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A Geelong trionfa Hushovd. Quarto posto per Pozzato

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Il norvegese doma la volata al termine di una prova infiammata dagli attacchi degli azzurri

Roberto Amaglio
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E' Thor Hushovd il nuovo campione di ciclismo su strada. Grazie a una possente volata sul rettilineo di Geelong, infatti, il norvegese è riuscito a precedere sul traguardo il danese Matti Breschel e l'australiano Allan Davis portando per la prima volta nella storia di questo sport la maglia iridata in quel di Oslo. La nuova Italia di Bettini, invece, si è dovuta accontentare del quarto posto di Pippo Pozzato, il quale ha mancato per soli 10 centesimi di secondo il terzo gradino del podio. Tuttavia non si può rimproverare nulla agli azzurri, i quali si sono resi protagonisti di una gara fatta di cuore, gambe e quel pizzico di pazzia che stava rischiando di far saltare in aria il mondiale. La corsa - Che per eliminare dai giochi iridati gente come Freire e Hushovd bisognasse far esplodere la corsa lo si sapeva e l'Italia, in collaborazione con l'Australia del generosissimo Cadel Evans e il Belgio del favorito della vigilia Philippe Gilbert, ci prova già a 80 chilometri dall'arrivo. Sulla prima ascesa del tracciato australiano, infatti, Tosatto e Nibali accendono la miccia della bagarre. Dal gruppo evadono 33 corridori, di cui cinque azzurri: Tosatto, Nibali, Gavazzi, Visconti e Pozzato. In pratica ci sono tutti i nostri uomini migliori; con  loro anche corridori di spessore come il già citato Gilbert (con i compagni Hoste e Van Avermaet), il campione del mondo uscente Evans (con i compagni Gerrans e O'Grady), tre spagnoli (che stanno a ruota perché hanno Freire negli inseguitori), due olandesi e persino il velocista tedesco Greipel. Ad animare il tentativo proprio l'Italia, il Belgio e l'Australia. Ma dietro riescono a ricucire. Decisiva non è stata tanto la Spagna, quanto piuttosto la Russia di Kolobnev, l'unico dei corridori che dovevano evitare lo sprint a farsi sorprendere dal tentativo da lontano. Troppi uomini importanti a inseguire i fuggitivi, quindi, e fuga che viene annullata a due tornate dal termine. A questo punto sale in cattedra Bruseghin, il quale cerca di tenere il ritmo alto in pianura per spianare la strada a un eventuale attacco di Pozzato lungo le ultime due salite. Ad attaccare, però, è Gilbert, la cui fiammata mette in croce tutti. Lo stesso Pozzato, con i crampi, non risponde alla fiammata e preferisce restare con ciò che resta del gruppo. La cavalcata del belga, però, viene soffocata dal vento contrario. A 2000 metri dall'arrivo, quindi, il gruppo è ancora compatto e si prepara per la volata che incoronerà Hushovd. L'Italia, invece, si rammarica per il più amaro dei piazzamenti: sicuramente è mancato qualcosa nel finale a Pozzato (crampi) e Visconti (botta al ginocchio a 20 km dal termine), ma questo è stato il prezzo da pagare per aver trasformato un tracciato molto simile a quello di Madrid (quando arrivarono in volata 60 corridori) a un vero e proprio inferno per i velocisti. Tutti promossi, quindi, compreso il ct Bettini: per quanto non abbia vinto, per compattezza, spirito di squadra e comportamento in corsa la sua prima nazionale ha ricordato in tutto per tutto quella del "Ballero". E di questo dobbiamo tutti esserne fieri. Ordine d'arrivo Mondiale Australia 1 Thor Hushovd (Norvegia) 265 km in 6h,:21'49" 2 Matti Breschel (Danimarca)     3 Allan Davis (Australia)     4 Filippo Pozzato (Italia)     5 Greg Van Avermaet (Belgio)     6 Oscar Freire (Spagna)     7 Alexandr Kolobnev (Russia)     8 Assan Bazayev (Kazakhistan)     9 Yukiya Arashiro (Giappone)     10 Romain Feillu (Francia)

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