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Migranti, la sonora lezione dei socialdemocratici tedeschi a Schlein

Fausto Carioti
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Ora che Marco Minniti è stato sbianchettato dall’album di famiglia, tipo Trotskij e Bukharin ai tempi di Stalin, per trovare una sinistra che sull’immigrazione non ricicli slogan da centro sociale bisogna uscire dall’Italia e fare due ore di volo. Nancy Faeser è il ministro dell’Interno del governo tedesco, guidato dal cancelliere Olaf Scholz. Ambedue appartengono al Spd, il partito socialdemocratico, membro della famiglia europea dei progressisti, la stessa del Pd. Ma quando si parla di Africa, affinità con i compagni italiani non ce ne sono.

La Faeser ieri ha detto che è necessario sorvegliare i confini esterni della Ue con aerei e navi, «altrimenti non avremo in pugno la situazione migratoria». Come chiesto domenica a Lampedusa da Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. E il primo confine da difendere è quello che separa l’Africa dall’Italia, dunque dall’Europa. La Faeser ne ha parlato con Matteo Piantedosi e con i ministri dell’Interno di Francia e Spagna. Promette di «sostenere l’Italia a livello umanitario» e di lavorare con Roma per garantire «più controllo» sulle frontiere. Chiudere i confini conviene anche a loro.

 

 

Parole sovrapponibili a quelle del transalpino Gérald Darmanin. Il quale ieri ha ribadito che la Francia non prenderà i clandestini arrivati in Italia, perché «non possiamo dare il messaggio alle persone che arrivano sulle nostre coste che saranno accolte nei nostri Paesi». Però «aiuterà l’Italia a controllare le sue frontiere per impedire l’arrivo di persone», che è ciò che chiedono a palazzo Chigi.

È il realismo che parla. O, se si preferisce, è la campagna elettorale delle Europee che costringe chi governa ad essere responsabile davanti agli elettori. In Germania i socialdemocratici non possono scoprire il fianco sull’immigrazione al partito di destra Alternative für Deutschland, che in Europa fa squadra con la Lega, né alla Cdu, alleata di Forza Italia. E a Parigi il governo non intende fare altri regali a Marine Le Pen, il cui Rassemblement National, secondo un sondaggio diffuso nei giorni scorsi dalla testata progressista Libération, è quello che ispirapiù fiducia agli elettori (20%), ad ampia distanza da Renaissance, la formazione di Emmanuel Macron (15%).

In questo quadro il Pd è l’anomalia europea. Ieri Elly Schlein ha scritto a Repubblica che servono «vie legali e sicure per l’accesso» degli immigrati «a tutti i Paesi europei». Ovvero nessuna barriera e nessuna selezione, la “soluzione” per non avere più clandestini consiste nel legalizzare l’immigrazione che oggi legale non è.

 

 

RESA INCONDIZIONATA - La riunione della segreteria del Pd convocata ieri per fare il punto sul “dossier migranti” si è conclusa dando mandato a Pier Francesco Majorino di produrre un documento sulla posizione del partito. E per Majorino il problema è che «in questo momento non si può arrivare in Italia legalmente e quindi è inevitabile finire nelle mani dei trafficanti di uomini». Dal suo punto di vista, non fa una piega: se la Marina militare o la Costa Crociere andassero a prendere sulle coste africane chi vuole venire in Italia, i trafficanti scomparirebbero. La resa incondizionata, insomma: il contrario della linea di Berlino e Parigi. È il serpente del Pd che si morde la coda. Da un lato la Schlein e i suoi parlano così perché non hanno responsabilità di governo, dunque possono proporre ricette surreali sapendo che non saranno chiamati a metterle in pratica. Ma è vero pure che la Schlein e il Pd sono lontani da ogni prospettiva di governo, e restano inchiodati nei sondaggi a dieci punti di distanza dal partito della Meloni, anche perché gli italiani non si fidano delle loro ricette in materia di immigrazione. Così, sul tema che vede l’esecutivo più in difficoltà, il primo partito della sinistra italiana non ha nulla di serio da dire e si limita a guardare il premier e i ministri che tessono accordi con i progressisti europei. La pressione migratoria e i conti pubblici saranno pure da incubo, ma un’opposizione così è il sogno di ogni premier. 

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