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Né con Bergoglio, né con Benedetto XVI: la disastrosa incomprensione di Mons. Viganò

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Mons. Carlo Maria Viganò è un arcivescovo che ha denunciato diversi scandali e detto molte cose coraggiose, in gran parte assolutamente vere, almeno su Bergoglio.

E’ quindi con enorme dispiacere che dobbiamo scrivere quanto segue, ma purtroppo il dovere di difendere la verità, la legalità, e con esse il vero Papa e il nostro Paese, lo impone.   

L’arcivescovo poteva essere alleato del Piccolo Resto, avrebbe potuto guidare un movimento di resistenza cattolica per salvare la Chiesa e il Vicario di Cristo, tanto che, essendo incardinato nella diocesi di Roma, avrebbe la facoltà di chiedere la convocazione di un Sinodo provinciale per fare luce sulla sede impedita. Tutto questo non è avvenuto e non avverrà più, ormai.

Quindi, procederemo ad elencare dei puri dati di fatto per evitare, almeno, che delle persone vengano portate ulteriormente fuori strada.

Nel corso degli ultimi due anni, abbiamo inviato direttamente a Mons. Viganò almeno un centinaio di articoli dell’inchiesta sulla Magna Quaestio, e facilmente gli saranno passati sotto gli occhi i titoli di altri circa 350 pezzi scritti qui su Libero, su Byoblu e su RomaIT dedicati al tema. Gli abbiamo indirizzato una rispettosissima lettera aperta nel 2021, QUI  , alla quale - come d’uso comune ormai – non abbiamo ricevuto risposta. Infine, gli abbiamo inviato direttamente il libro “Codice Ratzinger” (Byoblu ed. 2022) di 340 pagine, che raccoglie il più imponente, documentato e interdisciplinare lavoro giornalistico che sia mai stato prodotto sulla Magna Quaestio. Tale inchiesta è suffragata, in varie forme, da persone come l’avv. Carlo Taormina; il magistrato antimafia Angelo Giorgianni QUI  , già Sottosegretario alla Giustizia; il filosofo Diego Fusaro QUI  (i quali, peraltro, condividono molte altre tesi con Mons. Viganò) , Andrea Borella, uno dei 5 specialisti di diritto dinastico al mondo, editore dell’Annuario della Nobiltà italiana, da circa 30 specialisti (anche di rango universitario) QUI nel settore della linguistica, del diritto, della psicologia, della storia ecclesiastica; da giornalisti cattolici di fama come Patrick Coffin QUI  . Un’inchiesta riassunta in un saggio che è fra i dieci più letti in Italia, già secondo bestseller assoluto per Mondadori e Rizzoli e che si sta diffondendo anche nella traduzione in inglese e spagnolo.

Eppure, nessuno di questi contributi sembra rendere il dossier degno dell’attenzione di Mons. Viganò, dato che non c’è stato verso nemmeno di aprire un dialogo, un confronto, né con lui, (non ambiremmo a tanto), ma nemmeno con gli intellettuali a lui vicini che hanno rifiutato sistematicamente anche la più cordiale e amichevole offerta di confronto QUI  . Così, Mons. Viganò prosegue dritto per la sua strada nella creazione fattuale di un terzo polo: né con Bergoglio, né con Benedetto XVI.

Eppure c’era stato un momento in cui sembrava che avesse recepito qualcosa, quando scriveva il 5 aprile 22 sul blog di Aldo Maria Valli: “Occorre far luce sull’abdicazione di Benedetto XVI e sulla questione dei brogli del Conclave del 2013, che prima o poi dovranno dare luogo ad un’indagine ufficiale. Se vi dovessero essere prove di irregolarità, il conclave sarebbe nullo, nulla l’elezione di Bergoglio, così come nulle sarebbero tutte le sue nomine, gli atti di governo e di magistero. Un reset che ci riporterebbe PROVVIDENZIALMENTE allo status quo ante, con un Collegio cardinalizio composto SOLO DAI CARDINALI NOMINATI FINO A BENEDETTO XVI, estromettendone tutti quelli creati dal 2013, notoriamente ultraprogressisti”.

