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Equitalia, Befera chiede più severità: rivuole le ganasce sulle auto

Gli incassi dalla lotta all'evasione sono calati rispetto ai tempi di Berlusconi. E con l'aumento delle tasse, è cresciuto il nero. Quindi...

Giulio Bucchi
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Attilio Befera ne parla con una punta di nostalgia. Non arriva a rievocare i bei tempi di quando gli agenti del fisco potevano sequestrarti l'auto per un debito di pochi spiccioli, ma poco ci manca. «Chiunque faccia la riscossione ha difficoltà a riscuotere perché non è possibile fare azioni esecutive», si è lamentato il direttore dell'Agenzia delle entrate nonché presidente di Equitalia di fronte al Parlamento. Aggiungendo che occorrerebbe rivedere gli strumenti cautelativi, per esempio valutando la «reintroduzione del preavviso di fermo della autovettura. Altri strumenti coercitivi non ne vedo». È un'audizione amara, quella tenuta ieri da Befera alla camera per fare il punto sull'attività del fisco nello scorso anno. L'era di Mario Monti prometteva grandi progressi sul fronte del contrasto all'evasione fiscale. Fin da subito il Professore si era schierato al suo fianco, parlando di guerra contro l'illegalità tributaria, premendo l'acceleratore sui nuovi strumenti per combattere il sommerso, celebrando le imprese degli agenti del fisco nei luoghi di villeggiatura. Il bilancio finale, però, si è rivelato deludente.  Malgrado la raffica di clamorosi blitz nelle località turistiche di mezza Italia, le interviste, gli annunci e le dichiarazioni roboanti, il 2012, ha detto ieri Befera, si è chiuso con incassi dalla lotta all'evasione per 12,5 miliardi di euro. Più dei «10 preventivati», ma meno dei 12,7 rastrellati nel 2011, quando al governo c'era il presunto amico degli evasori Silvio Berlusconi. Anche gli altri dati non permettono di cantare vittoria. La riscossione da ruoli, a causa della crisi che ha spinto i contribuenti a chiedere dilazioni e rateizzazioni, è diminuità del 5%. Quanto al nero, la recessione profonda è il livello eccessivo della pressione fiscale hanno fatto aumentare pure quello. Dagli anni '80 al 2010 il differenziale tra Iva potenziale e pagata ha sempre mostrato un trend in diminuzione, continuando a scendere fino al 2011. Lo scorso anno, invece, «si è di nuovo registrato un aumento delle dichiarazioni che non hanno, come seguito il pagamento». Si tratta, ha ammesso il direttore dell'Agenzia delle entrate, di «un'evasione da difficoltà causata dalla carenza di liquidità». È a fronte di questi numeri, proprio mentre il Parlamento si sta muovendo verso una riforma di Equitalia che aumenti il perimetro delle garanzie e dei diritti dei contribuenti, che Befera (che in questi giorni ha avviato le prime verifiche con il redditometro sulle dichiarazioni del 2009) ha invocato un ritorno alla severità e all'inflessibilità. A partire proprio dalle ganasce fiscali, simbolo ed emblema da diversi anni del lato oscuro di Equitalia. Quello che si cura poco del ciclo economico, delle singole storie, delle difficoltà dei contribuenti. E guarda piuttosto ai risultati. In realtà, malgrado Befera ne invochi il ritorno, le ganasce fiscali non solo esistono ancora, ma sono anche più severe di prima. La legge di stabilità dello scorso dicembre ha infatti introdotto l'obbligo di comunicazione preventiva, in base al quale Equitalia per i debiti fino a mille euro non potrà procedere ad azioni cautelari prima che siano passati 120 giorni dall'invio, mediante posta ordinaria, di una comunicazione col dettaglio delle iscrizioni a ruolo. La norma ha sostituito la precedente del giugno 2011, che prevedeva, per i debiti fino a 2mila euro, l'invio preventivo di due solleciti di pagamento a distanza di almeno sei mesi l'uno dall'altro. Se poi la nostalgia prende il sopravvento, Befera può sempre consolarsi leggendo qualche sentenza delle Commissioni tributarie. Come quella (n. 65/13/12) con cui recentemente la Ctr Emilia-Romagna ha ritenuto legittimo un fermo amministrativo per un debito di 60 euro, spiegando che la normativa vigente all'epoca dei fatti «non prevedeva criteri di proporzionalità o valori minimi al di sopra dei quali applicare il fermo». Bei tempi.  di Sandro Iacometti twitter@sandroiacometti  

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