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Viminale, Michele Di Bari e la moglie indagata? "L'ultima circolare del prefetto sui migranti", clamorosa coincidenza

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Ventiquattro ore prima che la moglie venisse indagata per caporalato, il prefetto Michele Di Bari - capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione - aveva inviato a tutti i prefetti d’Italia una circolare in cui richiamava l’attenzione sul "Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura". Un modo per confermare - come riporta il Corriere della Sera - "il sostegno alle iniziative in tema di lotta al caporalato, per l’erogazione di servizi e azioni utili a una migliore gestione del fenomeno". 

 

 

 

Il giorno prima che venisse spedita questa circolare, il 30 novembre, la giudice di Foggia Margherita Grippo aveva sottoscritto l’ordinanza, eseguita ieri, in cui afferma che Rosalba Livrerio Bisceglia, moglie di Di Bari, trattava direttamente con il "caporale" gambiano Bakary Saidy, essendo "consapevole delle modalità di reclutamento e sfruttamento" da lui praticate. L'accusa, ovviamente, deve essere ancora dimostrata, ma per ora comporta l'obbligo di dimora per la donna. Per questo, Di Bari ha deciso di mettere subito al corrente Luciana Lamorgese e di dimettersi. 

 

 

 

Quello che il prefetto occupava, comunque, era un posto strategico all'interno del Viminale. Tra l'altro, spiega il Corsera, è stato lui l’ideatore e il "soggetto attuatore" delle navi-quarantena con le quali si è cercato di evitare i rischi sanitari legati agli arrivi dall’Africa del Nord. Tra le sue mansioni, poi, c'era proprio la lotta al caporalato. Ecco perché l'inchiesta in cui adesso è coinvolta sua moglie rappresenta sicuramente un serio problema di immagine.

 

 

 

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