rimanere in silenzio in attesa del verdetto. Non si può escludere che Acerbi abbia ragione, ma è opinione diffusa che stia cercando di farla franca in assenza di una prova schiacciante. La patata bollente adesso è nelle mani del procuratore federale, che si trova dinanzi a un caso “la mia parola contro la tua”, reso ancora più antipatico dalla tematica delicata.

Episodi simili si sono verificati solo due volte in tempi recenti, e mai in serie A: nel 2020 Michele Marconi del Pisa venne squalificato 10 giornate per una frase razzista rivolta a Joel Obi del Chievo, mentre nel 2021 la stessa sorte toccò a Claudio Santini per offese indirizzate a Shaka Mawuli durante Sambenedettese-Padova in Lega Pro (e non c’erano immagini televisive). Nella giornata di oggi la procura dovrebbe ascoltare Juan Jesus, pronto a ribadire la sua versione. Acerbi pare invece che verrà ascoltato domani in video conferenza, collegato da Appiano Gentile. Il difensore nerazzurro porterà avanti la tesi del fraintendimento, dopodiché il procuratore Chinè prenderà una decisione in tempi brevi. Se dovesse essere confermata la matrice razzista delle parole di Acerbi, quest’ultimo incorrerebbe in almeno 10 turni di squalifica e chiuderebbe anzitempo la stagione. Inoltre il difensore rischia di rimanere fuori dal giro della Nazionale proprio nell’estate degli Europei.

Nel frattempo hanno aperto le gabbie dei tifosi, che hanno iniziato a prendere posizioni delle quali, francamente, se ne poteva fare a meno, soprattutto in questa fase così confusa. La Curva Nord nerazzurra ci ha tenuto a far sapere che dubita «che quelle parole siano uscite dalla bocca» di Acerbi e che quindi restano al suo fianco: se però dovesse risultare colpevole, allora lo butterebbero nel fuoco. I tifosi partenopei stanno invece pensando di rispondere con una “carnevalata”, ovvero presentandosi alla prossima partita al Maradona indossando maschere nere o tingendosi il volto del colore di Juan Jesus. E però così si scadrebbe nel blackface, con il politicamente corretto che ci insegna che è razzista e non è nemmeno divertente. Insomma, la procura faccia presto e metta fine a questa spiacevole storia, in un modo o nell’altro.

 

 

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