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Gianfranco Fini e l'immigrazione: "Confermo il sì", le parole che turbano il centrodestra

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"Confermo il sì". Nello scenario già caldo del centrodestra sul tema immigrazione si inserisce anche Gianfranco Fini. E le sue parole sono destinate a rinfocolare le polemiche su Ius soli, Ius scholae, integrazione e dintorni. L'ex presidente della Camera, leader di Alleanza nazionale e infine Futuro e Libertà da tempo è fuori dalla politica attiva, ma ogni suo intervento genera dibattito. 

In questi giorni Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha aperto sullo Ius soli, la cittadinanza per giovani stranieri dopo il ciclo di studi obbligatorio di 10 anni. Da Fratelli d'Italia (oggi sul tema è intervenuto il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, "non è nel programma di governo") e soprattutto dalla Lega sono arrivati dei secchi no. Oggi, addirittura, il partito di Matteo Salvini (già esplicito ieri dal palco del Meeting di Rimini) ha rilanciato una vecchia intervista di Silvio Berlusconi, il fondatore azzurro, che esprimeva la sua contrarietà per una misura del genere. Sempre dall'evento di CL, ancora Tajani ha però rilanciato la bontà dello Ius soli, chiedendo agli alleati di "non imporci nulla" e di non usare il Cav "per la polemica politica". 

 

 

 

Interpellato dall'agenzia Ansa, si è quindi espresso Fini: "Sulla cittadinanza io non ho cambiato idea e confermo tutto quello che dicevo allora", ha sottolineato riferendosi a una proposta di legge presentata 15 anni fa. Nel 2009, con Berlusconi a Palazzo Chigi sostenuto da una maggioranza che comprendeva il Pdl (la fusione di Forza Italia e AN) e la Lega, Fini da terza carica dello Stato si era schierato nettamente a favore di una modifica della legge in chiave di Ius scholae, con la cittadinanza da concedere agli stranieri che avessero frequentato in Italia elementari e medie, con consenso dei genitori e volontà reale di diventare cittadini. La proposta bipartisan era firmata da Andrea Sarubbi del Pd e da Fabio Granata de Pdl (ed ex AN) e proponeva di dimezzare (da 10 a 5) gli anni di residenza continuativa in Italia. I leghisti erano anche allora nettamente contrari, ma in generale tutto il centrodestra si dimostrò freddo di fronte a quella che molti percepivano come una rischiosa fuga in avanti politica, sociale e culturale. 

 

 

 

Nell'agosto di quello stesso anno, la Nazionale italiana under 15 di cricket vinse il campionato europeo con molti giocatori figli di immigrati e Fini, alla festa del Pdl di Milano, ribadiva la sua posizione: "Non è uno scandalo porre una questione che è di civiltà politica" e che "è urgente", perché "di stranieri in Italia ce ne saranno sempre di più". Uno scenario che oggi, a distanza di 15 anni, si ripropone quasi immutato sia pure con protagonisti differenti.

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