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C'è un solo uomo in Italia che difende il giudice dell'Aquila. Indovinate chi?

Il vicedirettore del Fatto Quotidiano sulla sentenza di condanna alla Grandi Rischi per il sisma del 2009: la colpa è dei giornali pecoroni e degli scienziati che non fecero gli scenziati

Giulio Bucchi
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Tutti contro pm e giudice dell'Aquila che ha condannato a sei anni i sismologi colpevoli di non aver dato l'allarme per il terremoto dell'aprile 2009. Politici, giornali, comunità scientifica italiana ed internazionale. I membri della commissione Grandi Rischi, falcidiata dalla sentenza di primo grado, si è dimessa in blocco. C'è una sola persona, giudici a parte, fuori dal coro. Secondo questa persona la colpa delle polemiche e dello scandalo non è della sentenza, appunto, ma dei politici e dei giornali. E magari pure degli scienziati che, sottinteso, si fanno traviare da politici e giornali. Questa persona, manco a dirlo, è Marco Travaglio, vicedirettore del Fatto Quotidiano. Stampa pecorona - Nel suo editoriale sul numero di mercoledì 24 ottobre, l'editorialista più manettaro che c'è si scatena. Sotto il titolo Rischi per fiaschi mette alla berlina la stampa pecorona non in grado di leggere le motivazioni della sentenza, che ancora non sono state depositate (naturalmente non le può avere lette nemmeno lui, ma questo non ha importanza), e in balia dei sentimenti di pancia. Po via alla filippica: "A nessun magistrato è mai saltato in mente di accusarli (i sismologi, ndr) di non aver previsto il terremoto: semmai di aver previsto che il terremoto non ci sarebbe stato, dopo una finta riunione tecnica (durata 45 minuti) a L'Aquila, 'approssimativa, generica e inefficace', in cui non si valutarono affatto i rischi delle 400 scosse in quattro mesi di sciame sismico. E alla fine, di aver fornito 'informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, le cause, la pericolosità e i futuri sviluppi dell'attività sismica in esame'". Travaglio ricorda che per questa sottovalutazione del rischio almeno 29 aquilani non uscirono di casa, come in genere facevano negli ultimi mesi, la sera del 6 aprile e finirono sepolti vivi. Attacchi a Bertolaso - Quindi il vicedirettore va all'attacco di Franco Bertolaso, ex capo della Protezione civile: "Che lo scopo della riunione fosse tutto politico e per nulla scientifico, l'aveva confidato a una funzionaria Bertolaso alla vigilia: 'Vengono i luminari, è più un'operazione mediatica, loro diranno: è una situazione normale, non ci sarà mai la scossa che fa male'. E, prim'ancora che i tecnici si riunissero, dichiarò: 'Non c'è nessun allarme in corso'". E ricorda come "nessuno verbalizzò nulla (il verbale, debitamente ritoccato, fu firmato in fretta e furia sei giorni dopo, a sisma avvenuto)". Conclusione consequenziale: gli scienziati, allora, non hanno fatto gli scienziati, proprio come in Italia i politici non fanno i politici e i giornalisti i giornalisti. Mentre i giudici, questo lo diciamo noi, non sbagliano mai.

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