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Piovono furgoni sul caso YaraRissa in aula tra pm e periti

Alessandra Menzani
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Piovono furgoni. O meglio cadono, nel processo per l' omicidio di Yara Gambirasio. Anzi, sarebbe ancora meglio dire che decadono, dal rango di prova regina (fino a ieri) della presenza del muratore di Mapello nei pressi della palestra di Yara, a quello di indizio forse addirittura insignificante (perché non più  identificabile in modo certo). La difesa, per di più, riesce a dimostrare, addirittura, producendo fotografie e generalità dei proprietari, che ci sono altri furgoni (quasi identici a quello di Bossetti) non presenti nella lista di quelli esaminati dall' accusa. Otto di questi circolano addirittura nel territorio della provincia di Bergamo. Due di loro, non solo sono esteticamente simili, ma hanno addirittura lo stesso lo stesso cassone di quello di Bossetti, una lunghezza identifica a quella indicata dalla procura. Un terremoto. Sarà per questo motivo che ieri a Bergamo l' udienza è finita in rissa verbale ed alla fine è stata sospesa? Possibile, e infatti il racconto della pirotecnica giornata è complesso. Tutto deflagra intorno alle 16.30, nel modo più imprevedibile. Fino a quel momento, con l' eccezione di un ennesimo avventore di bar chiamato a testimoniare sul fatto che tra il 1988 e il 1989 aveva visto Massimo Bossetti nella discoteca il Gabbiano (sic!), l' unico teste importante della giornata è il perito della Difesa, Ezio Denti. Denti è un investigatore privato pieno di risorse, un uomo d' azione, un osso duro, un maniaco del dettaglio. È tornato ancora una volta a rivedersi tutte quelle immagini di cui così tanto l' accusa aveva parlato, fotogramma per fotogramma, si è convinto di aver notato qualcosa che a tutti gli investigatori è sfuggito. Quando tutto accade Denti ha appena finito di esporre (lo ripercorreró tra poco) le ragioni e il materiale foto audio-visivo con cui prova a demolire due pilastri dell' inchiesta: dopo le note vicende del video «dato alla stampa», erano rimaste - a detta del colonnello dei Ris Lago - solo due telecamere su cui la pm Ruggeri faceva conto per provare che Bossetti quella sera era proprio lì, a Brembate. Caduta la prova delle celle telefoniche era davvero un punto vitale. Nella sua esposizione Denti è stato molto convincente, in sala c' è grande attesa per il controinterrogatorio, le sue tesi sembrano aver spiazzato anche gli inquirenti, persino la pm che chiede di rivedere più volte un video: «Me lo rimanda? Che ora ha questo passaggio?». Ma a sorpresa, quando tocca a lei, la Ruggeri si disinteressa completamente del merito, e prova ad attaccare Denti sul piano professionale, e addirittura personale. Lucida, aggressiva molto determinata. Dà il via alle danze: Ruggeri: «Lei ha detto di essere un investigatore?». Denti: «Sì, perché?». Ruggeri (sarcastica): «Ma perché esiste un albo degli investigatori?». Denti (serafico): «No. Ma esiste una licenza fornita dal ministero». Ruggeri (stesso tono): «Ah, lei ha la licenza....». Denti (pure lui imperturbabile): «Si, la 31981. Ce l' ho qui con me, la vuole vedere?». Ruggeri (acida): «Lei ha detto di aver lavorato a migliaia di casi». Denti (sornione): «No, io ho detto di essermi occupato di diversi casi. Molti in processi di rilevanza nazionale». Ruggeri: «E quali?». Denti: «Se devo li elenco: omicidio Trifone, Katia Tondi...». Ruggeri: «Come consulente di chi?». Denti: "Prevalentemente per la difesa». Ruggeri (sorriso): «Perché, un investigatore per chi dovrebbe lavorare?». Denti: «Anche per l' accusa». Ruggeri: «E dove lo avrebbe fatto per l' accusa?». Denti: «Per la procura di Santa Maria Capua a Vetere». Ruggeri (affondando il coltello): «Lei ha detto di essere laureato. Ma mi risulta che lei sia un diplomato in ragioneria. Con 36!». Salvagni (arrabbiato): «Che facciamo, adesso, controlliamo le pagelle!?». Ruggeri: «Non mi risulta la sua laurea». Denti: (imperturbabile) «Io però ce l' ho qui con me. La vuole vedere?». Ruggeri: «Lei dice di essere laureato a Friburgo! Bene, ce ne sono due, quale Friburgo?». Denti: «Friburgo in Svizzera!». Ruggeri (trionfante): «In Svizzera? Peccato che ho fatto verificare: non c' è nessuna facoltà di ingegneria! È sicuro di averla presa li?». Denti (beffardo): «Allora quando dovrò scegliere un indirizzo universitario chiederò consiglio a lei! Ma perché non legge? Ho qui il certificato!». Camporini: «Mi spiace che le risorse pubbliche vengano usate per fare indagini sulla difesa!». E qui parte un applauso alla battuta dell' avvocato. La presidente Bertoja (giustamente) si arrabbia. Minaccia di sospendere. Chiede ad accusa e difesa di non riferirsi a fatti non rilevanti per l' inchiesta. La Pm riparte imperterrita: Ruggeri: «Lei pensa di avere competenze in video fotografia?». Denti: «La mia esperienza processuale. Che ovviamente non si esaurisce con la mia laurea». Ruggeri: «Lei ha fatto un corso da