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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Lucia Esposito
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Nonostante ostenti sicurezza e si dica convinto di arrivare al 2013 ben saldo in sella, il Cavaliere sa che il percorso da qui alla fine della legislatura è disseminato di trappole micidiali. Dentro e fuori il partito c'è chi si sta dando da fare per fargli le scarpe e le prossime settimane saranno una via crucis. Lo si è visto con la bocciatura del rendiconto finanziario, che qualcuno ha interpretato come un'imboscata. Ieri il danno è stato limitato, ma un agguato in Parlamento è ciò a cui puntano i suoi nemici per poterlo buttare giù. In fondo serve solo una manciata di voti e trovarli fra gli scontenti del Popolo della libertà non è un gran problema. È per questo motivo che Berlusconi ha deciso di accantonare la legge sulle intercettazioni nonostante fosse in calendario per la prossima settimana. Il rischio era troppo grande: mettendo la fiducia sul provvedimento si sarebbe offerta un'occasione unica ai congiurati. Che i giorni siano tra i più rischiosi, del resto, il premier lo ha capito da tempo. Più o meno dall'intensificarsi di voti cruciali.  Prima quello sulla richiesta  di arresto per Milanese, poi la sfiducia sul ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, infine le intercettazioni. Per chi non vuole le elezioni, ma solo sostituire il Cavaliere con un altro presidente del Consiglio, ottobre e le prime settimane di novembre sono decisive. Infatti, se il governo andasse sotto ora, non sarebbe possibile rivolgersi subito agli elettori. Si sono mai aperti i seggi in autunno o a ridosso di Natale? Ovvio che no. Il periodo non è del tutto propizio alla campagna elettorale. Ve lo immaginate un comizio mentre la gente fa shopping in vista del cenone? Oppure una tribuna elettorale quando le famiglie si riuniscono per programmare le vacanze invernali? Se il Cavaliere cade e non c'è tempo di far esprimere gli italiani è quindi inevitabile sostituirlo con qualcun altro. Se si presta, anche un Giuda del Pdl; in caso contrario, si può sempre ricorrere a un professore sorretto dal Quirinale. In pratica, se si riuscisse a far dimettere Berlusconi in queste settimane, l'esecutivo tecnico sarebbe la decisione più ovvia e dunque l'opposizione e la fronda anti premier avrebbero il tempo di organizzarsi in vista del 2013, con l'attuale presidente del Consiglio fuori dai giochi. Il che è proprio ciò che Silvio vuole evitare a tutti i costi. Sa benissimo che con un anno e mezzo di tempo la sinistra farebbe di tutto per impedire al centrodestra di rivincere le elezioni. Pronta addirittura a farlo interdire dai pubblici uffici, se il Cavaliere minacciasse di ricandidarsi o di riorganizzare i moderati sotto la guida di Alfano. Dunque, il premier si è dato come obiettivo, se non di arrivare al 2013 (ormai nessuno ci crede), per lo meno di tirare fino a gennaio. Si tratterebbe di tre-quattro mesi, ma indispensabili per impedire il ribaltone. Superato Capodanno, infatti, sarebbe impossibile la formazione di qualsiasi altro governo. Caduto l'esecutivo, ci sarebbe tutto il tempo per indire le nuove elezioni, che potrebbero a questo punto tenersi in primavera, consentendo a Berlusconi di rimanere a Palazzo Chigi fino a che non fosse designato il suo successore. Che, ovviamente, per il presidente del Consiglio deve essere l'ex guardasigilli. Insomma, il premier continua a lavorare per non passare la mano alla sinistra. La sua è una corsa contro il tempo. Perché, come detto, i tranelli sono all'ordine del giorno. Silvio non teme quelli predisposti dall'opposizione, ma le congiure ordite dentro il Palazzo.  E la bocciatura di ieri alla Camera lo avrebbe ancor più convinto. Per quanto i colonnelli del Pdl si siano affrettati a buttare acqua sul fuoco, le assenze durante le votazioni sono apparse subito piuttosto sospette. Mancava Tremonti (bloccato da un funerale), non reperibile Scajola, momentaneamente indisponibile Bossi. Certo, si tratterà di coincidenze. Ma a volte proprio per una serie di sfortunate coincidenze qualcuno ci ha rimesso la pelle. In senso politico, ovviamente. Dunque Berlusconi si guarda dai nemici e prega Dio di pensare agli amici. Vedremo presto se qualcuno lassù lo ascolta. di Maurizio Belpietro

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