Mare Jonio, Casarini ed equipaggio a processo

Il soccorso alla petroliera danese nel settembre 2020 con 38 migranti a bordo e il sospetto: "Accordo economico, non salvataggio"
mercoledì 28 maggio 2025
Mare Jonio, Casarini ed equipaggio a processo
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L'equipaggio della Mare Jonio a processo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Lo ha stabilito la Gup del Tribunale di Ragusa, Eleonora Schininà, ha rinviato a giudizio quasi tutti gli imputati: Pietro Marrone, comandante della Mare Jonio, nave della Ong italiana Mediterranea Saving Humans, Alessandro Metz, legale rappresentante della Idra Social Shipping (società armatrice della nave), Giuseppe Caccia (vice presidente del Cda della Idra e capo spedizione), Luca Casarini dipendente della società (ma che gli inquirenti ritengono esserne amministratore di fatto), e i tre componenti di equipaggio Agnese Colpani, medico; Fabrizio Gatti, soccorritore. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 21 ottobre davanti al collegio B del Tribunale di Ragusa. 

Di un "processo ai soccorsi" parla Casarini: "Sarà l'occasione di una discussione pubblica: metteremo a confronto la legge morale che impone di salvare vite e quella civile, della difesa dei confini", dice all'Agi. Lo stato di effettiva necessità del trasbordo, la tesi dell'accusa che ipotizza un accordo economico e non una operazione umanitaria alla base del trasferimento dei migranti dalla Maersk Etienne alla nave Mare Jonio sono tra i nodi che il dibattimento sarà chiamato a sciogliere. "Daremo battaglia", annunciano gli avvocati della Mare Jonio. "Porteremo sicuramente in aula i responsabili Maersk che ci spiegheranno dal vivo come in questa vicenda non ci sia stato alcun accordo economico. Questo lo possiamo anticipare".

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I fatti contestati avvennero a settembre del 2020. La Mare Jonio, nave dell'armatore Idra Social Shipping e "strumento" per il soccorso in mare della Mediterranea Saving Humans (non coinvolta nel procedimento) si era recata al largo di Malta per effettuare dei controlli medici a bordo della Maersk Etienne proprio su richiesta della stessa nave, una portacontainer di bandiera danese che 38 giorni prima aveva soccorso una piccola imbarcazione con una trentina di migranti a bordo. Un lungo stand off, durato 38 giorni appunto, durante i quali la nave danese aveva atteso invano l'autorizzazione allo sbarco delle persone salvate, restando al largo di Malta. La situazione si sblocca con l'arrivo della Mare Jonio che dopo i controlli medici dei migranti sulla Maersk Etienne, decide di prendere i migranti a bordo, per motivi medici; per alcuni di loro, prima di arrivare a Pozzallo, dove la nave, l'unica del soccorso in mare che batte bandiera italiana è destinata allo sbarco, viene disposto un medevac - evacuazione medica urgente. A distanza di qualche mese da quello sbarco, secondo la tesi della Procura, ci sarebbe stato da parte della Maersk, il pagamento di 125mila euro per una fattura che avrebbe avuto come causale il pagamento alla Idra di servizi resi in acque internazionali. Una operazione commerciale e non un salvataggio - come invece sostengono le difese - di persone in difficoltà sia fisica sia psicologica e che a bordo della portacontainer (sempre secondo quanto sostengono le difese) avrebbero tentato, in alcuni casi, anche il suicidio.

A nulla dunque sono valse le argomentazioni della difesa. L'avvocata Serena Romano aveva esposto il contesto in cui il soccorso sarebbe avvenuto, ha dettagliato le condizioni dei migranti da prima della loro partenza dalle coste africane, fino al salvataggio, e poi i messaggi di richiesta di intervento a bordo della Maersk Etienne. Un quadro drammatico, lo strazio di 3 anni nelle prigioni libiche in mezzo a violenze di ogni genere, la devastazione psicologica e fisica dei migranti ospitati in una petroliera in cui spazi e condizioni di sicurezza non erano adeguati. In un'ora e trenta di intervento ha fatto cenno anche a dei messaggi dell'Ambasciata italiana di Danimarca in cui si tratteggia una situazione a bordo della Maersk Etienne molto critica e gli appelli alle autorità e poi anche alle Ong che arrivano da bordo della nave stessa dai migranti sfiniti dalle loro condizioni psicofisiche e dall'attesa. 

La parola è poi passata all'avvocato Fabio Lanfranca, che invece si è concentrato sulle posizioni di Agnese Colpani e Fabrizio Gatti. Il racconto inizia da quando la dottoressa e il soccorritore salgono a bordo della nave e registrano quanto vedono una volta arrivati, condizioni che impongono il trasferimento dei migranti sulla Mare Jonio. Un adempimento del dovere da medico il tutelare la salute fisica e psichica, con l'obbligo di intervenire: sulla Maersk, per la delicatezza delle condizioni di sicurezza a bordo della nave non idonea ad ospitare alcun altro se non i dipendenti, le condizioni igienico sanitarie non solo erano carenti nell'area, l'unica possibile destinata ai migranti dopo il salvataggio, ma non permettevano di fare fronte a visite accurate. L'avvocato Lanfranca, si è dichiarato meravigliato della richiesta di rinvio a giudizio anche per Colpani e Gatti, non essendo emersi elementi degni di nota rispetto alle loro condotte. Un'altra pausa e alle 17 ha ripreso la parola l'avvocata Romano per proseguire con il racconto di quanto accaduto e il nodo esaminato riguarda i rapporti tra Caccia, la Maersk e l'organizzazione che raggruppa gli armatori danesi, tutto fatto alla luce del sole, avrebbe sottolineato l'avvocata che si è soffermata su uno dei nodi della questione, ovvero la "donazione" che la Maersk aveva manifestato l'intenzione di fare alla Idra "braccio operativo di Mediterranea per il soccorso in mare". Ancora Lanfranca ha cercato di chiarire la posizione del comandante Marrone per riaffermare che la sua condotta non avrebbe assunto alcun carattere di illiceità e poi la posizione di Casarini che per tutta la fase del soccorso non avrebbe avuto contatti con gli operativi ma viene informato ex post, anche nei rapporti con i danesi. Le conclusioni, oggetto di memoria difensiva, sono state affidate all'avvocata Romano che ha ripercorso i motivi di insussistenza, secondo la difesa, delle accuse avanzate a tutti gli imputati, dalla Procura e ha chiesto in via preliminare un rinvio della decisione e il non luogo a procedere. (A