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Renzi a rapporto dalla Merkel: rigore, conti e lavoro

A Berlino il premier promette alla cancelliera: "L'Italia rispetterà i limiti di Maastricht del 3%"

Matteo Legnani
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Inizia augurandogli "buona fortuna" (e se avesse ancora addosso il cappotto da Totò Renzi probabilmente ne aprofitterebbe per fare gli scongiuri). Poi si rallegra per "lo slancio" dell'Italia e si dice "molto contenta" della novità a Palazzo Chigi. Angela Merkel accoglie così, nella conferenza stampa a Berlino, il suo "pupillo" Matteo Renzi, colui che quando sentì odore di premierato (al governo c'era ancora Monti) volò a Berlino per avere la benedizione della cancelliera. Lui la ringrazia con un "grazia Angela", con quella fissa per i nomi propri che forse sta già un po' stancando (qui da noi, in Germania magari ancora no). Quindi, con fare disinvolto (e un occhio ai fotografi) si toglie l'auricolare. Dice poi di aver presentato (chissà se con le slide o meno) il "pacchetto" riforme cui sta lavorando su istituzioni, lavoro, tasse, economia. Infine, prima delle domande dei giornalisti, si spinge a parlare ("io che sono sindaco di Firenze" dice), di "nuovo rinascimento europeo". Concluso lo "spottone", assicura che "l'Italia non vuole sforare i limiti di Maastricht, ma nel pacchetto del contenimento delle spese vuole tornare a crescere". Nessun appunto sulla politica del rigore invocata senza se e senza ma da Berlino. Con una aquiescenza che ha ricordato quella di Mario Monti quando si recava da Angela o a Bruxelles col cappello in mano. Addirittura: "Riferimento sono le politiche sociali della Germania". I sindacati sono avvertiti.

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