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Ciccio Graziani, le sentenze: "Thuram il 9 più forte. Thiago Motta e Vlahovic... ?"

Leonardo Iannacci
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Ciccio Graziani (131 gol in A e 23 in nazionale) è da noi convocato alla prova del “9”. Ovvero per dare voti e giudizi a quelli che sono i suoi moderni colleghi nel ruolo di centravanti. Campione d’Italia con il Torino 1976, capocannoniere l’anno dopo e poi mundial a Spagna ’82, Graziani è ora un acuto osservatore e ha vissuto anche una vita post-calcio curiosa. Precursore nel primo reality televisivo dedicato allo sport (l’iconico Campioni, il sogno per Mediaset), fu persino candidato per Forza Italia, su invito personale di Silvio Berlusconi.

Graziani, a 71 anni la sua è stata una bella cavalcata nella vita, e ne parleremo. Ma ora le va di redigere il pagellone dei centravanti di A, partendo da Retegui?
«Mateo è un ottimo attaccante ed è l’uomo del momento. È un rapace dell’area e, se gli devo dare i voto, un 8.5 se lo merita. Mi ricorda Paolino Pulici. Ma il fenomeno è un altro».

 



Thuram?
«Esatto. E non per i 7 gol segnati ma perché rivedo in lui il centravanti completo e in grado di dialogare con la squadra. Un bel 9 va al francese che sta diventando una punta di livello mondiale».

In questa Inter, tra l’altro, sta prendendo il posto di Lautaro come numero di reti segnate.
«Alt. Non facciamo le pulci al Toro. Chi solleva interrogativi sudi lui può farsi un bell’encefalogramma. A Lautaro darò sempre 9, sulla fiducia».

Sotto allora con Vlahovic, croce e delizia di una Juventus che non subisce gol ma punge poco.
«Qui il discorso è complicato: il gioco della squadra, quindi di Motta, non esalta del tutto le caratteristiche del serbo che, ora, merita 6.5 ma in realtà vale 9. Come si fa a servirlo solo con cross dalla trequarti?”».

Il Napoli capolista, su input di Conte, ha messo Lukaku al centro del villaggio.
«Il gigante belga pende dalle labbra di Antonio che lo utilizza anche spalle alla porta per far salire la squadra e liberare in area i compagni. Per Lukaku voto 8 ma deve dimagrire».

Il Milan ha 5 gol da Pulisic che centravanti non è e solo 2 da Morata.
«Non aspettiamoci 20 reti dallo spagnolo, se ne fa 10-12 tocca il suo standard essendo un giocatore totale che gioca per la squadra. A lui darei 7».

A Roma attendono come un Messia l’esplosione di Dovbyk: le piace?
«Sì, ma deve capire meglio il nostro calcio. Ha già infilato tre palloni e, se ora merita 6,5, salirà a 7».

Tra gli italiani si sta rifacendo largo Cutrone.
«Ne sono felice, è tornato a galla. Voto 7».

Spalletti sta provando in nazionale Lucca.
«È atipico, deve migliorare in certi movimenti ma ha numeri. Così alto, mi ricorda Luca Toni. Gli darei 6.5».

Tra i centravanti giovani del campionato chi l’ha colpita?
«Castro del Bologna, ha 20 anni e a Bologna lo paragonano già a Lautaro. È un’ovvia esagerazione da tifosi ma il ragazzo ha numeri e merita già 7 per la garra tutta argentina».

Nel mondo, a chi dare l’Oscar?
«Ad Haaland, ovviamente. Però mi consenta una provocazione: con il gioco di Guardiola, tutto triangolazioni e passeggini, il norvegese soffre. Riceve tre palloni a partite a ne infila 2. Se il Manchester gliene facesse recapitare 7-8 in piena area, come sarebbe giusto, cosa combinerebbe questo fenomeno da 10 e lode?».

Con il reality Campioni, il sogno diventò un divo della tv.
«Non esageriamo. Quando Pier Silvio me lo propose, sottolineai: ok, lo faccio con il Cervia ma che sia il più vero possibile. Piaceva ai calciatori, un giorno mi telefonò Ancelotti che stava allenando il Milan: Ciccio, sai che ho dovuto spostare il pranzo della squadra? I ragazzi mi hanno detto che non vorrebbero perdere una puntata».

Graziani, cosa farà da grande?
«Spero di giocare ancora a calcio per qualche anno con gli amici, ho aperto un centro sportivo. Poi mi diverto a fare l’opinionista. Qui ad Arezzo mi vogliono bene, sa? A tal punto che ho rischiato di finire in Parlamento».

Prego?
«Era il 1994, mi telefona Adriano Galliani: il presidente Berlusconi la vorrebbe incontrare a Milano».

Andò?
«Certo. Berlusca mi prese da parte: sto fondando un partito e lei, che non è un politico di professione ma è amato dalla gente, mi deve fare un favore. Si presenti nella lista di Arezzo per Forza Italia».

Accettò?
«Potevo negarglielo? Presi 27 mila voti e, per poco, non finii in Parlamento. Dal Bernabeu, da quell’11 luglio del 1982 che resta il giorno più incredibile della mia vita, a una possibile entrata in campo a Montecitorio. Io, Francesco Graziani da Subiaco. Da non crederci».

 

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