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La riscossione è un disastro: gli agenti del fisco vanno a vuoto nove volte su dieci

Di recente Sandro Iacometti nella sua rubrica di Economia ha parlato della cattiva qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione italiana, che secondo l'ultimo sondaggio della Commissione europea, nel gradimento dei cittadini, si piazzano all'ultimo posto dell'intero Continente. Un risultato che spiega in parte perché nel nostro Paese l'evasione fiscale è così elevata. Toccherà ora al ministro Renato Brunetta, grazie anche alle risorse del Recovery plan, invertire la rotta e riportare lo Stato nel cuore degli italiani. Qualche passo in avanti, sulla semplificazione e sulle forme di controllo della spesa pubblica, lo abbiamo già visto. Aspettiamo ora una riforma complessiva. "Ma a rafforzare l'abitudine degli italiani ad aggirare gli obblighi contributivi", puntualizza Iacometti in questa nuova puntata della sua rubrica, "c'è anche un altro fattore, tutt'altro che secondario". Una recente indagine del Sole24Ore ha calcolato quale sia la quota di pagamenti richiesti attraverso le cartelle esattoriali che l'amministrazione riesce effettivamente a portare a casa. Intendiamoci, che gli agenti del fisco non siano eccezionali nel recupero crediti è risaputo. Da diversi anni i dirigenti della società pubblica di riscossione ci informano che c'è un arretrato mostruoso di circa 1000 miliardi che, con il passare degli anni, è diventato quasi tutto inesigibile. Motivo per cui l'attuale direttore dell'Agenzia delle entrate sostiene sia necessario un azzeramento del pregresso, per voltare pagina e ricominciare da capo. Il problema è che non basta sanare il passato. Occorre cambiare il futuro. Secondo il quotidiano di Confindustria, infatti, la percentuale di soldi che gli esattori, una volta accertata l'evasione e il mancato pagamento del dovuto, recuperano e incassano è dell'87%. Multe, sanzioni, accertamenti, notifiche, ingiunzioni di pagamento. I milioni di atti che vengono periodicamente inviati ai contribuenti finiscono nel vuoto quasi 9 volte su dieci. Qui non si tratta solo di inefficienza e di danni erariali. Ma di pessima pubblicità e di esempi devastanti. "Se io so", conclude Iacometti "che nella stragrande maggioranza dei casi il fisco non sarà mai in grado di prelevare dalle mie tasche le somme che mi vengono chieste, capite bene che il minimo tentennamento sull'impalcatura sia morale sia pratica su cui è incardinato il nostro sistema tributario rappresenta un incentivo formidabile a non cacciare un euro".

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