Una intervista lunghissima, quella che Adriano Panatta ha concesso al Corriere della Sera. Quasi una confessione a cuore aperto, alla vigilia del suo compleanno. Mercoledì 9 luglio compirà 75 anni e nonostante non sia più il tennista italiano più famoso di sempre, ormai superato da quel fenomeno di Jannik Sinner, resta senza dubbio la voce più autorevole nonché ironica della racchetta azzurra. Insieme a Nicola Pietrangeli, e forse ancora più di Sinner, l'unico a incarnare nell'immaginario collettivo la figura dello sportivo di successo e al tempo stesso gran viveur.
Al di là degli aneddoti di una vita privata che lo ha visto sposarsi a 70 anni suonati dopo una bella manciata di flirt da copertina con donne bellissime e famose come l'attrice Mita Medici e la rockstar italiana per antonomasia, Loredana Bertè, è quando Panatta parla di tennis giocato a far accendere i riflettori.
Si parte dal suo giudizio sui dominatori degli ultimi 20 anni: Federer, Nadal e Djokovic. "Federer è il tennis. Gli ho visto fare cose che so che non si possono fare; ma lui le faceva. Oggi chi le fa? Qualche volta Alcaraz". Come classe pura, lo spagnolo viene prima di Jannik: "Ha punte più alte. Sinner è più costante. Un caterpillar: quasi imbattibile. Ha un gioco anche non voglio sembrare irriverente schematico, molto elementare, basato su fondamentali ottimi, meglio il rovescio del dritto. Si muove benissimo per la sua statura. È molto basico. L'altro può fare cose che non ti aspetti. Tipo il super tie break di Parigi: dopo 5 ore e mezza, una cosa da fenomeno. Ora cominciano a conoscersi meglio. Diventeranno i nuovi Federer e Nadal: giocheranno tante finali, una volta vincerà l'uno, una volta l'altro. Finora ha vinto di più Alcaraz".
Un pensiero finale, è il caso di dirlo: la paura della morte. "Sono ipocondriaco: mi sento morire tutti i giorni, un paio di volte al giorno. E lo annuncio: ho mal di testa, sarà un ictus. Ho male al costato, sarà un infarto...".