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Migranti, trionfo-Meloni: ecco il piano in 10 punti di Ursula von der Leyen

Antonio Rapisarda
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Le prime parole di Giorgia Meloni con accanto Ursula von der Leyen mettono in chiaro la posta in palio: la presenza della presidente della Commissione Ue a Lampedusa non è considerata «tanto un gesto di solidarietà ma di responsabilità dell’Europa verso sé stessa: perché questi non sono solo confini italiani ma anche europei». Assunzione di responsabilità che si tradurrà, proprio da parte di «Ursula», nell’annuncio di un pacchetto di «azioni immediate» contro i trafficanti di essere umani: un decalogo più che simmetrico alle proposte del governo italiano.

È così proprio l’arrivo di von der Leyen, giunta su invito di Meloni a guardare con i propri occhi ciò che avviene nell’isola-avamposto, si traduce come prima risposta alla sollecitazione che la premier ha rivolto a tutti i partner Ue: «Se qualcuno pensa che si possa risolvere una crisi globale come questa chiudendola entro i confini italiani prenderebbe un abbaglio». Tanto per essere più chiari: se non si lavora a livello europeo per il contrasto delle partenze illegali, «i numeri di questo fenomeno travolgeranno prima gli Stati di frontiera e poi tutti gli altri». Basta, dunque, parlare di redistribuzione: «L’unico modo di affrontare seriamente il problema è fermare le partenze illegali. Questo è quello che ci chiedono i cittadini ma anche i rifugiati».

Di questo la premier ha inteso ragionare parlando alla stampa di mezza Europa: di soluzioni emergenziali e strutturali allo stesso tempo. Con l’invito, rivolto a Bruxelles, di lavorare tutti nella stessa direzione: «Non avrebbe senso che una parte si impegna per trovare soluzioni e un’altra parte che per ragioni ideologiche si impegna a smontarle», ha affermato facendo intendere come parti della sinistra e della burocrazia Ue sono impegnate a sabotare spregiudicatamente il memorandum con la Tunisia. Nonostante ciò, confortata dai ripensamenti giunti da Francia e Germania, Meloni è ottimista: tanto da confidare che «al prossimo Consiglio europeo arriveranno le soluzioni», auspicate da una posizione italiana «ampiamente condivisa». Posizione che comprende anche l’implementazione «rapida» dell’accordo con Tunisi e la richiesta di un’operazione navale di controllo che riparta «dalla seconda e terza parte della missione Sophia».

Se questo è ciò che viene richiesto ai partner, Meloni - dall’altra parte ha pronto il pacchetto di misure nazionali. Confermato che nel Cdm di oggi arriverà la stretta per prevenire ed affrontare gli sbarchi: fra le altre cose, sarà esteso «al massimo consentito dalle regole europee» il trattenimento ai fini del rimpatrio di chi arriva irregolarmente (differenziando però la posizione degli adulti da quella delle donne e dei minori under 14). L’ultima parola della premier è un ringraziamento ai lampedusani: «Persone responsabili».

 

 

 

SFIDA CONTINENTALE

Come tale si è voluta presentare anche Ursula von der Leyen. «Quella dell’immigrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea», ha esordito assicurando (in italiano) che l’Italia «può contare sull’Ue». La promessa, stavolta, è irrobustita da dieci punti presentati come «azioni immediate». La cornice è la seguente: «Saremo noi a decidere chi arriva in Europa e non i trafficanti».

Fra le misure, oltre il «pugno duro» contro gli scafisti, la riattivazione del meccanismo di solidarietà per trasferire i migranti, il maggiore coinvolgimento di Frontex per garantire la «rapida attuazione dei rimpatri», la piena attuazione del memorandum con la Tunisia e il via libera alla distruzione delle imbarcazioni usate per la tratta di immigrati. Parole d’ordine così vicine alle tesi della premier da far esultare lo stato maggiore di via della Scrofa che ha parlato di «grandissima vittoria del governo», capace di portare «buona parte dell’Europa a sposare la linea italiana». Tutto questo nonostante i tentativi di sabotaggio dell’accordo con Tunisi da parte delle sinistre il cui obiettivo, dichiarando «che nessuno dei Paesi del Nordafrica è uno Stato democratico e sicuro», è rendere ineluttabile l’immigrazione illegale. A confermare a Libero l’affermazione programmatica del governo il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari: non solo «le ricette di Meloni sull’immigrazione, a partire dalla missione europea per bloccare le partenze, si rivelano l’unica soluzione possibile» ma anche la stessa apertura della Francia al governo viene letta come «la presa d’atto che proprio da come si affronta questa sfida migratoria epocale» si capirà quale sarà «il futuro dell’Ue».

In serata, ospite di Dritto & rovescio, è stata ancora Giorgia Meloni a spiegare di essere rimasta «molto colpita» dalla presenza e dalle «risposte» di Ursula von der Leyen: con parole sull’immigrazione di quest’ultima «mai pronunciate» dall’Europa. Lo stesso piano in 10 punti, per la premier, è molto in linea «con quello che io, il governo e il centrodestra abbiamo sempre detto». Adesso, certo, è tempo di mettere nero su bianco quanto annunciato da von der Leyen ma è evidente «che in tema di contrasto ai flussi migratori» quello che già è riuscito a fare in Europa il suo governo è «una rivoluzione copernicana». Quanto alla sinistra se «ci spiega quali sono le sue soluzioni ci aiuta». Se si limita a lavorare «per smontare» ciò che l’Italia riesce a far passare in Europa (l’accordo con Tunisi, ndr), «questo mi fa arrabbiare- ha concluso Meloni -, perché sulle cose che riguardano l'interesse nazionale si spererebbe che tutti avessero la capacità di marciare insieme: invece di stare a giocare che io faccio Penelope, che il giorno costruisco, e la notte loro provano poi a smontare».

 

 

 

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