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Venezia, i mostri della Laguna: "Alluvione giusta, così imparate a spennarci"

Com' è odiata Venezia. Le disgrazie xe sempre pronte, come le tole de le osterie, a Venezia le disgrazie sono sempre pronte come le tavole delle osterie. Ma, per la città, in queste ore, più grande della disgrazia di un nubifragio col volto dell' apocalisse, è il carico d' odio che quell' apocalisse si trascina dietro. Dopo un primo momento di solidarietà formale per uno dei disastri più impressionanti della sua storia, infatti, Venezia (per gli italiani, non certo per gli stranieri per i quali rimane una sorta di sacro Getsemani) sta diventando il ring virtuale dove ogni idiota si sente in dovere di tirare un cazzotto vigliacco al pugile già suonato di suo. Twitter e Facebook si intasano di messaggi d' odio per ogni singolo simbolo della città: per i Grand Hotel Gritti e Danieli («Povera gente un cazzo, per dormire lì ci devi lasciare un litro di sangue»); per i vaporetti scaraventati a riva dalla forza del mare; per piazza San Marco dove garriscono le bandiere del Leon simbolo della nascita della Lega e dove «un caffè costa 8 euro» e allora è giusto che, in quel catino di peccati, sopravvenga la "giustizia di Dio". GUARDA IL VIDEO - "Vicini ai 160 centimetri". Ancora acqua alta a Venezia, immagini sconvolgenti Punizione divina - E, soprattutto è giusto che i veneziani paghino perché: «Votate i fascisti? Vi macchiate di razzismo, omofobia e quant' altro? Poi non vi lamentate se i governi di destra che scegliete vi mettono in queste condizioni per arricchirsi e spartirsi le tangenti, poiché nessuno sfugge alla giustizia di Dio. Basta buonismo», e altre amenità. In questo senso, il filone politico degli odiatori è assai ricco. Il sindaco Brugnaro si prende palate di fango per aver detto «il governo ci aiuti»; il governatore Luca Zaia se le prende a prescindere perché è «un leghista di merda»; il centrodestra viene appeso sul pennone del pubblico ludibrio per via della solita autonomia differenziata. «Non la vogliono più l' autonomia. Se fossimo pezzenti come voi dovremmo lasciarvi fottere. Invece siamo italiani come voi, la solidarietà è un obbligo morale oltre che civile e vi aiuteremo con piacere», sentenziano gli haters; ma se io fossi un veneziano ricaccerei questa solidarietà ipocrita e pelosa nel buco nero dei loro pensieri. Per non dire di molti giornaloni del centro-sud. La Sicilia, Il Mattino e Il Messaggero aprono su "Laguna e lacune" puntando sulla "Morte a Venezia" e sullo "scandalo Mose" (associazione legittima ma qui di sospetta ed eccessiva pregnanza politica). Repubblica si concentra sull' ambientalismo spinto; e discetta sulla natura violata del territorio, senza considerare che, se i proto veneziani dalla seconda metà del VI secolo non avessero violato la natura con un sistema a rete di dighe e canali, oggi -grazie alle mattane secolari del clima- , da quelle parti avremmo soltanto radure aride e terre desolate. Insomma, manifestamente o in modo più sottile, dietro il disastro si profila una sorta di nemesi storica, un "in fondo, ben vi sta!" largo quanto piazza San Marco e la tolleranza dei veneti. Ora, in un' altra situazione -e con un altro linguaggio- alcune argomentazioni sullo "stile di vita" della città sono condivisibili. Mostri della Laguna - Bazzico Venezia dall' infanzia. E a parte lo stupore infantile che sempre ti attanaglia appena solchi il primo ponte della Ferrovia per infilarti nel reticolato di calli e campielli che ne ingabbiano l' anima, dopo un po' di frequentazioni ti accorgi che la città dei Dogi può anche stare parecchio sulle balle. Scontrini monstre battuti ad hoc per turisti allocchi, case marcite dall' umidità affittate a peso d' oro e spesso in nero a studenti di Ca' Foscari, la scortesia di certi esercenti (molti dei quali, oggi, cinesi), tutta l' acqua che impedisce i movimenti e obbliga ad una lentezza di gesti e pensieri incondizionata: Venezia ha, indubbiamente, aspetti che possono catalizzare irrequietudine, stizza e livori assortiti. Io, da veneto, le preferisco cento volte Verona e Treviso. Ma ciò non toglie che Venezia sia unica. Che rimanga il vanto, il fiore all' occhiello d' una nazione, il volto estetizzante d' un' Italia spesso ricolma di storture infinite. Ha ragione Enrico Mentana quando, su La7, offre un «pensiero di schifo per tutti coloro che - nonostante avessi espressamente chiesto rispetto almeno di fronte a questa catastrofe - hanno dato vita alla solita parata di odio e rancore. Ho tirato lo sciacquone, bloccandoli. Non ci mancheranno». Focalizzare l' odio politico e sociale sulla città dei Dogi in questo momento è pura bestialità. Com' è triste Venezia quando quell'odio antico si sparge sulle calli. Nel video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, la rabbia dei commercianti veneziani

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