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Piantedosi, le Ong perdono la testa: "Falso", insulti sul ministro

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"Il ministro Piantedosi continua a ripetere che opereremmo sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità. È una bugia. È completamente falso e il ministro lo sa: da sempre comunichiamo alle autorità qualsiasi attività svolgiamo in mare, preventivamente e in ogni fase successiva del soccorso, come prescrivono le norme internazionali che applichiamo in maniera pedissequa. E i soccorsi dei giorni scorsi non fanno eccezione". A contestare il neo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranee Italia, in un'intervista all'Adnkronos. Le parole arrivano a seguito della dimostrazione, da parte del ministro, del pugno di ferro nei confronti delle navi Ong, messe in luce non solo dai fatti degli ultimi giorni, ma anche dalle dichiarazioni fatte al Corriere della Sera: "Abbiamo agito sin da subito per dare un segnale immediato agli Stati di bandiera - ha spiegato il capo del Viminale - non possiamo farci carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere che operano sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità".

 

 

Il presidente di Sos Mediterranee ha polemizzato anche contro l'auspicio di una "solidarietà europea concreta" evocata, con fermezza, da Piantedosi. "Il ministro dice di voler ottenere un accordo con gli Stati membri europei sulla redistribuzione delle persone che arrivano attraverso il Mediterraneo centrale" - spiega Porro. "Anche noi da anni, a ogni occasione, ripetiamo che gli Stati costieri come Italia e Malta non possono essere lasciati da soli, che occorre che l’Europa se ne faccia carico". Un’assunzione di responsabilità che, però, per Porro "non significa che si possa arbitrariamente e unilateralmente abrogare il diritto marittimo internazionale, applicando discriminazioni alle navi di soccorso, né tantomeno che per perseguire un legittimo obiettivo politico si possano utilizzare le vite di persone innocenti, in fuga da orrori inimmaginabili. Il soccorso in mare non ha nulla a che vedere con le migrazioni, sono problemi separati. Se il controllo dei flussi è prerogativa degli Stati nazionali, la tutela della vita non è negoziabile" conclude il presidente. 

 

 

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