Fuoco, fuochino. Già allora l’arcivescovo non ci aveva minimamente citato, facendo supporre che l’idea del reset fosse stata sua anche se proprio su questa pagina avevamo già scritto QUI l’8 marzo 2021, per la prima volta, insieme a Frà Bugnolo, del reset cattolico preparato da Benedetto XVI. Ma non importa. Ciò che veramente contava è che Mons. Viganò sembrava essersi aperto all’ovvia realtà dimostrata oltre ogni ridondanza.

E invece, il 5 ottobre scorso, il crollo. Ecco cosa ha dichiarato al giornalista Usa Michael Matt QUI:  “Andrebbe anche detto che la Rinunzia di Benedetto XVI e il monstrum canonico da lui partorito del “Papato emerito” hanno inferto un colpo micidiale alla Chiesa, rendendo possibile il compimento del piano contro di essa che prevedeva L’ELEZIONE DI UN PAPA che assecondasse l’agenda dell’élite”.

Di nuovo il black out tradizional-sedevacantista. Punto e a capo. Capite perché poi Don Minutella annovera Mons. Viganò nella categoria dei “confundisti”, cioè di coloro che seminano confusione.  

Purtroppo oggi dobbiamo parlare chiaro – anche se con estremo dispiacere - perché le recenti uscite dell’arcivescovo, per quanto molto corrette su Bergoglio, stanno danneggiando enormemente il vero papa, dividendo a metà il suo già esiguo esercito, impedendo la comprensione della “urlante” sede impedita.

Il presunto “monstrum canonico” del papa emerito di cui parla Mons. Viganò, NON È AFFATTO la causa che ha consentito a un vero papa (Francesco) di essere eletto per assecondare l’agenda dell’elite, come dice lui. E’ ESATTAMENTE IL CONTRARIO: il Papato emerito (minuscolo, a differenza del Vescovo Emerito) è una realtà fattuale, puramente descrittiva e di fatto NON CANONICA, (il papato emerito non esiste giuridicamente) con cui il papa Benedetto impedito descrive se stesso come “colui che merita, che ha diritto di essere papa” per distinguersi all’interno di quella “sorta di ministero allargato” con un papa legittimo contemplativo e uno illegittimo attivo QUI   . E la sede papale totalmente impedita, prevista chiaramente dal canone 335 come alternativa alla sede vacante, da cui discende la descrizione di papa emerito, è stata esattamente il sistema con cui Benedetto ha evitato che l’elezione di Bergoglio fosse valida, in quanto un conclave si può convocare solo a papa morto o abdicatario e non a papa impedito. Così Bergoglio è solo vescovo e antipapa, e tutto quanto da lui fatto sarà annullato.

Il sistema predisposto da Ratzinger-Wojtyla nel 1983 è molto semplice: se si rinuncia giuridicamente al munus petrino c’è l’abdicazione, se si rinuncia – di fatto – al ministerium, c’è la sede impedita, ma entrambi gli enti sono tradotti con la parola ministero, così la Mafia di San Gallo c’è cascata con tutti e due i piedi.  

Ora, anche a fronte del fatto che il Vaticano non ha mai smentito, che i canonisti di Bologna, subito dopo questa scoperta, hanno dato vita a un gruppo di studio “sul papa emerito e il papa impedito”, considerando che Benedetto, tramite Mons. Gaenswein ha recentemente detto: “La risposta è nel libro di Geremia”, dove c’è scritto QUI a caratteri di scatola “IO SONO IMPEDITO”, converrete che quanto affermiamo, visto dal di fuori, potrebbe anche avere perfino una certa ratio, una sua coerenza. Che ne dite? All’1% si potrebbe anche immaginare che lo scrivente e gli altri “impeditisti” potrebbero averla imbroccata? E, puta caso, questi avessero ragione, si configurerebbe proprio quella provvidenziale situazione di cui scriveva Mons. Viganò da Valli.

Ebbene: forse Mons. Viganò ha preso appena in esame la questione? NO.

Ora: considerato che tale inchiesta non è mai stata smentita da papa Benedetto ed è ormai diffusa in tutto il mondo, sostenuta da personaggi di indubbia autorevolezza intellettuale e specialistica, il fatto che Mons. Viganò ignori completamente il caso si configura purtroppo – duole dirlo - come

DUBBIO OSTINATO E OMISSIONE DI SOCCORSO DEL ROMANO PONTEFICE.

