Migranti, la rivelazione di Tajani: "Chi c'è dietro, serve l'Onu"
«Non credo basti più l’Europa. Il tema delle migrazioni deve essere affrontato dalle Nazioni Unite. Ormai la polveriera Africa è esplosa, c’è bisogno di una cooperazione internazionale». Queste le parole del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che abbiamo raggiunto telefonicamente per farci spiegare come il governo intende agire rispetto all’emergenza dilagante di un fenomeno migratorio di cui il nostro Paese, da solo, non può farsi carico.
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Ministro, ha annunciato che dopo il suo impegno a New York per l’assemblea Onu si recherà in Francia e Germania. I due Paesi che hanno palesato il loro diniego a farsi carico dell’accoglienza dei migranti che approdano in Italia. Questo lo scopo della sua visita?
«Non solo. Molti sono i temi che affronteremo. Prima di quegli incontri ci sarà, lunedì prossimo a New York, una riunione del Consiglio affari esteri dell’Unione europea dove all’ordine del giorno abbiamo posto anche il tema immigrazione. Si svolgerà durante il mese dell’Assemblea delle Nazioni Unite. L’Italia poi incontrerà tutti i paesi dei Balcani, e avremo un vertice con Etiopia, Eritrea e Somalia».
Ieri si è sentito con la collega francese Catherine Colonna. Cosa vi siete detti?
«È stata una lunga e positiva telefonata durante la quale abbiamo condiviso la necessità di un’azione comune per affrontare l’emergenza immigrazione. Si è parlato anche di Tunisia. Siamo al lavoro per proporre iniziative concrete a livello europeo, volte a fermare i flussi e stabilizzare l’Africa. Con la Francia lavoreremo fianco a fianco. È importante che l’Europa capisca che dietro i problemi che solleva l’Italia c’è un tema che riguarda tutta l’Unione».
Lei ha dichiarato che l’Europa da sola non basta più. Ci vuole un G20, le Nazioni Unite devono essere coinvolte.
«È una questione strategica perché tutta l’Africa subsahariana ormai vive una situazione di conflitti costanti. La gente fugge. La città di Khartoum è stata praticamente distrutta dalla guerra civile, in Niger l’ultimo golpe, e prima in Burkina Faso, in Mali, per non parlare della situazione del Gabon, della pressione migratoria che parte da Costa d’Avorio e Guinea. Guerre, povertà, cambiamento climatico. Se poi aggiungiamo tutto il Corno d’Africa, l’Afghanistan, la Siria e i disastri della Libia e del Marocco, capisce che è una situazione di estrema difficoltà, che necessita una cooperazione internazionale globale».
L’Italia da sola non può farcela?
«I paesi dell’Europa da soli non possono farcela. È troppo ampio il fenomeno. Credo che Francia e Germania inizino a comprendere la vastità del problema. Non è più una questione di migrazioni interne. Non è più una questione di “Dublino”, che ormai è superata. Il problema è quello che sta accadendo in Africa».
Rispetto a questo serve una strategia condivisa da tutti.
«La Wagner che spinge, la Russia che si inserisce, il cambiamento climatico che porta il deserto a mangiarsi l’agricoltura. Una serie di concause che messe insieme creano un problema enorme che da sola l’Italia non può affrontare e ritengo che pure l’Europa da sola faticherà ad affrontare».
In questi giorni le immagini che arrivano da Lampedusa ci stanno restituendo la portata enorme dell’emergenza che riguarda le nostre coste. Non dimentichiamo gli arrivi dalla rotta balcanica.
«Da Nord a Sud, via terra e via mare il fenomeno migratorio sta investendo l’Italia. E non è solo un problema di sicurezza. Ridurre a questo tema l’emergenza che stiamo attraversando non inquadra il vero problema».
Pensa che possa essere sufficiente la sola via diplomatica per arginare o contrastare il fenomeno?
«Ritengo che l’Europa dovrebbe valutare di far ripartire l’Operazione Sophia che nei vari gradi di azione prevedeva anche fermezza nei confronti di migranti irregolari, puntando a risolvere l’emergenza con determinazione. Penso che si possano anche applicare le norme europee, che permettono di avere dei centri di trattenimento per qualche mese, che consentano di valutare il profilo delle persone che arrivano e capire se ci sono le condizioni per accogliere o al contrario disporne l’espulsione».
Il governo ha posto fin dal suo insediamento il tema immigrazione al centro.
«Nonostante la grande determinazione del governo , che ha lavorato in tutte le direzioni, mettendo in campo fermezza e diplomazia, siamo arrivati ad un punto tale che questo non basta. Da soli non ce la possiamo fare».
A proposito di diplomazia, qualcuno nel governo ha dichiarato che questa emergenza immigrazione sia il risultato di un fallimento dell’azione diplomatica.
«Abbiamo messo in campo un’azione diplomatica forte senza la quale saremo messi molto peggio. Solo chi non conosce la realtà può dire che l’azione diplomatica non serve. Sono stati raggiunti risultati importanti grazie all’azione diplomatica in Libia dove le partenze sono quasi annullate. Ora c’è una situazione di conflitto tale in tutta l’Africa subsahariana che non si era mai registrata prima. Pensare che la diplomazia non sia servita è surreale e ingeneroso rispetto al lavoro enorme che abbiamo svolto».
