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Leroy Merlin si fa il campo rom. In cambio Marino gli dà l'area per il megastore

Eliana Giusto
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A Roma un villaggio rom e un mega store dedicato al «fai da te» sorgeranno a pochi metri di distanza. Tutto merito del Comune di Roma. Mentre in Europa si cerca di perseguire una politica che porti allo smantellamento e alla chiusura dei campi nomadi il Campidoglio fa di meglio: li privatizza. La discutibile scelta di marketing è della catena francese Leroy Merlin, che non solo ha deciso di costruire il proprio centro commerciale con vista sui campi dei nomadi, ma sarà main sponsor del «villaggio della solidarietà». Il progetto - Rom e amanti del bricolage si troveranno assieme nel villaggio limitrofo al secondo aeroporto della Capitale, Ciampino. Questo nuovo insediamento, che nasce accanto a quello aperto solo due anni fa, costato all'amministrazione Alemanno 10 milioni di euro per la costruzione e 5 per la gestione, dovrebbe costare a Leroy Merlin circa 20 milioni di euro. Il progetto, presentato il 27 gennaio 2014, prevede la divisione del terreno in due parti: circa 217 mila metri quadri da destinare alla realizzazione delle attività commerciali del colosso dei fai da te e i restanti 57mila metri quadrati andrebbero per l'insediamento di 400 rom. Trentacinquemila verranno utilizzati per realizzare le abitazioni, 1.180 mq per la realizzazione di un centro per la formazione ambientale e altri 5.603 mq per creare un centro per il recupero e il riciclo dei rifiuti. Oltre a spazi verdi e parcheggi. Tutto ovviamente a due passi dai rom. I costi - La costruzione del nuovo campo costerà 11.500.000 euro, mentre per la gestione Leroy Merlin stanzierà 597.285mila euro in tre anni, in totale 8,9 milioni di euro. In cambio Leroy Merlin chiede la concessione del terreno per 99 anni e il cambio di destinazione d'uso del terreno da verde pubblico a zona commerciale. La responsabile del campo, non risultano bandi, sarà la Comunità Capodarco. I lavori saranno invece affidati alla ditta Stradaioli. Le case dei rom saranno di 63 metri quadri circa, ad ogni famiglia di migranti o sinti, così come desidera che siano chiamati i rom Ignazio Marino, spetta un bell'orto e un patio ombreggiato, con pannelli scorrevoli dove poter riposare. E ancora serbatoi per la raccolta dell'acqua piovana, doppio camino per cucinare, collettori solari per la produzione di acqua calda e pannelli fotovoltaici per poter immettere in rete energia elettrica. Ghetto - Eppure il progetto non piace alle associazioni buoniste. L'Associazione 21 Luglio si interroga su che fine faranno 180 rom che non avranno spazio nel villaggio della solidarietà, visto "che nell'attuale villaggio de La Barbuta ci sono 580 abitanti, il nuovo insediamento ne prevede circa 400". Di più il villaggio con vista sul megastore è «un ghetto per rom», sostengono. Di più, 21 luglio, inviando una lettera alla cordata che si occupa del progeto, ha definito il nuovo insediamento «lesivo dei diritti umani, discriminatorio e con evidente carattere segregativo», ribadendo la necessità di procedere alla chiusura de La Barbuta. Oltre ai dubbi delle associazioni vicine ai nomadi ci sono anche le perplessità del mondo della politica. «È preoccupante la disponibilità di una grande multinazionale a realizzare a proprie spese un nuovo campo nomadi», ha spiegato Federico Rocca, responsabile enti locali Fratelli d'Italia, «Sarebbe assurdo e a dir poco scandaloso, se il Comune che si è sempre opposto alla realizzazione di nuovi centri commerciali, si dimostrasse favorevole a una nuova variante per fini commerciali e a consentire la realizzazione di un nuovo campo da parte dei proponenti». di Chiara Pellegrini

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