Jacopo Vasamì vince Wimbledon a 17 anni e punta Sinner: "Qual è il mio obiettivo"

di Carlo Galatilunedì 7 luglio 2025
Jacopo Vasamì vince Wimbledon a 17 anni e punta Sinner: "Qual è il mio obiettivo"
2' di lettura

Jacopo Vasamì è la stellina italiana classe 2007, proveniente dalla Nadal Academy. Il 17enne ha iniziato col piede giusto il suo Wimbledon Juniores, nonostante la tensione: «Giocare qui fa impressione».

Hai battuto MacKenzie 7-6(1) 6-3. Che partita è stata? 
«Una partita complicata. Lui era forse il peggior avversario tra i non testa di serie, con cui ho già giocato e fatto fatica più volte. Su erba è ancora più pericoloso, perché serve davvero bene».
L’esultanza finale sembrava liberatoria. 
«Sì, lo era. Era il mio ultimo torneo junior individuale e l’esordio in uno Slam non è mai semplice. C’era anche un po’ di tensione, ma ci tenevo tanto a fare bene».
Come ti definisci come giocatore? 
«Mi considero un giocatore aggressivo, a cui piace comandare lo scambio. Il mio gioco si adatta alle superfici veloci, anche se sono cresciuto sulla terra».
Ti trovi bene sull’erba? 
«Mi sto trovando molto bene. Anche se noi junior giochiamo pochissimo sull’erba, sento che il mio tennis si adatta. Certo, la terra resta la mia base, ma con il tempo mi piacerebbe essere competitivo su tutte le superfici».
Il 2025 per te è stato un anno importante. Il Bonfiglio è stato un punto di svolta? 
«Un passo dentro un percorso graduale. Il Bonfiglio è stato speciale. Era da tanto che non giocavo un torneo junior, farlo a Milano, da italiano, e vincerlo è stato molto bello».
Hai già giocato dei Challenger. Sensazioni? 
«Mi sento competitivo. Ho scelto di non lasciare del tutto il circuito junior, ma nei Challenger ho fatto buone partite, anche quelle perse mi hanno dato fiducia. Non vedo l’ora di concentrarmi solo su quel livello».
Che impressione ti ha fatto Wimbledon al debutto? 
«Era l’unico Slam che mi mancava. Mi è tornata la tensione che non provavo da tempo. Wimbledon fa impressione. Ha un’aura tutta sua». 
Nato ad Avezzano e cresciuto a Roma: come Cobolli o Berrettini, romanissimi senza esser nati a Roma. 
«Mi ha fatto molto piacere che Cobolli sia venuto a vedermi. Negli ultimi mesi abbiamo legato. Con Vavassori ho un bel rapporto. Con Sonego e Musetti ci ho giocato. Ammiro tutti i ragazzi italiani, hanno fatto percorsi incredibili».
E fuori dal campo? 
«Mi sono diplomato e negli ultimi mesi il tennis ha preso il sopravvento. Viaggio molto, ho meno tempo per svaghi. Però quando posso sto con gli amici e la famiglia». Dove ti vedi tra tre anni? 
«Spero di giocare questi tornei da professionista, tra i grandi. Non so se sarò nei primi 50, è difficile dare un numero, ma voglio competere ad alto livello. Questo è l’obiettivo. Ora però penso solo a Wimbledon e ad andare il più lontano possibile».

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