Chivu ora è costretto a prendere decisioni forti

di Claudio Savellilunedì 1 settembre 2025
Chivu ora è costretto a prendere decisioni forti

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L’Inter obbliga Chivu a imporsi subito su questa squadra al guado tra passato e futuro. Il mister dovrà compiere scelte decise che in sede di mercato sono state rimandate alla prossima estate.
Le prime due, Calhanoglu e Bisseck rimessi al centro della scena, si rivelano sbagliate - sono i due peggiori nel primo tempo chiuso in vantaggio dall’Udinese - ma non possono dimettere il nuovo allenatore dal dovere di prenderne altre. Bisogna concedere a Chivu un certo margine di errore perché la missione è dannatamente complessa: cambiare l’Inter senza farle perdere troppe certezze. E cambiarla con gli stessi uomini cardine dell’ultimo quadriennio.

Stando alle parole di Marotta, il mercato non porterà altro in quest’ultima giornata e al problema della difesa vecchia («Abbiamo fatto fatica a trovare difensori migliori dei nostri», spiega il presidente) ci si penserà più in là, ovvero il prossimo giugno quando i contratti dei più anziani scadranno. Quindi tocca a Chivu gestire questa transizione. Di sicuro lo spogliatoio è in mano all’allenatore. Nella ripresa i nerazzurri hanno tutto un altro ritmo perché sono stati sollecitati negli spogliatoi. Chivu sa benissimo che l’Inter deve tenere alta l’intensità mentale e atletica, altrimenti concede spazi enormi, soprattutto in ripartenza. Deve togliersi al più presto l’idea di poter controllare le partite a basso ritmo con cui ha affrontato la scorsa stagione. Se Calhanoglu non alzerà i giri del motore molto presto, potrebbe essere l’indiziato di una prima scelta netta da parte di Chivu.

Queste due giornate iniziali hanno reso evidente che le idee chiare portano risultati. E che le idee chiare comportano scelte nette. Tudor, ad esempio, ha dato gerarchie precise alla sua Juventus, identificando un undici titolare chiaro e i primi cambi utili a tenere sulle spine qualche giocatore. Intanto Thuram è al centro della Juventus e la sta rendendo continua lungo tutta la partita, anche quando l’intensità è bestiale come quella imposta dal super Genoa di Vieira. Vale lo stesso per Gasperini che si è preso Roma a suon di decisioni per nulla scontate. Lo è l’elezione di Ferguson subito a titolare, lo è allo stesso modo quella di Sou lé, così come è decisiva la fiducia cieca nei già “gasperiniani” Mancini e Cristante. La chiusura del mercato e la pausa per le nazionali sono un assist agli allenatori titubanti. In quest’anno di generale ricambio in panchina, chi non si impone è perduto.