Il fatto che i suoi sodali (Valli, Viglione etc.) non accettino nemmeno di discutere della faccenda, è una responsabilità tremenda che rimarrà a loro carico nei secoli a venire. Certo non manca loro la cultura e l’intelligenza per comprendere l’inchiesta, quindi si tratta solo di CATTIVA VOLONTA’.

Infatti, non è che hanno analizzato la questione e opposto un parere contrario, dicendo: “Questa tesi non sta in piedi per questo e quest’altro motivo”. Almeno ci saremmo tolti un pensiero. No, semplicemente non si pongono il problema. Vanno avanti con fumisterie filosofiche sul Concilio per tentare di forzare a tutti i costi la loro visione assurdamente masochistica e suicida di un Ratzinger “modernista” che ha voluto creare un impossibile papato emerito canonico e quindi è colpevole di aver regalato al mondo un legittimo papa come Bergoglio, distruttore della Chiesa. Buonanotte.

Forse proprio per mettere alla prova quest’ala tradizional-sedevacantista, papa Benedetto ha da poco inviato una lettera a un seminario americano in cui parlava del “potere positivo del Concilio”, che “è stato necessario”. Ovviamente, tale pronunciamento va interpretato in modo organico, come abbiamo illustrato in questo articolo QUI dove si comprende chiaramente che il “potere positivo del Concilio” - chiaramente opposto a uno negativo (l’italiano non è un’opinione) - è stato UTILE E NECESSARIO PER FAR EMERGERE L’APOSTASIA. Ovvero, per cancellare quella falsa chiesa del diavolo di cui parlava Ticonio QUI: una purificazione finale, cosa che avverrà con l’ufficializzazione della sede impedita di Benedetto.  Ma Mons. Viganò e gli altri tradizional-sedevacantisti hanno preso tutto alla lettera, nella completa indifferenza verso quanto avevamo già esposto e non è parso loro vero di calare nuovamente la scure della solita fissazione sul “Ratzinger modernista”.

In un articolo di non facile lettura QUI , Mons. Viganò cita L’AGOSTINISMO MEDIEVALE DI CUI SCRIVEVA RATZINGER NEL 1954 (roba di “appena” 68 anni fa, quando aveva 25 anni!).

Si eccepisce sulla pagliuzza del presunto hegelismo e delle impostazioni pleistocenico-progressiste del teologo giovanottino bavarese, senza vedere la trave enorme della sede impedita di oggi, con le centinaia di conferme al neon in Codice Ratzinger urlate dal papa stesso. Ci rendiamo conto?

Conseguenze

Così, sul piano teologico, Mons. Viganò, rifiutandosi anche solo di discutere della sede impedita, che fa tornare tutti i conti sotto ogni aspetto, da quello canonico, a quello teologico, storico, profetico e cronachistico, di fatto sta producendo un ENORME SCANDALO, in quanto i fedeli sono annichiliti, devastati e oppressi dall’idea che UN VERO PAPA, assistito dallo Spirito Santo, possa essere “MALVAGIO” e capo della “deep Church”, sponsor del Nuovo Ordine Mondiale (come Mons. Viganò sostiene) e promanare le eresie ben note. (Tutto ciò gli è permesso proprio dal NON essere il papa, non avendo il MUNUS). La promessa di Cristo “infera non praevalebunt”, nell’ottica viganiana, è andata a pallino. Per giunta, questo Spirito Santo davvero distratto, oltre ad assistere, oggi, un papa del genere e degenere, avrebbe fatto danni anche ieri, al turno precedente, facendo nominare un papa così modernista e stordito come Benedetto XVI che avrebbe preparato il terreno alla distruzione bergogliana. Capite il discredito che si sta gettando sulla Terza Persona trinitaria?

A livello di immagine, Mons. Viganò sta facendo, poi un enorme favore a Bergoglio, il cui unico punto debole è proprio la sua illegittimità. Prova ne sia che solo chi mette in dubbio che lui sia il papa viene scomunicato a sangue (Don Minutella, Don Bernasconi etc.) mentre Mons Viganò, nonostante le critiche ferocissime a Bergoglio, di altro genere, non è stato minimamente toccato dalla scomunica, o altre sanzioni. Infatti, grazie a lui, Bergoglio può dire al mondo: “Vedete? Anche i miei più fieri nemici, come Viganò, non mettono in discussione la mia legittimità”.