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Quali sono le prossime mosse del governo?
«L’Italia da sola può mettere in campo tutte le azioni possibili ma da noi da soli potremmo risolvere il problema Lampedusa, non quello migratorio. Se pensassimo che è solo una questione di ordine pubblico sbaglieremmo».
Lei ministro ha chiesto un’accelerazione rispetto ai tempi degli accordi con i Paesi di partenza. Come intende intervenire?
«Ho chiesto un’accelerazione dei tempi nell’applicazione del Memorandum con la Tunisia. Velocizzare i finanziamenti stabiliti fra la Tunisia e la commissione europea, rallentati dalla burocrazia. Noi stiamo lavorando rispetto agli accordi con i paesi di partenza. Abbiamo convocato gli ambasciatori della Guinea e della Costa d’Avorio, di cui vedrò personalmente i ministri a New York. Il tema dell’immigrazione sarà al centro».
Lunedì ci sarà un Cdm dove si valuteranno provvedimenti rispetto al tema immigrazione. Può anticiparci qualcosa?
«Il governo prenderà dei provvedimenti concreti che poi saranno affiancati da inevitabili azioni politico-diplomatiche per accelerare l’intervento dell’Unione europea di cui non nego intravedere una certa sensibilità rispetto all’emergenza di cui siamo protagonisti. Probabilmente era stato sottovalutato il problema pensando che l’Italia fosse un paese che si lamentava senza averne motivo. Oggi impossibile non rendersi conto che i nostri appelli erano fondati».
Teme che questa situazione emergenziale possa avere delle ricadute all’interno della coalizione di governo?
«Assolutamente no. Il governo sta facendo il massimo per cercare di affrontare quella che è un’emergenza mondiale. Nessuna ricaduta negativa. Oggi serve un’azione coesa di tutti per dare una risposta risolutiva a ciò che sta accadendo».
Dal 2015 al 2023 sono stati fatti 48 vertici europei sull’immigrazione. Dal 2015 , quattro accordi sui ricollocamenti. Cambiano i luoghi dove vengono siglati, i governi, ma non il risultato. Una riflessione dobbiamo porcela o no?
«Sicuramente sì. Che i vertici avrebbero dovuto portare a conclusioni diverse, non c’è dubbio, ma io non mi stancherò mai di ripetere che un grande errore è stato quello di uccidere Gheddafi. Dalla sua morte, come ha sempre sostenuto Berlusconi, si è accelerata questa deriva verso l’instabilità dell’Africa».
Cambiamo tema: molti, e anche Marina Berlusconi, hanno mostrato grande perplessità rispetto alla tassa sugli extraprofitti delle banche. Parlano di un provvedimento che rischia di rendere il nostro Paese meno attrattivo per gli investitori esteri. Lei rispetto a questo argomento cosa pensa?
«Una tantum ritengo che sia giusto chiedere alle banche un’azione per sostenere l’economia del nostro Paese. Fondamentale venga scritta bene la regola che fissa la portata dell’intervento e la distinzione fra le grandi e le piccole banche. Bisogna stare attenti che queste non vengano danneggiate. Rispetto ai timori avanzati, noi abbiamo proposto dei correttivi tecnici per non incorrere nel rischio di spaventare i mercati e di conseguenza risultare meno attrattivi per gli investitori. Ho molto apprezzato che la premier Giorgia Meloni abbia aperto a correttivi».
La presidente Christine Lagarde ha imposto il decimo rialzo consecutivo dei tassi. Come intende intervenire il governo per arginare quella che sembra una misura destinata a proseguire?
«La Lagarde affermando che “non è detto che sia il picco” , lascia intendere che ci saranno altri rialzi. Questo genera un grande stato di paura che rischia di paralizzare l’economia del Paese».
Proprio ieri è stato indicato il nuovo componente italiano del vertice della Bce, Piero Cipollone, vice direttore generale della Banca d’Italia per trattare questo tema a nome del nostro Paese. Sappiamo che essendo la banca autonoma e indipendente, i governi non possono intervenire. Il dibattito è aperto.
«Giusto trovare soluzioni al problema del debito ma ogni scelta non può non tenere conto dell’impatto economico sulle persone».
Per concludere, come il governo pensa di contrastare la crisi economica implementata anche da questi continui rialzi?
«Stiamo lavorando su diversi fronti, uno fra tutti quello di aumentare gli stipendi con il taglio del cuneo fiscale con l’obiettivo di detassare tredicesime, premi di produzione e straordinari e mettere in campo una politica che favorisca una crescita nella competitività».
Gentiloni ha detto che servono politiche di bilancio “restrittive”. È d’accordo?
«Servono politiche di bilancio che non aumentino la spesa pubblica ma finalizzate alla crescita e al mantenimento del potere d’acquisto dei cittadini tagliando gli sprechi dovuti a procedure burocratiche lentissime. Si alla riduzione del debito senza mai dimenticare che vanno sempre tutelati cittadini ed imprese».
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