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Joseph Ratzinger, ciò che scriveva D'Arcais: “La sua Reconquista della modernità si dissolverà come i vampiri all'alba”. Siamo sicuri?

Un libro del filosofo di sinistra del 2010 oggi fa capire molte cose

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Ha riscosso un certo interesse il nostro pezzo sull’”assist” provenuto a Sua Santità papa Benedetto XVI, da uno dei suoi maggiori oppositori, il giornalista e filosofo di sinistra Paolo Flores d’Arcais, direttore della rivista di geopolitica Micromega. E’ stato ripreso da Il Tempo e altri giornali online, e pensiamo di fare cosa gradita proponendovi la versione estesa dell’articolo.  

Intanto, per darvi una caratura della simpatia che Flores nutre per il Santo Padre Benedetto, leggete cosa scrive in “La sfida oscurantista di Ratzinger” (Ponte alle Grazie 2010): Contro lo sfondo di virile austerità di Giovanni Paolo II assumono pesantissimo rilievo le svenevoli attenzioni dell’arcigno teologo tedesco per estenuanti frivolezze estetiche, dagli elaborati e sontuosi berretti, alle babbucce rosse, a un segretario che sembra uscito da Beverly Hills”.

Considerazioni di un gusto che non ci si aspetterebbe dal marchese d’Arcais, (al quale il card. Ratzinger aveva pure accordato leale, aperto dibattito pubblico) e che sorprendono ancor più nel filosofo: invece di capire che papa Benedetto recuperava le vesti antiche di Pio IX, Giovanni XXIII  e di altri pontefici, - come il camauro, le scarpe e la mozzetta rosse o gli stupendi paramenti sacri - per dimostrare al mondo una continuità con la Tradizione della Chiesa, (elemento fondamentale tanto quanto la Parola), Flores tira gomitate sulla presunta, ambigua, vanità personale del pontefice. A voi i commenti.

Comunque, tutto il libro è viziato da una incomprensione teologica di fondo, che l’essere atei non giustifica: il papa non è un politico come gli altri, è un capo religioso ed è il custode del depositum fidei, per statuto. Quindi non ha alcun senso che Flores lo critichi perché porta avanti ciò che gli ha affidato il suo Dio da 2000 anni. Sarebbe come contestare il Dalai Lama perché, tanto per dire, “si ostina a proporre un’ottica dell’esistenza profondamente demeritocratica e deresponsabilizzante“ dato che, secondo il suo credo, dopo la morte non ci sarà un giudizio divino, ma la reincarnazione in altri esseri viventi.

Anzi, quello che secca l’autore è proprio il fatto che papa Ratzinger usi la ragione (dovrebbe essere esclusivo appannaggio dei laici, secondo lui ?) per indagare il presente e dialogare col mondo attraverso una razionalità chirurgica. Lo ha fatto anche pochi giorni fa QUI   (ma quasi nessun giornale, tranne Libero – come obbedendo a una sorta di telepatico accordo - ha riportato una sua frase-bomba: “separare i credenti dai non credenti”. Troppo “divisiva”?).

In pratica, Benedetto XVI sarebbe “oscurantista” perché, alla fine, non la pensa come Flores d’Arcais e non ha tradito la fede cattolica adeguandosi ad aborto, eutansia, gender, omosessualismo, ecologismo spinto, insomma: la lista della spesa del mondialismo ateo-massonico-malthusiano.

A parte queste incomprensioni, non si può dire che l’autore non conosca la politica internazionale e quindi dipinge un panorama molto efficace su come Benedetto costituisse l’ostacolo principale al progredire di travolgenti e inarrestabili dinamiche globaliste.

Ecco cosa scrive Flores: “I suoi primi anni di pontificato possono riassumersi in una restaurazione costantiniana che rovescia nell’espressione e nei fatti la stagione e la vocazione del Concilio Vaticano II […] Il suo modello è sempre più esplicitamente il Concilio di Trento, integralismo del dogma e tentativo di pulizia morale nella Chiesa. Benedetto XVI è perfettamente consapevole della marcia trionfale che sociologicamente parlando continua a compiere la globalizzazione dello spirito, secolare, edonistica, consumistica […]  Il Pastore tedesco ha deciso invece che la modernità può essere attaccata su tutti i fronti […] Ha progettato il suo papato come una vera Reconquista della modernità attraverso un sistematico attacco ai capisaldi culturali e politici da cui è nata […] Vuole una restaurazione cristiana nella scienza e nella democrazia, che rovesci l’autonomia dell’uomo in un ritorno alla sua obbedienza a Dio, per salvare la democrazia e la scienza da se stesse prima che l’avventura moderna si concluda con l’apocalissi […] Il papa detesta il Grande Satana, ovvero l’Occidente secolarizzato, sfrenatamente consumista, che nel primato del piacere banalizza e giustifica persino la strage quella degli innocenti, il genocidio che è l’aborto".

