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L'immigrato stupra la poliziotta: la reazione ora sia inflessibile

Iuri Maria Prado
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Anche uno che largheggi, come chi scrive, nel reclamare politiche più liberali e umanitarie nei confronti degli emarginati, deve riconoscere che il cosiddetto ordine pubblico è affidato a una gestione gravemente difettosa: in un andazzo che trascura un principio che dovrebbe ritenersi irrinunciabile in qualsiasi sistema civile. E cioè che chi si azzarda ad attentare all'incolumità delle persone addette alla pubblica sicurezza rischia la vita. Se sei disagiato, tanto più se arrivi qui da lontano, spinto dalla povertà o dalla privazione dei diritti nella tua terra di origine, devi ricevere ogni cura da parte dello Stato: che ha l'obbligo di accoglierti in modo degno. E diciamo che molto spesso lo Stato è gravemente inadempiente a quel suo obbligo. Ma se osi contrapporti con violenza alla regola della pacifica convivenza, tu devi sapere che ti si spezza la schiena. Non c'entra nulla la punizione, il carcere, il sistema penale fin troppo abusato nella pretesa di contenimento di un fenomeno sociale che evidentemente abbisogna di soluzioni diverse. C'entra quel principio, da noi annullato in un misto di svacco ed episodiche sopraffazioni (il gratuito maltrattamento degli immigrati è l'altra faccia dello stesso problema), per cui chi aggredisce i rappresentanti della forza pubblica si espone a una reazione di inflessibile ripristino dell'autorità. È una cosa che dovrebbero cacciarsi in testa, ovviamente, tutti, italiani e stranieri, e che invece non pare tanto acquisita se può accadere che una poliziotta sia presa a sassate e stuprata.

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