«Una roulette russa, a Monte Carlo vincere è una sfida combinata sempre con l’azzardo». Riccardo Patrese, uno dei piloti italiani più titolati della Formula 1, vice-campione del mondo nel 1992, con 256 gran premi corsi, 6 vittorie e 8 pole, sa bene cosa significhi guidare fra muretti del Principato, sfiorati quando si guida a 250 all’ora e l’imprevisto sempre in agguato.
Patrese, chi vince domenica? Non la Ferrari, vero?
«Partiamo da un presupposto, qui può succedere di tutto, è un gran premio anomalo».
Ferrari imbarazzanti: sprofondano a casa loro
Quel “Mio Dio” urlato quattro volte via radio da Leclerc al suo team è l’immagine della stagion...Ma le Rosse arrivano malinconiche dopo i primi sette gran premi dell’anno.
«I guai li hanno, e soprattutto in qualifica. Poi in gara le cose migliorano ma...».
Ma?
«Un podio in sette gran premi e una Sprint è pochino».
La sensazione che prova?
«Vedere Hamilton e Leclerc con quale facce attonite».
Perché la SF-25 non funziona?
«Direi che i problemi sono gli stessi di sempre: non riesce a mettere in temperatura le gomme, con le quali la SF-25 ha un rapporto difficile».
A questo allude Hamilton quando dice che certi guai non sono ancora risolti? Si sospettano problemi in fase di frenata.
«Possibile. Ma non mi toccate Lewis. Ha 40 anni e non è affatto bollito, lo scorso anno con una Mercedes così così vinse due gare».
Il suo problema?
«Stare al passo con Leclerc. Ma ce la farà».
La Ferrari parla già del 2026.
«Speriamo abbia già le idee chiarissime sulla prossima monoposto. Della quale si sa poco e neppure chi la sta progettando. Il tempo stringe».
Il più grande errore di Maranello?
«Non aver preso Adrian Newey per realizzare la macchina del 2026 quando cambieranno tutti i regolamenti. Adrian è un genio quando ha un foglio bianco davanti».
La McLaren ha le monoposto migliore mail vero campione sta in Red Bull.
«Esatto. Norris e Piastri dovranno guardarsi da Max nella volata per il campionato. Lui insegue il quinto titolo di fila».
Antonelli la convince?
«Come potrebbe essere altrimenti? È andato quasi sempre a punti e, a 18 anni, sta facendo benissimo il suo».
Patrese, quando le citiamo Montecarlo 1982, cosa le viene in mente?
«Una delle gare più pazze nella storia delle corse. Vinta dal sottoscritto che, al traguardo, non sapeva minimamente di essere lui in trionfatore».
In che senso?
«Si trattava di una gara monegasca triste. Tutto il Circus era scosso dalla morte di Gilles Villeneuve, avvenuta due settimane prima in Belgio».
Una giornata davvero particolare.
«Sì. Arnoux con la Renault partì in pole, gli ero accanto con la Brabham davanti all’unica Ferrari in gara, quella di Pironi».
Si scatenò subito l’inferno?
«No, accadde tutto negli ultimi due giri perché ci si mise di mezzo la pioggia».
Un finale surreale?
«Pazzo: la Renault di Arnoux ebbe un’inconveniente meccanico e andò in testa Prost che, però, si ritirò subito. Mi trovai al comando ma scivolai su una macchia d’olio e persi tempo.
Mi sfilò Pironi ma la sua Ferrari ebbe problemi con la batteria. Diventò primo per qualche minuto De Cesaris con l’Alfa Romeo: Andrea restò senza benzina, così si trovò in testa Daly. Che però andò a muro».
E lei?
«Arrivai sul traguardo incavolato riflettendo sulla vittoria sfumata».
Pensava a una beffa.
«Poi vidi i marshall che mi invitavano a posizionare la mia Brabham sotto il palco del Principe Ranieri. Dapprima non realizzai, poi capii di aver vinto e impazzii di gioia».
Ha vinto a Montecarlo senza sapere di aver... vinto.
«Esatto. Questo è il gran premio di Monaco, una roulette impazzita dove può succedere tutto e il contrario di tutto».
Dove si vince, oggi, il gran premio di Montecarlo?
«In qualifica. Partendo in testa si hanno due terzi del successo in tasca. Il circuito è stradale e sorpassare fra quei muretti è un’utopia».
Chi considera il re di Montecarlo?
«Senna. Qui ha vinto sei volte di cui cinque di fila fra il 1989 e il 1993. Era una forza della natura che traeva il meglio dalla sua McLaren aggiungendoci il proprio immenso talento».