Nel libro si trovano illustrati, quindi, tutti i fronti di questa guerra “intollerabile” (per Flores) condotta da Ratzinger contro la civiltà moderna. Innanzitutto, la restaurazione della dottrina, che lascia intendere una revisione del Vaticano II (che Bergoglio ha invece “dogmatizzato”), soprattutto con l’ecumenismo e la ripresa dell’evangelizzazione (poi cassata da Bergoglio coi suoi discorsi contro il proselitismo). Ancora, Flores ben descrive l’attacco di Ratzinger a relativismo, neomalthusianesimo, modernismo, nichilismo, illuminismo. Inoltre, fa comprendere tutta la sua volontà di riconfermare le radici cristiane dell’Europa e i diritti non negoziabili, la difesa della famiglia tradizionale con la condanna dei disordini sessuali e la negazione ad aborto ed eutanasia. Altri cavalli di battaglia scrupolosamente citati (e criticati), le considerazioni  contro la scienza “fine a sè stessa” e contro un certo ambientalismo che potrebbe portare a ignorare la dignità umana (mentre Bergoglio ha divinizzato l’ecologia addirittura intronizzando l’idolo pagano Pachamama QUI  ).

Si capisce quindi benissimo, proprio grazie al suo acerrimo avversario perché, vista la guerra che il papa conduceva contro tutto il mondo-mondano, la massoneria, la sinistra internazionale, le varie lobby che contano  e i cosiddetti poteri forti, Ratzinger doveva essere per forza tolto di mezzo. “Braccio armato” per questa rimozione, il Gruppo (o “Mafia”) di San Gallo, di cui, guarda caso, il campione era proprio il card. Bergoglio (CARTA CANTA: lo scrive nella sua autobiografia il mai smentito card. Godfried Danneels, primate del Belgio e appartenente alla detta lobby di cardinali modernisti). In proposito è appena stato pubblicato un documentario importante QUI )

Inoltre, oggi Flores d’Arcais risulta - de facto - il migliore alleato e difensore di Ratzinger contro il fuoco amico di taluni ambienti tradizionalisti che dipingono il papa tedesco come un “modernista”: una chiusura emotiva che impedisce, come un blocco robotico, di cogliere le clamorose contingenze che parlano dell’invalidità della sua rinuncia, alle quali nessuno riesce a dare una spiegazione alternativa al cosiddetto “Piano BQUI .

(Peraltro, in ottica spirituale, c’è anche la remota possibilità secondo cui tali incredibili coincidenze possano essere frutto dell’azione dello Spirito Santo, oltre la volontà del “modernista Ratzinger”, quindi non si capisce perché detti ambienti tradizionalisti non possano fare mente locale su quei fatti oggettivi).

Come chicca finale, Flores ci ricorda anche due clamorose profezie di Papa Benedetto per il quale: “Solo Dio ci può salvare, nel senso di salvare la democrazia che senza la fede si riduce a un guscio vuoto e sarà annientata” e ancora: “Ben presto non si potrà piu affermare che l’omosessualità come insegna la chiesa è un obiettivo disordine dell’esistenza umana”.

Così, oggi, per una beffa del destino, tutto si è avverato: non si fa che parlare - a torto o a ragione -  dei rischi per la democrazia derivanti da quella che viene individuata come una “dittatura sanitaria” (Massimo Cacciari, Giorgio Agamben e altri) e della prevaricazione sulla libertà di pensiero che il ddl Zan, da poco rimandato a ottobre, otterrebbe se venisse approvato.

Sentenzia, alla fine, il dubbio profeta Flores d’Arcais con una frase ad effetto: “La reconquista di Ratzinger si dissolverà come, all’alba, i sogni e i vampiri”.

Siamo sicuri? Siamo certi che il guerriero “oscurantista” Benedetto XVI, il “papa inquisitore” come lo descrive il direttore di Micromega, possa aver lasciato il campo senza colpo ferire, sotto le pressioni dei poteri internazionali mondialisti e della fronda modernista, da lui combattuti sempre all’arma bianca?  Dopo tutte le profezie che annunciavano esattamente un avvenimento del genere? Come mai, improvvisamente, tutta questa arrendevolezza per un Cerbero della tradizione, come viene descritto?

E’ possibile che, fra qualche tempo, per Flores d’Arcais arrivi una brutta delusione.

Per prepararlo psicologicamente  all’eventuale trauma, confidando nell’apertura al ”dubbio” propria degli illuministi, gli sottoponiamo gli interrogativi che abbiamo posto a Massimo Franco (lasciati senza risposta) QUI 

Abbiamo infatti, oggettivamente, una rinuncia che è un cocktail di invalidità giuridiche, errori di sintassi latina rivendicati orgogliosamente, cui si aggiungono una sfilza di messaggi colti e inequivocabili che rivelano come lui non abbia mai abdicato QUI  , per giunta con il divertente indovinello che dura da otto anni: “Il papa è uno solo” senza che Benedetto XVI spieghi mai quale dei due.    QUI  .

E’ molto realistico, dunque, che per la Reconquista totale di Benedetto, prima o dopo la sua dipartita, (non importa), possano bastare un paio di cardinali i quali si decidano  finalmente ad alzare il dito e a  chiedere una verifica canonica sulla sua rinuncia che, come appurato pochi giorni fa dai giuristi Estefania Acosta e Antonio Sànchez (senza essere smentiti) è una specie di bomba innescata QUI

E allora vedremo chi si dissolverà, se la Reconquista di Benedetto o il - pur utile - libello di Flores d’Arcais.

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