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Rosatellum, Gentiloni difende la "fiducia sporca": "O così o salta la manovra". E dopo...

L'hanno già ribattezzata la "fiducia sporca", ma l'alternativa è il disastro. Nelle ore in cui al Senato sul Rosatellum, nonostante una maggioranza quasi inesistente, il governo incassa cinque sì grazie ai voti dei verdiniani e alle presenze in aula di forzisti e leghisti che consentono il numero legale, è il premier Paolo Gentiloni ad ammettere inquietantemente il grande rischio corso dal Paese. Senza quei voti, sarebbe "l'esercizio provvisorio. Perciò si prendono i voti che ci sono", riferisce il retroscena di Repubblica. Il premier, silenzioso e pragmatico, fa i conti non tanto sulla legge elettorale ma sulla ben più delicata manovra economica, ma con lo sguardo nel Pd si va anche un po' più in là: "Non dite che il sostegno di Verdini puzza. Quando servirà a votare la fiducia sullo ius soli saranno in tanti a ricredersi", spiega ai suoi il capogruppo Luigi Zanda. E al Quirinale, continua Repubblica, la linea è la stessa. Mdp è in trincea, dopo il voto di Verdini vorrebbe spingere il presidente Sergio Mattarella (che ha incontrato una loro delegazione) a convocare i gruppi parlamentari per verificare la nuova maggioranza. Praticamente, insinuano i democratici, "sono andati a chiedere al presidente della Repubblica di avallare l'esercizio provvisorio". Roba da matti, è la chiosa. E al Nazareno, in effetti, l'ordine è minimizzare, minimizzare tutto. "La legge elettorale ha una maggioranza che va oltre quella di governo, quindi non vedo il problema - osserva Matteo Orfini - . La Finanziaria è in pratica un provvedimento tecnico che serve a bloccare l'aumento dell'Iva. Se Verdini la vota, dà un voto tecnico. Niente di più". E all'orizzonte c'è il voto sulla cittadinanza agli stranieri. Misura tecnica anche quella?

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