Barella-Rodri, troppi infortuni: il calcio pensa allo sciopero

di Gabriele Gallucciovenerdì 27 settembre 2024
Barella-Rodri, troppi infortuni: il calcio pensa allo sciopero
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I calciatori si sono rotti. In senso letterale e metaforico. Da qualche tempo hanno iniziato a tirar fuori la voce, non per le solite interviste vuote di contenuti, ma per porre l’accento su una questione importante, quella della loro salute fisica. Guardiamo al calcio e allo sport come esempio di stile di vita salutare, tratti in inganno da atleti-influencer alla Cristiano Ronaldo, che trattano il proprio corpo come un tempio. In realtà la quantità di partite e l’alto livello atletico richiesto sta lasciando strascichi pesanti sui calciatori più importanti. Mediamente una squadra di 25 elementi deve fare i conti con almeno due infortuni a giocatore.

Prendiamo in esame due casi, partendo da Kylian Mbappé. Chi si aspettava che facesse fuoco e fiamme al Real è rimasto finora deluso, perché il francese è andato avanti a rigorini finché non si è infortunato contro l’Alaves: resterà fuori almeno tre settimane per una lesione al bicipite femorale, proverà a recuperare per il Clasico con il Barcellona del 26 novembre. Al di là dell’infortunio, un aspetto molto sottovalutato è che a 25 anni Mbappé sembra già accusare il peso mentale di tutte le partite disputate. Da qualche tempo appare un po’ svuotato, non corre e non salta l’uomo come un tempo, insomma sembra un giocatore normale, non il più forte di tutti.

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Quanto può influire lo stress mentale, oltre che fisico, lo racconta anche il secondo caso, quello di Lautaro Martinez. Per fortuna l’argentino è integro, ma viene da una stagione senza pause, in cui ha vinto lo scudetto da capocannoniere e poi la Copa America da trascinatore. È quasi scontato che sia in difficoltà dopo un anno così intenso, al punto da non essere riuscito ancora a segnare un gol in questa stagione.

A proposito di Inter, dopo il derby si è fermato Nicolò Barella: ko muscolare, resterà fuori tre settimane. Tra l’altro l’infortunio di Mbappé non è stato l’unico che ha fatto notizia, anzi ce ne sono stati due ben più gravi. Ter Stegen e Rodri hanno già finito le loro stagioni: il primo si è rotto il tendine rotuleo, il secondo il legamento crociato. Ironia della sorte, proprio il centrocampista spagnolo è uno di quelli che più si è esposto sul numero esorbitante di partite che i calciatori sono ormai costretti a disputare.

Molti sostengono che Rodri e compagni non abbiano il diritto di protestare o addirittura di minacciare uno sciopero perché guadagnano una montagna di soldi. Ciò non toglie che stiamo parlando della loro salute, messa a repentaglio da un calendario spinto oltre ogni limite. Tranne Francia e Germania, gli altri campionati principali conservano ancora le 20 squadre; la Champions League è stata ampliata con un significativo aumento delle partite; il Mondiale per Nazioni è stato allargato da 32 a 48 squadre; l’irrilevante Nations League occupa le poche pause che erano rimaste nel calendario calcistico. E l’anno prossimo arriva pure il Mondiale per Club, nato già mezzo morto: la Fifa non trova sponsor né tv, eppure troverà un modo per costringere le squadre a stare un altro mese in campo, tra giugno e luglio.

Con un calendario del genere alcuni giocatori possono arrivare a giocare 70 partite, praticamente due campionati in uno. Di conseguenza gli infortuni sono molto più frequenti, soprattutto quelli muscolari, anche perché le vacanze e le preparazioni estive sono ridotte al minimo e i tempi di recupero praticamente non esistono più. Uno sciopero dei calciatori non appare imminente, però è importante che i diretti interessati inizino a porre la questione in maniera seria. Sono forse gli unici che potrebbero riuscire a convincere chi comanda a rivedere un sistema che non garantisce lo spettacolo, ma solo più partite e infortuni. Se gente del calibro di Rodri, Carvajal, Alisson, Guardiola e Ancelotti sostiene che si gioca troppo, forse è il caso di dar loro ascolto...

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