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Libia, petrolio rubato dai miliziani Isis e rivenduto in Italia: sei arresti, un'inchiesta spaventosa

Andrea Tempestini
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La Guardia di Finanza di Catania ha eseguito sei arresti (3 in carcere e 3 ai domiciliari) per associazione a delinquere internazionale dedita al riciclaggio di gasolio rubato da miliziani Isis dalla raffineria libica di Zawyia (40 chilometri a ovest di Tripoli). Greggio trasportato via mare in Sicilia e successivamente immesso nel mercato italiano ed europeo. Il monitoraggio occulto dei traffici illeciti via mare è stato effettuato con i mezzi del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza. L'indagine è stata coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica etnea, dal procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro. Si tratta di un'operazione enorme, inquietante, e dalle implicazioni enorme. Per caricare il greggio destinato alle raffinerie del nostro Paese sarebbero state utilizzate navi fantasma. Tra gli arrestati, anche il presidente della società MaxCom. L'affare - che viene definito "gigantesco - coinvolgerebbe anche diversi esponenti delle milizie libiche. Già nei mesi scorsi le Fiamme Gialle avevano denunciato la possibilità che "le importazioni di petrolio da zone sottoposte al controllo delle organizzazioni terroristiche abbiano come terminali anche le principali raffinerie italiane". Affari, dunque, con i terroristi. E proprio per questa ragione era stata evidenziata la necessità di "disarticolare ogni possibile frode nel settore degli olii minerali in modo da avere una valenza strategica nel contrasto al finanziamento al terrorismo".

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