Sinner, "negli occhi la paura dei missili": verità sconcertante

di Leonardo Iannaccigiovedì 5 giugno 2025
Sinner, "negli occhi la paura dei missili": verità sconcertante
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Villa Lumière è Parigi. Nel senso che è il secondo nome della capitale dove il mondo del tennis si è dato appuntamento per il Roland Garros. Luogo: Bois de Boulogne. Villa Lumière perché Parigi è la città delle luci e dell’illuminismo, il movimento che ha rischiarato epoche buie e che, parafrasandolo nel tennis, sta dando luce grazie a un fuoriclasse e (per ora) a un campione del nostro sport: Jannik Sinner, il numero 1 del mondo, e Lorenzo Musetti, di un anno più giovane e, a breve numero 5 del ranking.

Sono loro due ad aver acceso una luce speciale su Parigi, una luce a tinte azzurrissime. Entrambi si sono qualificati per le semifinali che si giocheranno domani sul centrale dedicato a Philippe Chatrier. Muso incontrerà Carlitos Alcaraz, Sinner ha staccato ieri il pass per il penultimo atto superando quel cavallo pazzo di Alexandr Bublik, il kazako numero 63 Atp che, anni fa, quando il nostro fenomeno era ancora quindicenne, sibilò ammirato: «Non sei umano se giochi così». Se ne è accorto ieri, bastonato in tre set (6-1, 7-5, 6-0 il risultato finale) maturato dopo un’ora e 49 minuti di gioco decisamente in disequilibrio.

Per l’altoatesino è il 19esimo successo a fila in un slam e la seconda semifinale consecutiva a Parigi. E c’è qualcosa di antico e romanticamente piacevole in queste semifinali che andranno a delinearsi con due azzurri in campo, ovvero il 50 per cento dei quattro rimasti tennisticamente in vita a Bois de Boulogne. Nel 1960 Orlando Sirola superò nei quarti la testa di serie numero 1 Barry MacKay e Nicola Pietrangeli ebbe la meglio di Andres Gimeno. Tuttavia la finale tutta tricolore sfumò: in semifinale Sirola perse contro Luis Ayala, Pietrangeli invece battè Robert Haillet e poi vendicò Sirola battendo in finale Ayala e vincendo il primo Roland Garros. Un precedente beneaugurante.

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Come spesso accade in ogni incontro di Sinner sino alle semifinali dei vari tornei, trattasi di un viaggio di sola andata con puntuale dominazione del rivale. Tutto il resto è noia, direbbe il Califfo. Ieri il povero Bublik lo ha imparato a proprie spese: in 35 minuti il gioco le gambe da ballerino di Jannik e il suo servizio, unitamente alla nuova risposta sul servizio dell’avversario, hanno tramortito il kazako, finito sotto 1-6. Nella seconda frazione Sinner ha avuto pazienza, ha sbagliato qualche colpo ma è anche stato pronto, sul 5-5, a togliere il servizio a Bublik e ha chiudere 7-5.

Con gli occhi allampanati per la paura dei missili che gli arrivavano dall’altra parte del campo, il kazako non ha quasi giocato nel terzo set sul quale è calato (per lui) un mesto sipario: 6-0 per Jannik. Domani, quindi, semifinali incandescenti sotto il cielo di Parigi. Ieri Musetti ha riposato ma, per la prima volta, ha manifestato i suoi reali rapporti con Sinner dopo che l’altoatesino aveva detto senza mezzi termini «il gioco di Lorenzo è più bello del mio». Muso, che giocherà contro Alcaraz domani alle 14.30 nel centrale mentre la semifinale di Sinner sarà nel turno serale, ha restituito i complimenti: «Se potessi rubare a Jannik qualcosa, ed è esattamente ciò che mi rende più geloso, è sicuramente la mentalità. Io ci lavoro ogni giorno ma certe cose mi vengono più difficilmente, mentre per lui è chiaramente qualcosa che ha dentro. Non è solo un mio amico, è anche il numero uno al mondo, freddo e lucido in campo in grado di gestire ogni situazione. Lo ammiro». Domani si saprà se questi due cavalieri azzurri saranno in grado di illuminare entrambi Villa Lumière. E di ritrovarsi domenica per il duello finale. Nulla è impossibile.