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Già fallito il "modello Sicilia"I grillini scaricano Crocetta

Rosario Crocetta

L'alleanza tra il governatore e il M5S vacillava già all'indomani della mancata nomina del capogruppo pentastellato a "grande elettore". Ieri la rottura definitiva

Nicoletta Orlandi Posti
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  di Nino Sunseri Vengano signori del Pd, vengano. Vengano a Palermo per vedere come finisce un amore di convenienza e una politica d'improvvisazione. Vengano a vedere com'è impossibile per i Democratici governare con i Cinque Stelle. Vengano da tutte le parti d'Italia. Innanzitutto da Palermo: i giovani del partito che da quattro giorni occupano la segreteria provinciale perché non vogliono «governissimi» ma solo «governi di scopo». Chissà con chi? Chissà perchè? Ma vengano anche i manifestanti che venerdì in piazza a Roma (e non solo) gridavano «Rodotà-tà-tà» per spingere il Pd a votare il candidato di Grillo. L'urna che avrebbe sancito l'ascesa al Quirinale del Professore come altare su cui giurare le promesse di futura fedeltà. E se i sogni, normalmente muoiono all'alba, a Palermo hanno aspettato il pomeriggio mentre l'afa si fa sentire sull'antica regia dei Re Normanni e dei Vicerè spagnoli A Palermo il “modello Sicilia” si è rotto in fretta. Era già lesionto da un mese. Aveva preso una martellata perché, Giancarlo Cancellieri, capogruppo Pentastellato all'Assemblea regionale aveva mancato l'elezione fra i grandi elettori da mandare a Roma per il Presidente della Repubblica. Al suo posto un esponente del Pdl. Ieri è andato in frantumi. I Cinque stelle parlano di «rottura» dopo avere elencato «una serie di episodi» avvenuti nelle ultime settimane. L'ultimo, in ordine di tempo, lunedì in Assemblea, dove la commissione Finanze, dice all'Ansa il deputato Salvatore Siragusa, «ha cestinato tutti i nostri emendamenti al bilancio, tra cui quelli sul reddito di dignità e il microcredito alle piccole e medie imprese». C'è stato un complotto? Forse sì. Ma anche no. Di sicuro i soldi alla Regione Siciliana sono finiti perchè sommersi da un montagna di cinque miliardi di debito.  «Non li hanno neppure guardati, nessun dibattito, presi e messi nel cestino», dice permaloso il deputato (perchè in Sicilia non ci sono consiglieri regionali ma solo onorevoli). «Da parte del governo c'è una chiusura totale nei nostri confronti - avverte Siragusa - Avrebbe potuto cercare un compromesso, ma niente» Nessun rapporto. Nessun dialogo. «Stanno abbandonando il “modello Sicilia”, se mai è esistito, in nome dell'inciucio col Pdl, in linea con quanto sta avvenendo a Roma». Il cambio di rotta del governo, sostiene Siragusa, «emerge da tanti altri indizi: dal voto sulla preferenza di genere ai sorrisi tra Crocetta e Berlusconi a Montecitorio, fino al linguaggio dispregiativo usato dal presidente della Regione nei nostri confronti in occasione del voto per il Capo dello Stato». E già perché Crocetta, dopo aver ascoltato le dichiarazioni iniziali di Grillo dal Friuli  era stato perentorio. «Provo disprezzo per chi definisce un golpe l'elezione di Giorgio Napolitano». Come dire: c'eravamo tanti amati. Forse si. Ma anche no.  «Ci siamo confrontati all'interno del gruppo - dice Siragusa - e ci siamo resi conto che il governo e la maggioranza hanno preso un'altra strada». Tramonta così il "modello Sicilia" di cui tanto si è parlato sui media nazionali. Al suo funerale Crocetta si avvicina con parole di circostanza. «Sono veramente dispiaciuto per le affermazioni del Movimento 5 stelle. Il dialogo per me è sempre aperto. Con loro e con tutti i gruppi parlamentari, un dialogo sui fatti, sui contenuti, sui valori e sull'obiettivo comune di fare rinascere la Sicilia». Il “modello Sicilia”, nei suoi sei mesi di vita, non ha prodotto nulla di concreto. Solo dichiarazioni buone per le passerelle televisive. Casomai è servito a creare una lite con gli Stati Uniti. Crocetta, su pressione dei grillini, ha revocato le licenze edilizie per la costruzione del Muos a Niscemi (Caltanissetta). Sono gli antennoni che servono ai marines per guidare i droni in Medio Oriente. Gli Usa hanno abbozzato anche se i lavori, in verità, non si sono mai del tutto interrotti. Difficile pensare che il Pentagono abbandoni tanto facilmente un'opera così importante per la sicurezza dell'esercito. L'alleanza fra Pd e Pdl, a Palermo come a Roma, renderà più semplice la riconciliazione.  

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