Matteo Salvini, la brusca frenata sul governo: "Il problema non è il premier, ma il programma". Cosa non torna

di Giulio Bucchidomenica 20 maggio 2018
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Il problema non è il premier, ma il programma. Matteo Salvini esce dalle consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la sensazione è che, per la prima volta dopo giorni di incontri e faccia a faccia, l'ottimismo sul governo Lega-M5s stia sfumando. "Non stiamo questionando sui nomi. Capisco che appassioni i giornalisti il candidato premier e il calcio mercato, ma stiamo banalmente discutendo, anche animatamente, sull'idea di Italia". Con la consueta schiettezza, il segretario leghista non nasconde come sul "contratto di governo" ci siano punti su cui Lega e M5s sono distanti, molto distanti. "Uno è l'immigrazione, e lo dico chiaramente. Va bene i diritti umani, ma non voglio affrontare un'altra estate di sbarchi da dare in pasto al business dell'accoglienza", ha esordito Salvini. "Sul tema, noi e i 5 Stelle partiamo da posizioni molto distanti, e sul tema dei migranti, come Lega, vogliamo mani libere". La stessa cosa sulla giustizia: "Noi vogliamo il processo breve", mentre i 5 Stelle vogliono la prescrizione lunga. Un orrore manettaro che vede Forza Italia sulle barricate. E qui Salvini parla da leader del centrodestra: "Non parlo solo come leader della Lega. Ho preso un impegno, non spaccare il centrodestra, e ringrazio per l'opportunità che mi hanno dato Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni". Traduzione: la Lega non accetterà accelerazioni anti-berlusconiane. "Il governo parte se può fare le cose - aggiunge -, se ci rendiamo conto che non siamo in grado non cominciamo neanche. Nelle prossime ore se si trova una quadra si parte, non prendiamo in giro il presidente o gli italiani. Ci rivedremo, con Di Maio, per partire o per salutarci"