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Nicola Zingaretti, "pieno mandato dal Pd per trattare col M5s". Vuole cancellare Di Maio o tornare al voto?

"Mandato pieno al segretario Nicola Zingaretti per trattare con il Movimento 5 Stelle". Dalla Direzione Pd, senza alcuna discussione interna, si dà il via al tentativo di formare un governo con i grillini. Ma dalle parole di Zingaretti emerge come quello dei dem, più che un dialogo, somigli a un diktat. Lo stesso Zingaretti parla di "piena disponibilità per un governo di svolta", con un no secco a qualsiasi "confusa ammucchiata".   Leggi anche: "Renzi farà il suo terzo partito in Parlamento, e la Boschi..." Leggendo i punti della possibile "piattaforma" coi 5 Stelle e qualche dubbio viene: si parla di "diritti, delle libertà, della solidarietà e sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione; il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento; l'investimento su una diversa stagione della crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo; una svolta profonda nell'organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata su principi di solidarietà, legalità, sicurezza, nel primato assoluto dei diritti umani, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e in una stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei; una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave redistributiva e di attenzione all'equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. In tale logica affrontare le priorità sul fronte lavoro, salute, istruzione, ambiente, giustizia. Evitare l'inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell'Iva". Paletti chiari, che in certi passaggi (le riforme sociali ed economiche) sembrano chiedere ai 5 Stelle di disconoscere quanto fatto da Luigi Di Maio al Mise, e in altri (politiche migratorie) anticipano sena mezzi termini i "porti aperti" paventati dalla Lega. I prossimi passi chiariranno se quello di Zingaretti è un tentativo di forzare la mano incassando il più possibile, contando sul timore dei 5 Stelle di andare al voto, o viceversa sia un modo per indurre i grillini a rompere la trattativa. Perché in fondo Zingaretti, a differenza di Matteo Renzi, ha l'interesse a tornare al voto per ridisegnare i gruppi parlamentari a sua immagine e somiglianza, sottraendoli al controllo di Renzi. Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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