sottufficiale dei carabinieri?». Salvagni: «Obiezione, cosa c' entra?». Bertoja: «Obiezione accolta!». Ruggeri: «Lei anni fa è stato condannato per falso... ?». Salvagni: «Ma è incredibile!». Bertoja: «Questo peró si può chiedere». Denti: «Io posso rispondere a qualsiasi domanda e spiegare: ma perché l' accusa non contesta le nostre tesi invece del mio curriculum?». Salvagni: «Qui invece che fare il processo a Bossetti si fa il processo al perito!!!». Ruggeri: «Non è lei che mi può dettare le domande!». Pelillo: «E basta! Basta!». Ruggeri: «Giusto». Salvagni: «Come ti permetti tu di dirci basta!». Pelillo: «Che cazzo vuoi!? Non dicevo a te». Denti: «Io vorrei...». Ruggeri (girandosi): «Cosa vuole quel delinquente?». Ed è a questo punto che la Bertoja manda tutti a casa: «Mi spiace, vi avevo avvisato, la seduta è sospesa! Ci vediamo la prossima settimana». Domanda: Parte Civile e Accusa hanno davvero perso la testa, o la pm puntava a una sospensione per riorganizzare una linea, dopo la deposizione di Denti? E qui bisogna spiegare cosa aveva fatto il perito in aula prima che si scatenasse questo putiferio. Il colpo più clamoroso di Denti, nella sua esposizione, era stato forse questo. Invece di contestare nel merito, la perizia con cui i Ros dei carabinieri avevano monitorato tutti i furgoni Iveco Daily di cinque regioni italiane del nord, l' investigatore ha prodotto in aula i documenti, che provano in maniera inconfutabile, l' esistenza degli otto furgoni che sono sfuggiti a quell' indagine. Ne sarebbe bastato anche solo uno. E sarebbe stato curioso, già capire per quale motivo, tra le regioni monitorate, sia stato incluso il Trentino (che è più lontano) ed esclusa la Liguria (che è confinante con la Lombardia). Se lo chiede anche la Bertoja: «Sì, ho notato che il Trentino è più distante, avvocato Salvagni!». E la pm si era difesa senza spiegare: «Sì, sono io che ho scelto di escludere la Liguria!». Ma Denti, con un coup de theatre porta in aula numeri di telaio, codici d' immatricolazione, targhe e persino i nominativi dei diversi proprietari. Dimostra, per esempio, che la ditta Pizio ne possiede addirittura tre. Nessuno di questi otto furgoni compare, né nella lista della motorizzazione fornita ai carabinieri con gli Iveco Daily immatricolati in Italia, né - ovviamente - nella lista dei furgoni esaminati dai carabinieri. Non tutti in Aula lo capiscono subito: quando la Bertoja fa una domanda esplicita sul tema, c' è uno sconcerto generale. La Difesa si frega le mani, e festeggia come una squadra che ha segnato un gol. Ipotesi: e se si trattasse di automezzi immatricolati in altri paesi? Comunque sia, il già vacillante edificio dell' inchiesta sui furgoni crolla. Restavano le ultime due telecamere: quella della ditta Polint 2, e quella del distributore Shell. Secondo la pm, quello è davvero il furgone di Bossetti, perché lo dicono ben 14 elementi distintivi, dettagli della carrozzeria come le maniglie, il tappo e la dimensione del serbatoio, il colore degli specchietti, una fascia rossa che corre lungo il cassone, le luci di posizione sul tetto (altro che caratteristica particolare, ce le hanno tutti). Ma il primo fotogramma è demolito da Denti grazie alla perizia svolta con un programma che si chiama Autocad. È lo stesso principio, di quei programmi usati dagli architetti per misurare gli interni. Se tu imposti due misure certe su una foto, Autocad calcola tutte le altre in proporzione. Morale della favola, il cassone della foto, secondo il programma, misurerebbe 3 metri. Peccato che Denti abbia annotato a misura di ogni dettaglio, e spieghi: «In realtà il furgone di Bossetti è lungo 3.450». Il margine di errore di Autocad, applicato a un' immagine sgranata come quella in questione (non supera i dieci centimetri). L' ultima ripresa considerata buona, invece, va in fumo per il dettaglio di «una campata» che sta sopra i fari superiori della cabina. Il furgone della foto, e visibilmente più alto di quello di Bossetti. Gli inquirenti non si erano preoccupati, perché in molti esemplari di Daily, quell'accessorio è regolabile in altezza. Ma Denti, che è andato con il metro nei depositi dei Ris di Parma, mostra in aula che quello del muratore di Mapello non può scorrere. Se tutto questo non venisse confutato nel controinterrogatorio sospeso ieri, cadrebbe anche l' ultima prova della presenza di Bossetti sulla scena del crimine. Ma ieri in aula c' era qualcosa di più, lo scontro fra due approcci totalmente diversi e inconciliabili. Quello dell' investigatore, che parte dalla praxis, dall' indagine sul campo, dalla stima di ogni millimetro, come al Pacino, l' allenatore di "Ogni maledetta domenica". E quello della pm e degli investigatori di Bergamo, invece, hanno lavorato su grandi criteri, decisi a tavolino. È su questo terreno, ieri, che hanno dato battaglia, e sono stati sconfitti. Processo Yara Rissa in aula tra pm e perito per gli 8 furgoni stile Bossetti. Luca Telese

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