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Immigrazione, Raspail il "profeta" che ha previsto l'invasione dell'Europa

Mauro Zanon
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Quando Jean Raspail lasciò questo mondo, nel giugno del 2020, la leader del Rassemblement national, Marine Le Pen, salutò la morte del “Prophète”. Perché alla pari di Aldus Huxley e George Orwell, nel romanzo Il Campo dei santi del 1973, delineò una distopia che oggi è diventata realtà: l’assedio della civiltà europea, e della Francia in particolare, da parte di un’immigrazione di massa di cultura non cristiana proveniente dal Terzo Mondo.

Raspail, poeta ed esploratore che, prima di scrivere il suo romanzo più noto, aveva viaggiato per vent’anni in giro per il mondo ala scoperta delle popolazioni minacciate dall’irruzione impetuosa della modernità, descrisse l’arrivo in Costa Azzurra di una flotta di diseredati provenienti dall’aerea geografica del Gange, aizzati a invadere l’Europa da una bieca figura detta il “coprofago”. Con la complicità di missionari cristiani e di organizzazioni umanitarie, la massa di disperati intraprende il folle viaggio verso l’Europa a bordo di centinaia di carrette del mare.

 

 

Quando le orde terzomondiste arrivano nel sud della Francia, alcuni abitanti locali cercano di opporsi allo sbarco, ma vengono bombardati dalla stessa aviazione francese, sguinzagliata dal governo per favorire e proteggere l’avanzata delle nuove popolazioni. È il suicidio culturale di un’Europa autolesionista, che odia se stessa, guidata da élite senzafrontieriste, che soffocano il popolo con campagne propagandistiche pro-immigrazione e il cui unico timore è quello di essere tacciate di “razzismo”. «A Lampedusa, abbiamo assistito a una scena degna del “Campo dei santi” di Jean Raspail», ha commentato sul Figaro l’intellettuale quebecchese Mathieu Bock-Côté, perché le immagini provenienti nelle ultime settimane dall’isola italiana non possono che ricordarci le scene descritte da Raspail nel suo testo visionario. Ciò che impressiona è l’anno di uscita del romanzo: siamo nel 1973, quando il fenomeno migratorio è ancora marginale, Valéry Giscard d’Estaing non ha ancora approvato la legge sul ricongiungimento familiare, e la «Grande Sostituzione» etnico-culturale, concetto sviluppato negli anni Duemila dallo scrittore Renaud Camus, non è ancora credibile.

 

 

 

«A quell’epoca avevo immaginato una massa di immigrati asiatici, ma l’etnia era indifferente, per me simboleggiavano l’intero Terzo Mondo», affermò Raspail. Il titolo deriva da un versetto dell’Apocalisse: «Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magog, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio il Campo dei Santi e la città diletta». Raspail aveva capito tutto prima dei Finkielkraut, dei Zemmour, dei Houellebecq, degli altri profeti del suicidio dell’Europa. «Siamo finiti e la Francia, con la sua cultura, la sua civiltà, viene eliminata senza nemmeno un funerale. Dal mio punto di vista, questo è ciò che accadrà». Lo disse in un’intervista del 2015, l’anno degli attentati di Charlie Hebdo e del Bataclan, l’anno in cui la Francia fu colpita anche da jihadisti che si erano infiltrati tra i barconi dei migranti. 

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