Milan, Fulvio Collovati avvisa Allegri: "Cosa manca per lo scudetto"

di Leonardo Iannaccigiovedì 7 agosto 2025
Milan, Fulvio Collovati avvisa Allegri: "Cosa manca per lo scudetto"

3' di lettura

Dedicato a chi sostiene che, oggi, i calciatori sono spremuti come limoni, giocano troppo e non riposano. Anno 1981: Fulvio Collovati il sabato scendeva in campo con la nazionale e, 24 ore dopo, con la maglia del Milan. È nata una leggenda attorno a questa vicenda ma lui, oggi lucido 68enne, conferma tutto.

Collovati, non è una fake news?
«Affatto, accadde per più di una partita, la A era ferma ma con il mio Milan in B dovevo scendere in campo la domenica e mi facevo 180 minuti in due giorni».

Oggi i giocatori si lamentano.
«Io no, giocavo e basta. Poi Bearzot, in proiezione Spagna ‘82, mi consigliò di andare in una squadra di A, all’Inter, per non perdere il mondiale».

Le va di fare le carte al calcio d’agosto? In copertina c’è l’affaire- Lookman.
«L’Inter sta tenendo una posizione corretta ma l’Atalanta è brava a fare muso duro. Basta con questi ricatti dei procuratori e degli stessi giocatori».

Campione del mondo nel 1982, lei ha giocato sia nel Milan che nell’Inter.
«Ricordo la rabbia di entrambi i tifosi al passaggio. Posso dire una cosa a proposito della scelta di Chivu al posto di Inzaghi? Opzione coraggiosa quella interista, vero che il rumeno conosce l’ambiente ma è soltanto al secondo annodi A».

A proposito, e Simone all’Al-Hilal?
«D’accordo i soldi ma l’avrei fatto a 60-65 anni di finire in Arabia, lui ne ha solo 49».

Dossier Milan: con Jashari, Ricci e Modric ha messo su una bella mediana.
«Di qualità, vero, ma la garanzia del Milan si chiama Allegri. Manca solo Vlahovic perché Max lo ritiene il centravanti giusto col quale dare fastidio al Napoli per lo scudetto».

In pole parte il Napoli?
«Certo, si sta cementando acquisto dopo acquisto, le altre squadre sono in una situazione di metamorfosi».

Per restare Conte ha preteso un mercato sontuoso.
«E De Laurentis lo sta accontentando. Antonio si è sentito rassicurato sin dall’arrivo di De Bruyne e, poi, da quelli di Beukema e Lang».

Dal 2010 l’Italia non vince la Champions. Questo Napoli può fare il colpaccio?
«Calma. La Champions è un qualcosa di diverso dal campionato e le sorprese sono all’ordine del giorno. Chi l’avrebbe detto che il PSG vincesse in quel modo?».

La Juve sta ricostruendo dopo un’annata da dimenticare.
«La Juve è in una situazione che non viveva da decenni: prima di acquistare deve vendere giocatori reduci dal fallimento dello scorso anno. Il primo è Douglas Luiz».

Cosa ne pensa del fatto che l’arbitro dovrà spiegare al pubblico la decisione del Var?
«Una pagliacciata, surreale. Ve li immaginate Agnolin o Collina che si spiegano, magari scusandosi? La verità è che hanno tolto ai direttori di gara la loro personalità».

Gasperini a Roma e Sarri alla Lazio sono due rebus?
«Sarri conosce bene la situazione anche se l’ho visto fare battutine per il mercato. Gasp è un ottimo tecnico ma allenare a Roma non è come farlo a Bergamo».

Tra Fiorentina, Bologna e Como quale è la squadra che la intriga di più?
«Il Como, con Morata, farà un ulteriore salto di qualità. La Fiorentina ha una certezza: Pioli. Ma è il Bologna la vera novità del campionato. E tutto grazie al mio ex compagno di stanza nel Milan».

Ovvero?
«Sartori, quello che lui tocca diventa oro. Prende un giocatore a 5 milioni e lo rivende a 40. La fortuna del Bologna, oltre a Italiano, è Giovanni».

Si andrà verso il 2026, anno mondiale: pochi vorrebbero essere nei panni di Gattuso.
«I giocatori italiani non provano più amore per la maglia azzurra. Quando sento tutti quegli infortuni misteriosi che portano a rifiutare una convocazione, divento matto. Forse Gattuso, uomo vero, è il ct giusto per far rinascere nei ragazzi di oggi questo antico afflato».

E oltre a questo aspetto morale?
«Metterei una regola rigida:nelle partite di campionato, ci dovrebbero essere sempre cinque italiani. Bearzot poteva scegliere fra 30-35 giocatori titolari nei club. E li faceva migliorare anche come uomini, in nazionale».