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Napoli, Antonio Conte si è trasformato per vincere il tricolore

Gabriele Galluccio
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Antonio Conte è lo stesso di sempre, i vincenti non cambiano mai. Piuttosto si adattano quando la situazione lo richiede. L’umiliazione di Verona è stata necessaria, perché lì è partita per davvero l’era Conte: grazie a quella sconfitta il tecnico leccese è riuscito nell’impresa di far spendere tanti soldi a De Laurentiis, senza nemmeno la certezza di recuperarli tramite la cessione di Osimhen. E soprattutto è stato in grado di risvegliare i campioni dormienti, quelli che dopo la vittoria dello scudetto avevano vissuto il trauma del decimo posto e si erano trasformati in brocchi.

Il simbolo di questa rinascita è Anguissa, prima ancora di capitan Di Lorenzo: il camerunese ha passato l’ultimo anno a ciondolare per il campo, senza meta né scopo, mentre adesso è ovunque fisicamente e mentalmente. Contro il Monza ha impressionato il modo in cui è stato sempre dentro la partita, dialogando direttamente con Conte quando necessario. Assieme ad Anguissa ha ritrovato dignità in campo anche Lobotka, un regista che dopo lo scudetto si era ritrovato a dirigere una sceneggiatura amatoriale. Invece con Conte nulla è lasciato al caso, il disegno tattico è molto preciso, così come è altissimo il livello di intensità richiesto negli allenamenti e in campo.

 

 

Troppo in fretta qualcuno si era lanciato a dare del “bollito” a Conte, addirittura c’era chi sghignazzava dinanzi alla sua scelta di andare a Napoli, ritenuta una sorta di ultima spiaggia. E invece Antonio non ha perso il suo tocco magico, perché un grande allenatore è così: dategli un gruppo di ragazzi seri e talentuosi e lui lo trasformerà in una squadra vera. Certo, il calendario sta dando una grossa mano, perché il Napoli ha affrontato tutte squadre abbordabili, fatta eccezione delA ottobre i partenopei giocano con Como e Lecce in casa ed Empoli fuori e hanno tutta l’intenzione di fare bottino pieno, anche perché poi verranno tempi duri, dato che affronteranno in serie Milan, Atalanta, Inter, Roma e Lazio.

A differenza di tutte queste squadre il Napoli ha però il vantaggio di non giocare le coppe, che diventa enorme con uno come Conte in panchina. La settimana lunga è ideale per perfezionare il gioco del Napoli, che soltanto da due partite è passato da 3-4-2-1 al 4-3-3/4-2-3-1. Una scelta obbligata, sintomo di intelligenza da parte di Conte, che ha abbandonato l’amata difesa a tre per cucire al suo Napoli un vestito tattico più adatto.

In questo modo sfrutta il pieno potenziale di un centrocampo extra lusso, reso ancora più forte dell’arrivo di McTominay, e nasconde i difetti sulle fasce, che il mercato non è riuscito a colmare. A Conte resta solo da mettere in forma Lukaku, ancora lontano dai livelli che ha in mente l’allenatore, poi il Napoli non potrà più nascondersi per la lotta scudetto.

 

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