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Khalid Chaouki, il ritratto del deputato marocchino del Pd barricato a Lampedusa

Khalid Chaouki

Nato a Casablanca, ex giornalista, fedelissimo di Livia Turco, ora attacca la Kyenge: "Non basta piangere"

Andrea Tempestini
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Deputato del Pd, presidente della Commissione Cultura per l'Assemblea parlamentare Unione per il Mediterraneo, giovanissimo (è nato il primo gennaio del 1983, a Casablanca, in Marocco), Khalid Chaouki sta facendo parlare di sé: si è auto-barricato nel Cie di Lampedusa. Ex giornalista (ha collaborato con il Corriere del Mezzogiorno, Repubblica, Reset, Il Riformista e Al Jazeera), eletto nel 2013 col Pd nella circoscrizione Campania 2, da domenica è barricato nel centro d'accogliernza e giura di non uscirne fino a quando non saranno trasferiti i sette sopravvissuti dell'ultima tragedia di Lampedusa, e insieme a loro il ragazzo siriano che ha girato il video che ritrae i migranti, nudi e al freddo, mentre vengono sottoposti al trattamento anti-scabbia. Al Cie ci è arrivato con una borsa con tre cambi di biancheria. Prima di entrare un saluto al figlio. Chaouki racconta: "Mi aveva detto: papà, voglio venire con te al lavoro a Lampedusa. Gli ho risposto: è un lavoro che devo fare da solo". Il deputato, 30enne, ha varcato la soglia del centro di prima accoglienza insieme a Paola La Rosa, componente del comitato 3 ottobre, costituito dopo il più tragico dei naufragi nel Canale di Sicilia. Nei padiglioni di contrada Imbriacola ci è entrato con il permesso di parlamentare, e se non otterrà quanto richiesto, nei padiglioni di contrada Imbriacola, ci passerà anche il Natale. "Si può uscire?", ha chiesto ai responsabili degli uffici di polizia. "Sì, non è un carcere", gli hanno risposto. Quindi Chaouki ha ribadito il suo obiettivo: "Allora posso farli uscire tutti con me?". Scontata la risposta: "No". Il deputato è un fedelissimo dell'ex ministro Livia Turco, e insieme a lei sponsorizzò la nomina di Cécile Kyenge, il ministro dell'Integrazione che, ora, finisce nel mirino del suo stesso partito. E finisce nel mirino di Chaouki: "La sua presenza nel governo - ha dichiarato - non deve essere solo un modo per ripulirsi le coscienze. Non basta piangere e condannare, deve dare risposte concrete ai migranti". Risposte che però secondo Khalid, non arrivano. Un'idea che condividono anche i clandestini del Cie: ha fatto molto rumore la protesta di sette di loro, che si sono cuciti la bocca. La protesta di Chaouki continua. "Io non esco", ribadisce. E l'autore del video-scandalo, nel frattempo, gli ha offerto una brandina accanto alla sua.

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