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Melilla, assalto ai confini: ecco la bomba che può far esplodere l'Europa

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Carlo Nicolato
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La strage di Melilla, 37 immigrati morti nella calca nel tentativo di entrare nell'enclave spagnola, è solo la punta di un enorme iceberg che rischia di travolgere l'Europa nei prossimi mesi. Il premier Pedro Sanchez ha definito l'episodio «un assalto violento e organizzato», «un attacco all'integrità territoriale del nostro Paese» organizzato da «mafie che trafficano con esseri umani». Una giustificazione che avrebbe potuto uscire dalla bocca di uno qualsiasi dei leader di destra europei ma che dette da un socialista non hanno suscitato alcuno scalpore.
L'assalto, perché è davvero di questo che si è trattato, non era certo inaspettato. Già da mesi le forze dell'ordine marocchine hanno condotto una serie di retate per cercare di catturare centinaia di immigrati subsahariani arrivati a Laayoune, il porto dove si imbarcano per le Canarie conteso con il Fronte Polisario, ma non sono riusciti a fermare altre migliaia che hanno facilmente attraversato il Paese e da una settimana bivaccavano sulle montagne Gurugú, appena dietro Melilla.
 

 

 

IN DUEMILA Negli ultimi sei giorni dopo aver militarmente provato varie incursioni per "saggiare" le difese, all'alba di venerdì almeno duemila di loro hanno provato l'attacco finale muovendosi tutti insieme verso il "coladero" (colabrodo), tratto della recinzione lunga 12km e alta 6 metri chiamato così in quanto il meno difeso. Nonostante le accuse di Sanchez siano comunque fondate il governo spagnolo ha delle colpe notevoli in quello che è accaduto. Pare infatti che i rinforzi promessi a marzo dal ministro dell'interno Fernando Grande-Marlaska non sono mai arrivati. Gli agenti hanno dovuto contenere la folla con lo stesso equipaggiamento antisommossa di 30 anni fa e con il solito esiguo numero di soldati, appena 16. L'opposizione sostiene che i rinforzi avrebbero scoraggiato gli assalti e si sarebbe potuta evitare la strage, oltre al passaggio in territorio spagnolo di 133 clandestini.
I RISCHI La mattanza di Melilla però, come dicevamo, è un solo antipasto di quello che si sta preparando sulle coste di tutto il Mediterraneo e al di là dell'oceano Atlantico, al confine tra Messico e Stati Uniti. C'è la crisi del grano, un dramma per i Paesi più poveri, e pure la carestia che sta ferocemente colpendo in particolare la Somalia e il resto del Corno d'Africa. C'è anche la possibilità che la Russia, la cui presenza paramilitare in Africa è notoria, stia in qualche modo agevolando i trafficanti di uomini. I più ottimisti, ad esempio quelli del gruppo MED5 (composto da Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro), parlano dell'arrivo quasi certo di 150mila immigrati entro la fine dell'estate, Ong sul posto stimano movimenti di milioni di persone, anche se non si sa quanti alla fine siano diretti in Europa. In Italia dall'inizio dell'anno sono sbarcati 25.988 immigrati (dati del 24 giugno), quasi 7mila in più rispetto ai 19.361 dello stesso periodo del 2021 e 20mila in più rispetto ai 6.353 del 2020.
Nei giorni scorsi a Pozzallo sono perfino arrivati 104 afghani in barca a vela, e non erano certo dei turisti.
 

 

CENTRI DI RACCOLTA Il problema ovviamente non è solo africano, il numero maggiore (4.240) di immigrati sbarcati in Italia quest' anno arriva addirittura dal Bangladesh, Paese passato in un solo anno dal miracolo economico alla fame. Negli Stati Uniti oltre a vedersela con l'immigrazione locale di sud e centro America devono fare i conti con quelli che arrivano dall'Africa richiamati dalle promesse di Biden. Etiopi, eritrei, camerunensi, congolesi e somali, insieme ad haitiani e cubani, componevano un gruppo di centinaia di clandestini che passeggiavano nei giorni scorsi ai bordi dell'autostrada che da a Eagle Pass va a Carrizo Spring nel Texas. Questo gruppo faceva parte dei 50mila "rilasciati sulla parola" in maggio dalle autorità americane che non sanno più come contenere l'invasione. Dallo scorso agosto la Border Patrol, una delle agenzie federali delle forze dell'ordine che proteggono le frontiere Usa, ha rilasciato sulla parola 207mila immigrati contro gli appena 11 dello stesso periodo precedente. La Border Patrol sostiene di non aver più spazio nei centri raccolta e che negli ultimi due mesi la situazione è drasticamente peggiorata.

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