Jannik Sinner è tornato in campo a Cincinnati dopo tre settimane di pausa post-Wimbledon, ma non è solo la difesa del titolo a tenere banco. Secondo Il Corriere della Sera, il vero motore che guida ogni scelta del numero uno al mondo è un’ossessione lucida e costante: migliorarsi. È questo il filo rosso che collega i suoi continui cambi di staff, la decisione di riaccogliere nel team il preparatore Umberto Ferrara — dopo aver dichiarato di non fidarsi più di lui — e l’approccio chirurgico a ogni dettaglio della propria carriera.
Come Novak Djokovic, che da vent’anni applica la teoria dei “marginal gains” — un approccio che mira a ottenere miglioramenti significativi attraverso piccoli, incrementali miglioramenti in molteplici aree — anche Sinner cambia allenatori, fisioterapisti e preparatori ogni volta che percepisce un calo, uno stallo, o semplicemente sente il bisogno di un impulso nuovo. Dalla coppia Vagnozzi-Cahill a Ferrara-bis, ogni modifica ha un unico scopo: spingersi un passo oltre. La sua ossessione, come riporta il Corsera, è la stessa che Novak Djokovic si porta dietro da tutta la carriera: “Cosa può essere utile al mio tennis?”.
Jannik Sinner diventa una laurea: un primo clamoroso caso
Dal campo da tennis all’aula magna il passo è breve, ma questa volta Jannik Sinner non ci ha messo nessuna ...In particolare, sia le macro scelte che le decisioni apparentemente secondarie sono finalizzate all’obiettivo di diventare un giocatore migliore. Djokovic si rifaceva a Kobe Bryant, Sinner pensa a Djokovic più volte di quante sia disposto ad ammettere: “Sono stato fortunato ad averlo conosciuto quando ero agli inizi e aver avuto l’opportunità di palleggiare con lui da piccolino — le sue parole — è sempre stato onesto e cordiale con me, mi ha dato molti consigli e mi ha aiutato ogni volta che ne ho avuto bisogno”. A Cincinnati, dove l’anno scorso trionfò tra mille pressioni (compreso il caso Clostebol), Jannik vuole riscrivere i ricordi, ripartire con una nuova energia. Il sorteggio lo vedrà esordire nel weekend, ma lo swing americano (Cincinnati, US Open, Shanghai) è già cominciato. Con 5 mila punti da difendere e Alcaraz alle calcagna, l’azzurro non può permettersi esitazioni. Ogni scelta, ogni collaborazione, ogni gesto è guidato dalla volontà feroce di rimanere in vetta. Anche a costo di sembrare spietato.