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"VIVA LA BANDIERA NERA" Lo sfregio sui quotidiani della filo-terrorista liberata

Eliana Giusto
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Sul suo profilo Facebook c'è la bandiera nera dell'Isis ma lei, Khadiga Shabbi, ricercatrice libica arrestata e poi liberata dal giudice di Palermo, nega ogni accusa: "Io non sono una terrorista. L'ho detto a tutte le ragazze che ho incontrato qui dentro. Soltanto una non mi ha creduta. E questo mi fa male, perché io sono un'insegnante". In una intervista a Repubblica la Shabbi ripete: "Sono contro l'Is. Contro, contro, contro. Sono una musulmana" e "non c'è alcuna frase nel Corano che possa giustificare ciò che fanno queste persone". Eppure la ricercatrice - stando alle intercettazioni - era in contatto con gruppi estremisti in Libia: "Ma loro non c'entrano niente con l'Is. In Libia c'è la guerra fra due gruppi, e quelli con cui io ero in contatto sono gli stessi che hanno deposto Gheddafi" e "comunque io volevo solo sapere notizie di mio nipote, ero preoccupata per lui. E poi purtroppo è morto". La Shabbi non fa che negare, nega anche di sapere che gli estremisti di Ansar al-Sharia sono alleati con lo stato islamico anche se sul suo pc ci sono le loro foto con la bandiera nera dell'Isis: "Non sono terroristi, insisto. E usano solo la bandiera storica dell'Islam. È nera, perché c'è la guerra in Libia. Della stessa bandiera si sono impossessati quelli dell'Is, senza chiedere il permesso a nessuno. Io sono orgogliosa della bandiera". Il 28 gennaio, prima dell'attacco all'hotel Corintihia di Tripoli, la Shabbi scriveva un post sul suo profilo Faceboook: "Presto la maledizione del sangue dei giovani libici arriverà a voi". "Io spero nella creazione di uno Stato islamico". Difficile giustificare queste frasi: "Non riesco a spiegarmi bene", "ci vorrebbero parole grosse per spiegare. E non le trovo".

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