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Serra, Jovanotti, Fazio & Co.: tutti quelli che volevano gli "stupratori" M5S al potere

Da Serra a Maltese, su "Repubblica" fanno a gara ad accusare i grillini dei peggiori delitti. Però firmavano appelli perché finissero al Colle e al governo. E molti vip applaudivano

Giulio Bucchi
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Un militante del Movimento Cinque Stelle particolarmente esaltato (e poi disconosciuto da Grillo) ha dato alle fiamme l'ultimo saggio di Corrado Augias. L'editorialista di Repubblica l'ha presa malissimo e ha subito gridato al fascismo. Comprendiamo il suo sconforto: chissà quanto tempo ci aveva messo a copiarlo, quel libro. E dire che il grillino aveva acquistato personalmente il volume tempo fa e se l'era fatto pure autografare dall'Augias medesimo. Ecco,  la scena del fan che  brucia  l'opera del suo idolo rende perfettamente il quadro (clinico) di ciò che sta accadendo in queste ore nella sinistra italiana. All'improvviso, gli amici progressisti sono usciti di casa e hanno scoperto che per le strade si aggirano mostri mitologici con il corpo di uomo e la testa di cazzo, tutti appartenenti al M5S. Segue delirio collettivo.   Che cos'è accaduto? Del libro bruciato abbiamo già detto. Poi c'è la questione Boldrini. Sul sito di Grillo è stato pubblicato un video di presa in giro della presidente della Camera, ormai celebre: «Che fareste in auto con la Boldrini?». La risposta ovvia era: ci addormenteremmo alla guida, a furia di sentirla pontificare sul ruolo della donna nel Terzo millennio. Invece i soliti commentatori della rete con l'anello al naso e i piedi palmati hanno macinato insulti, anche a sfondo sessuale. Cosa che per altro avviene ogni giorno sul web, in particolare contro le donne del centrodestra. Eppure la Boldrini, cogliendo al volo l'opportunità di una passerella mediatica in abito da vittima, ha prima telefonato all'Arena di Giletti, poi si è fatta intervistare da Fabio Fazio. E ha detto, niente meno: «Sul blog potenziali stupratori». Da lì, il finimondo.     Sul quotidiano di Ezio Mauro fanno a gara a chi la spara più grossa sul conto dei grillini. Chissà, magari hanno bandito un concorso: chi s'inventa l'insulto migliore vince un fine settimana assieme a  Eugenio Scalfari a casa di Napolitano, come nel film Weekend con il morto. Un anfetaminico Curzio Maltese strilla dalla prima pagina che bisogna mettere sotto impeachment Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio poiché il loro messaggio «è uno solo chiaro, riconoscibile e in una parola: fascista». Di più: l'ex comico e il suo guru  sarebbero come Bossi e Berlusconi, che nella scala di valori di Maltese equivale ad essere come il mostro di Rostov. Il solito Augias, abbandonata per un attimo la fotocopiatrice, definisce i militanti a cinque stelle «guerrieri dell'insulto», sproloquia di calata delle «tenebre» e scomoda il suo psicologo di fiducia, come se non fosse già abbastanza impegnato. Richiesto di interpretare i comportamenti grillini, Nicola Artico spiega: «Ho visto giovani deputati fronteggiare con il proprio viso quello di un altro come lupi di rango superiore, ho letto insulti di un sessimo arcaico nutrito da passioni mai sopite».  Non sappiamo cos'abbia preso, ma dev'essere roba buona. Se aggiunge anche: «Ho visto cose che voi umani...», una parte nel sequel di Blade Runner non gliela leva nessuno. Il tono funebre è predominante. In un editoriale intitolato «Le ceneri» (forse quelle dell'hashish che in questi giorni circola per i corridoi di largo Fochetti), Ezio Mauro sostiene che «i grillini (...) spettacolarizzano la decadenza del Paese fino a scommettere su un collasso istituzionale».  Persino Michele Serra, di solito restio all'utilizzo di stupefacenti, si mette a vaneggiare di strategia «mortuaria» di Grillo. Ora, non c'è dubbio che le uscite dei Cinquestelle siano belluine. Massimo De Rosa straparla di «pompini» in aula (e la Moretti del Pd va in giro a ripetere il concetto per mezzo mondo). Claudio Messora dice che la Boldrini può star tranquilla perché nessuno dei suoi la stuprerebbe: dopo la «Culona inchiavabile», la presidente instuprabile. Ma ci permettiamo di ricordare che con gli «stupratori» gli amici progressisti volevano farci un governo. Mesi fa, non nella notte dei tempi. Su Repubblica uscì un appello in cui si invitava il Pd ad allearsi con Grillo, componendo una «maggioranza fatta di cittadine e cittadini elettori che vogliono voltare pagina dopo vent'anni di scandali, di malapolitica». Firmatari, tra gli altri: Michele Serra, Benigni, Oscar Farinetti, Jovanotti, Saviano, Gino Paoli, Don Ciotti, Barbara Spinelli e pure Fabio Fazio, quello che reggeva la flebo alla Boldrini mentre gridava alla tentata violenza. Sempre Repubblica rilanciò l'appello di MicroMega - ancora più esplicito - per l'accordo tra Pd e Grillo, con raccolta firme annessa. Ezio Mauro rilanciava su twitter i sondaggi secondo cui il 67% degli italiani voleva un governo di grillini e democratici. Maltese, in vari editoriali, invitò Grillo ad ascoltare la sua «base» e a trattare con Bersani. Poi se la prese col Pd medesimo perché non aveva seguito i Cinque Stelle che volevano Rodotà al Quirinale. Ancora Serra, lo scorso febbraio, dichiarava che il M5S era «una rivoluzione come nel '68».  E adesso, d'un colpo, i grillini sono diventati fascisti e violentatori. Chissà che festini, se fossero finiti al vertice delle istituzioni: stupri di gruppo al Quirinale, banchetti a base di carne umana a Montecitorio, coprofagia al Senato. Ma a Repubblica, in quanto sponsor,  avrebbero approvato.  Citando Altan, ci tengono a essere i mandanti delle cazzate che fanno. E anche di quelle altrui.        di Francesco Borgonovo  

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