Sul piano strategico, Mons. Viganò sta producendo un altro danno enorme dividendo le già esigue forze lealiste al papa creando un pericolosissimo terzo polo, (né con Bergoglio, né con Benedetto) tanto che il Patriarcato Bizantino del patriarca Elia (scomunicato da Benedetto XVI) lo ha addirittura eletto papa (a sua insaputa). QUI  . Ci mancava solo un terzo papa, come nello Scisma d’Occidente.

L’aspetto più lunare della linea dell’arcivescovo è quello metodologico: Mons. Viganò fonda la propria tetragona e ostinata incomprensione su complesse, rarefatte e discutibili considerazioni puramente filosofiche su episodi di mezzo secolo fa, invece di occuparsi dell’hic et nunc, della realtà canonica, delle clamorose, patenti dichiarazioni di Benedetto XVI che sono alla portata anche delle anime più semplici. Negli interventi di Mons. Viganò, infatti, non troverete la minima obiezione canonica alla realtà descritta della sede impedita, né contestazioni alla valanga di “codici Ratzinger” messaggi logici o anfibologici che fanno capire perfino ai sassi la realtà dell’impedimento. (E infatti stanno “gridando le pietre”).

Qualcuno potrebbe sostenere che Mons. Viganò non dice che Bergoglio non è papa per non farsi scomunicare e rimanere così ancora all’interno della Chiesa: sarebbe una strategia di piccolo cabotaggio, dato che se Bergoglio è antipapa, una sua scomunica è invalida e costituisce una medaglia al valore. Ma tale prospettiva, circa una strategia autoprotettiva e cripto-filoratzingeriana, è completamente smentita dal fatto che oltre a parlar male di quello che secondo lui è il vero papa Francesco, Mons. Viganò GETTA DISCREDITO ANCHE SU BENEDETTO XVI, il quale, povero (Vicario di) Cristo, vittima di ammutinamento, è stato costretto a rompere il vetro e tirare la leva rossa della sede impedita. Così è riuscito a salvare la Chiesa, per giunta riuscendo a dire sempre la verità, ma – se non bastasse la sua sofferenza - deve subire anche il fuoco amico.

Attenzione però: Benedetto è riuscito sicuramente a salvare la chiesa cattolica spirituale, dato che conserva il munus, ma la sorte della Chiesa fisica, canonica, visibile, è ancora tutta da decidere. Se si andrà a un conclave con gli 83 pseudo-cardinali elettori nominati da Bergoglio ne sortirà un altro antipapa. La vera chiesa dovrà rinascere “uscendo dalla Sinagoga”, ripartendo dalle catacombe e dagli stracci, perdendo tutto: Vaticano, tesori, beni mobili e immobili, etc. E questo lo si dovrà anche a Mons. Viganò, che tenterà, probabilmente, di trovare qualche suicidiario e impossibile accordo politico in un prossimo falso conclave nella più assoluta indifferenza verso l’aspetto sacro dell’investitura del pontefice.  Infatti, quand’anche riuscisse nella missione impossibile di far eleggere un tradizionalista, questi sarebbe comunque un antipapa, in quanto eletto da cardinali invalidi e non avrebbe il munus petrino che è rimasto a Benedetto.

Come leggete, quella di Mons. Viganò è una linea talmente disastrosa che, purtroppo, fa sospettare a molti come l’arcivescovo stia consapevolmente e volontariamente facendo il gioco di Bergoglio, cosa che CI RIFIUTIAMO DI CREDERE almeno nelle intenzioni, anche se, negli effetti pratici, risulta esattamente così.

E ora state sicuri che, se qualche risposta ci sarà a questo articolo, verterà o sull’insulto personale, o andrà a ripescare opuscoli ratzingeriani del 1950. Ormai ci abbiamo fatto pace.

Ma attenzione, lo ripetiamo per l’ennesima volta: non fatevi cogliere dalla parte sbagliata quando tutto sarà svelato definitivamente.

  

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