Teun Koopmeiners ha 27 anni. A febbraio saranno 28. Alle spalle ha ben tre stagioni in serie A e in Europa League o Champions con l’Atalanta, più una nella Juventus. Non è un giovane da coltivare, non è un talento da perdonare in caso di prestazioni negative, da proteggere, da coccolare a oltranza. Non è un ragazzo a cui va concesso tempo per ambientarsi in un nuovo campionato o nelle massime competizioni europee - detto che il “tempo per ambientarsi” è solitamente una scusa per i giocatori scarsi. Koopmeiners non è scarso, e proprio per questo è lecito aspettarsi molto di più - i 45’ contro il Villarreal sono stati a dir poco disastrosi. Senza dubbio è stato sopravvalutato, questo sì.
Il prezzo del cartellino non è imputabile a Koopmeiners e, con il senno di poi, è da annoverare nella categoria “abbagli”. L’allora ds Giuntoli si è fatto fregare dal super rendimento dell’olandese nell’Atalanta, oltre che dalla tenace trattativa portata avanti da quest’ultima, e alla fine ha chiuso a 58,4 milioni più 2,3 di bonus. Oltre 60 milioni in tutto. Una cifra da fuoriclasse quale Koopmeiners, con tutto il rispetto, non è. Una cifra che pesa a prescindere e che diventa un fardello se si tratta del primo passaggio in una grande storica. Koop, infatti, prima dell’Atalanta aveva giocato nell’AZ (dalle giovanili alla fascia di capitano in prima squadra), nemmeno una delle big d’Olanda, quindi non è uno che si è riciclato in un club di prestigio ma ci è approdato con quel peso da sostenere.
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Per la Juventus l’operazione Koopmeiners non aveva alcun senso anche dal punto di vista finanziario. Avendo l’olandese “una certa età” quando è stato acquistato (26 anni), non sarebbe mai stato rivendibile. Per ammortizzare 60 milioni su un 26enne bisogna aspettare gli ultimi due anni di contratto (dei cinque previsti). Nel penultimo anno sarà a bilancio a circa 24 milioni, nell’ultimo a circa 12, e solo a quel punto qualche club potrebbe farsi avanti. Ma a quel punto Koopmeiners, dopo diverse stagioni di rendimento scadente, avrà già compiuto 30 anni. Insomma, più che un investimento, Koopmeiners è stato un azzardo da vecchia Juventus, un’operazione fatta da Giuntoli ma ispirata alle follie di Paratici e Arrivabene.
Dato che Koopmeiners di fatto è invendibile (la Juventus non poteva permettersi altre minusvalenze, avendo già il problema Douglas Luiz e diversi altri), il club ha optato per la permanenza e ha chiesto a Tudor di provare a recuperarlo. La speranza era una prestazione-svolta, un atto di orgoglio, ma non se ne vede nemmeno l’ombra. Preoccupa che l’olandese non renda né dall’inizio né entrando in corsa e in nessun ruolo. Da trequartista (posizione occupata contro il Villarreal), da mediano (come giocò gran parte dell’ultima stagione con l’Atalanta, compresa la finale di Europa League, giusto per ricordarlo a chi pensa che non possa coprire quel ruolo) o da mezzala nel 3-5-1-1 schierato da Tudor contro l’Inter, il risultato è sempre lo stesso: apatia.
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Certo, anche il mister potrebbe insistere su un solo ruolo (centrocampista, fosse per noi) per aiutare un giocatore in totale sfiducia, ormai trasformatosi in un punto debole della squadra. È un discorso che si può allargare a metà degli elementi in rosa: da Kalulu a David, da Cambiaso a Gatti, da McKennie ad Adzic, troppi bianconeri stanno ballando da una posizione all’altra senza trovare continuità e sicurezze. L’ultimo è stato Cabal, rientrato nel suo ruolo contro Inter e Atalanta e forzato esterno a tutta fascia, decisamente troppo da sopportare, col Villarreal. Così Cabal ha rimediato una «lesione di medio grado del bicipite femorale della coscia destra» che gli costerà almeno un mese di stop. Considerando che bisogna andarci cauti, facciamo uno e mezzo. Niente Milan domenica, ma questo è il meno: la Juve deve recuperare i giocatori sani, prima di quelli in infermeria.