Beppe Bergomi, ora talentuosa voce di Sky, che Billy Costacurta (unico in Italia) chiama Giuseppe, nel pianeta calcio è per tutti lo Zio.
Perché, Beppe?
«Fu Giampiero Marini, mio compagno all'Inter e in nazionale, a chiamarmi così nel 1981. Avevo 18 anni, portavo i baffoni e mi disse: ehi, ragazzino, ma sembri mio zio. E da allora...».
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...Svelato l'arcano, proviamo a leggere il campionato che va a iniziare il 24 agosto?
«Lo prevedo equilibrato, un po' come quello dello scorso anno quando il Napoli senza le coppe ha vinto con merito contro un Inter che ha giocato venti partite in più».
Preferisci la squadra di Conte?
«Sta facendo un mercato sontuoso, De Laurentiis cerca di accontentare Antonio e gli acquisti sono eccelsi».
A partire dal centrocampo?
«Esatto. Nel calcio italiano la potenza è fondamentale e quando presenti un trio composto da Anguissa, McTominay e Lobotka dietro De Bruyne, beh abbiamo detto tutto».
De Bruyne sarà quello di Manchester?
«Penso di sì, a 34-25 anni sei ancora integro. E aggiungo: davanti Conte ha scelto la controfigura di Lukaku: Lucca. Se prendere i terzini giusti, sono a posto».
L'Inter è ancora alle prese con l'enigma Lookman.
«Vero, l'affare non si sblocca. Ma ho qualche dubbio sulla scelta. All'Inter manca l'attaccante rapido che salta l'uomo, ma mi chiedo: con Lautaro e Thuram in campo come si fa a giocare anche con Lookman? Costringi centrocampo e difesa a un superlavoro».
IlMilano?
«Primo aspetto: non ha le coppe e giocherà soltanto il campionato come il Napoli lo scorso anno. Secondo aspetto: ha affidato la costruzione della squadra a un ds che sa come si fa, Tare. E la guida tecnica a un allenatore vincente. Dietro, con Athekame e De Winter la difesa non è male».
Sulla Juventus sussistono dubbi.
«Io sarei ottimista fossi un tifoso della Vecchia Signora. Lasciamo lavorare Tudor, se vendono qualche pezzo da novanta e fanno scelte mirate la vedo bene».
Gasperini alla Roma: un rebus?
«Sono un grande tifoso del Gasp, quante squadre in A e in B giocano a tre con marcature uomo su uomo come fa lui? Gasp ha fatto scuola ma a Roma è complicato vincere, l'ambiente è caldissimo. Sarà la società a dover pazientare, oltre ai tifosi che vogliono tutto e subito. Se lasciano lavorare Gasp, i risultati arriveranno».
Dossier Donnarumma: una follia del PSG messo fuori squadra?
«Una scelta incomprensibile, ho stima il Luis Enrique ma questa iniziativa non la capisco proprio e non so se sia legata all'ingaggio altissimo di Donnarumma o ad altro».
Dicono che Donnarumma non sa giocare bene con i piedi.
«Io sono un grande osservatore di calcio e penso che questo sport sia in divenire. Cambia sempre. Oggi non si gioca come due anni fa. Ma ho una certezza: un portiere deve parare, e poi Donnarumma non è mica vero che sia scarso nel pallet».
Rischia l'eventuale convocazione in nazionale, se non trova spazio?
«Ma no. Gattuso ha tra le mani uno dei migliori portieri del mondo e gestirà al meglio il ragazzo. Che, a breve, potrebbe anche trovare una sistemazione in Premier».
La Champions League sarà la più bella degli ultimi anni? Lì l'equilibrio sarà pazzesco.
«Non ricordo una Champions così ricca di club e di campioni come quest'anno. Può vincere il Real o il City, il Bayern o il Chelsea, il PSG o il Liverpool. Ma la favorita numero 1 penso sia il Barcellona che ha una voglia matta di dimenticare il 3-4 subito dall'Inter ad aprile».
E le nostre italiane?
«Sono oggettivamente un gradino sotto questi mostri».
Il 2026 sarà un anno mondiale. Se dico mondiale, lei, che ne ha giocato quattro, cosa ricorda?
«Il trionfo nel 1982, quando avevo 18 anni e, in finale, Bearzot mi fece marcare Rummenigge, “il biondo” come lo chiamava. Poi la disillusione del 1986, il 1990 che è ancora una ferita aperta per me e il 1998, il mio quarto mondiale, fuori ai rigori contro la Frencia. L'ultima beffa».