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Scamacca, un giocatore da PlayStation che fa impazzire l'Italia

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Claudio Savelli
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Se Luciano Spalletti parlava di Gianluca Scamacca in merito all’abuso di Play Station nel ritiro azzurro, dovrà probabilmente farsene una ragione: l’attaccante dell’Atalanta non si può non convocare per l’Europeo in programma tra poco più di un mese in Germania. Tanto più con le rose di 26 giocatori e non più di 23. Il ct e Scamacca andranno d’amore e d’accordo per il bene dell’Italia e per il loro: a Spalletti serve infatti un centravanti vero, autentico, dal gol che prescinde dal gioco, mentre Scamacca ha bisogno di un altro tecnico, oltre a Gasperini, capace di valorizzare gli attaccanti, e Spalletti lo ha dimostrato con Dzeko, Icardi, Osimhen e compagnia segnante.

Il paradosso è che Scamacca sembra esattamente un giocatore estratto dalla Play Station, visti i suoi pregi e i suoi difetti. I pregi sono i colpi: rovesciate che uno alto quasi due metri (195 centimetri) in teoria non potrebbe permettersi e tiri da fuori area potenti, precisi e imprendibili per i portieri, spesso da fermo, senza inerzia. I difetti sono i movimenti e la comprensione del gioco limitati prima della cura Gasperini che, del suo attaccante, aveva detto: «Corre poco». Scamacca ha svoltato - o meglio, sta svoltando- dopo che è stato escluso dall’ultimo giro di convocazioni azzurre, negli stessi giorni in cui Gasp lo ha stuzzicato dicendo a tutti che era «sbagliato considerarlo un campione». Non sono state casuali le mosse dei suoi due allenatori: volevano vedere quanto orgoglio fosse presente in questo calciatore da sempre un po’ ciondolante in campo e apparentemente disinteressato alla causa e alla sua carriera.
L’hanno provocato, insieme, per vedere se sotto la pelle tatuata da duro c’era davvero qualcosa, e ha funzionato. Il ragazzo vuole diventare grande e ha capito che l’Atalanta era l’ultima occasione per riuscirci: a 25 anni, infatti, non si è più giovani, come invece si usa dire in Italia, ma si è nel pieno della maturità calcistica. In altre parole, a questa età o ci sei o, a certi livelli, non ci sarai mai.

È stato Scamacca a volere con forza l’Atalanta in estate, anche in risposta all’interesse dell’Inter (che poi comunque rinunciò all’acquisto, preferendo investire su Pavard). Questo significa che il ragazzo, dopo il fallimento al West Ham (3 gol in Premier e 3 in Conference con un impiego a bocconi), si è reso conto di essere al bivio della carriera e ha scelto Bergamo in coscienza per avere un ambiente meno grande attorno e per aumentare le probabilità di accumulare minuti in campo (ha già giocato di più all’anno scorso, 1811’ contro 1342’). La prestazione contro la Fiorentina è stata un primo punto di arrivo e una prima conferma della bontà della scelta. Scamacca ha messo a referto un assist virtuale per Koopmeiners, un gol fantastico da fuori area annullato, un cartellino rosso provocato, un gol fantastico in acrobazia, un assist per il gol decisivo di Lookman. A tutto ciò vanno aggiunti i 47 tocchi e margini di miglioramento ancora ampissimi in termini di precisione dei passaggi (65%, ancora troppo poco). In più, era una partita in cui bisognava approcciare bene per imbastire la rimonta, e l’italiano si è dimostrato connesso fin da subito. Peccato per l’Atalanta e per il gioco del calcio che Scamacca non possa giocare la finale contro la Juve perché diffidato e ammonito: sarebbe meglio annullare le diffide in semifinale affinché ogni finalista possa schierare la miglior formazione possibile. La quale, per l’Atalanta, comprende senz’altro il miglior attaccante italiano: Gianluca Scamacca.

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