Jannik Sinner massacrato da certa stampa? Ecco cosa c'è dietro davvero: che imbarazzo...
Sarebbe davvero interessante capire quali siano le motivazioni che spingono taluni soggetti a smarrire buonsenso, senno, logica, persino buona educazione. E non stiamo parlando dell’ubriacone del paese devastato da uno straordinario e imprevedibile “all you can drink” a 9,99 proposto in osteria, ma di fior fior di giornalisti, letterati, soloni e tuttologi ben decisi a “spiegare la vita” a Jannik Sinner, numero 1 al mondo del tennis. E tutti questi, badate bene, fino a prova contraria dispongono di ben zero punti Atp.
Sinner, di punti, ne ha accumulati poco meno di 10mila, un botto, epperò non bastano per placare la fame di invidia mista a qualunquismo che spinge lor signori a- lo diciamo in francese rompere la minchia al roscio di San Candiddo, ogni volta che il fato offre un’occasione. E siccome il fato si palesa raramente, ché quello non solo vince praticamente sempre (è in testa anche nella “race”, la classifica che tiene in considerazione solo i punti conquistati nella stagione), ma è pure ben educato, pacatissimo, mai scorretto, coccolato dai tifosi di tutto il mondo e persino dai suoi colleghi, allora il rancore dei suddetti si accumula come tossina velenosissima e viene fuori tutto insieme alla prima occasione a mo’ di cascata del Niagara. E la prima occasione può essere una sconfitta in campo («è bravo ma questa volta ha perso...»), una tonsillite («è forte ma troppo cagionevole...»), oppure (freschissima novità!) la voglia di farsi una badilata di cazzacci suoi con la fidanzata al mare (sacrilegio!).
Ecco, questa cosa del 22enne che limona bel felice al mare e fa il bagno nel Mediterraneo i soloni proprio non sono riusciti a sopportarla, al punto che gli indici puntati si sono moltiplicati, così come le coltellate mascherate da “placidi consigli affidati al giovanotto”. Gli hanno spiegato che se vuole diventare il più bravo deve pensarci bene prima di andare al mare con la fidanzata. Gli hanno spiegato che se vuole diventare il più bravo deve essere più istintivo e meno “programmato”. Gli hanno spiegato che se vuole diventare il più bravo deve sforzarsi di giocare anche quando non è al 100%. E il problema - porca la miseriaccia ladra - è che lui è già il più bravo! E di lezioni, al massimo, ne può solo impartire. In ogni caso non lo fa, se ne fotte, perché è meglio di costoro, lascia che sfoghino il loro istinto bestiale sotto forma di frasi e frasette che più le leggi e più ti vien da pensare «ma davvero questi qui stanno spiegando al numero 1 al mondo come si deve gestire una carriera?». Cioè, con tutto il rispetto, ma da quale pulpito? Gente che al massimo ha vinto la corsa campestre alle medie. E possiamo capire se certe raffiche di invidia arrivano dal buon Pietrangeli, leggenda della racchetta che fatica ad accettare il sorpasso nella corsia del “miglior tennista italiano di sempre”, ma non lo accettiamo se, al contrario, le reprimende arrivano dai professionisti della comunicazione, ovvero da coloro che dovrebbero difendere cotanta perla preziosa, miracolosamente nata e cresciuta in Italia.
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E invece no, viviamo il paradosso di Sinner amatissimo dalla stampa intercontinentale e punzecchiato qua e là da quella tricolore (Una perla tra le tante: «Non ci vuole uno psicologo per vedere in lui un bisogno di controllo esteso dalle dinamiche del match alla vita sociale». Cioè, ma davvero?). A conti fatti vien da pensare che ci possa essere dell’altro, un fastidio viscerale dettato da qualche incomprensione, qualche presunto sgarbo, qualche «no, grazie» mal digerito, qualunque cosa, perché solo in presenza di un “movente” potremmo arrivare a comprendere l’invidia repressa nei confronti di uno che, da par suo, scansa ogni genere di polemica, sorride sempre a tutti e per evitare di incappare in qualsivoglia rogna superflua, un bel giorno, disse no persino a Sanremo. Chiamalo scemo.
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