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Jannik Sinner, Panatta si leva il cappello: "Come un jedi di Guerre Stellari"

di Lorenzo Pastuglialunedì 17 novembre 2025
Jannik Sinner, Panatta si leva il cappello: "Come un jedi di Guerre Stellari"

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È stata una finale luminosa, densa di scambi tirati fino al limite, quasi ipnotici per intensità. Così la pensa Adriano Panatta, riassumendo la finale delle Finals di Torino vinta da Jannik Sinner su Carlos Alcaraz in due set. Un confronto che per lunghi tratti è sembrato sospeso su un equilibrio perfetto, rotto solo da due colpi in apparenza semplici ma difficilissimi da trovare in quel contesto: quei due pallonetti che hanno permesso a Jannik Sinner di scardinare la parità e prendere in mano il primo set. Da lì, la partita ha imboccato una direzione precisa.

“Sinner ha vinto perché oggi è il giocatore più stabile, più concreto, più impermeabile alla tensione”, è il riassunto delle parole di Panatta. È un tennista costruito “pezzo dopo pezzo con ostinazione, un sistema che non si inceppa mai”. La sua calma è quasi disarmante, la sua capacità di restare centrato sembra arrivare da un’altra dimensione quella forza mentale che, per scherzare, si direbbe rubata direttamente “a un maestro Jedi”.

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Dall’altra parte c’era Carlos Alcaraz, che vive di lampi, ispirazioni, creatività. È il prototipo del talento puro, capace di inventare soluzioni che gli altri non vedono. Ma contro Sinner non basta. Serve una struttura più solida, quella continuità che Jannik ha trovato e che Carlos deve ancora trasformare in abitudine. Agli US Open lo spagnolo aveva dato segnali incoraggianti, poi qualcosa si è fermato, mentre Sinner ha continuato a rinforzare ogni mattoncino del proprio tennis, in particolare il servizio, diventato un’arma pesantissima.

La classifica dice che i numeri uno sono, di fatto, due: Alcaraz con i suoi otto titoli stagionali, Sinner con sei ma con tre mesi di attività in meno. Cinquecentocinquanta punti non sono un abisso: sono la misura di una rivalità che promette anni di duelli ad altissima quota. E come accadde ai tempi di Federer e Nadal, ora servirebbe un terzo incomodo. Qualcuno abbastanza forte da inserirsi tra loro e arricchire il vertice. Perché quei due, lassù, non hanno alcuna intenzione di muoversi.

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