Cerca
Logo
Cerca
+

Garage Gold, quando la tv scende troppo in cantina

Lo strano programma di Fine Living

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

Vai al blog
Garage Gold- Affari in cantina Foto: Garage Gold- Affari in cantina
  • a
  • a
  • a

Il garage è un non-luogo, un simbolo di ricerca del successo, un posto metafisico dove spesso si affastellano alla rinfusa pezzi della nostra vita. Mai avrei pensato che potesse diventare, però, il protagonista di una serie televisiva, Garage Gold-Affari in cantina (Fine Living, canale 49 digitale terrestre), dove lo sforzo di una squadra di manovali col senso dell'azzardo s'incarica di svuotare magazzini altrui nella speranza di potere pescare sotto tonnellate di detriti familiari, piccoli grandi tesori da poter rivendere a collezionisti o mercatini dell'usato. In questo contesto –che per chi odia i factual appare onirico- si muove Kraig Bantle, un ragazzo occhialuto con la faccetta di Steve Jobs da giovane, il quale coordina i suoi “Garage Bros”, energumeni rispettabili in grado di “trasformare un inferno in una miniera d'oro”. Nei primi cinque minuti del programma ovviamente americanissimo, quando Susan esperta di shagging (un ballo in voga in Carolina) chiede a Kraig di trasformare il suo garage in una sala da ballo, ti chiedi perché il tuo tempo debba essere perso nell'osservare omaccioni che estraggono da cumuli di cianfrusaglie, pianole anni 70, pianoforti verticali che valgono 500 dollari, peluche terribili, giochi da tavolo dimenticabili, libri di algebra dalle edizioni perdute, un bidone di latte da 40 litri che riverniciato potrebbe aver mercato. Televisivamente la cosa sarebbe orchitica, avrebbe il fascino dell'estrazione del lotto. Non è neanche tv di servizio, perché il servizio –di pulizia- lo fanno agli altri. Poi, però, via via, subentra la suspence; e provi angoscia per Kraig che, con Mike, il suo uomo dei conti, nello smazzarsi in quel lavoraccio da rigattiere non riesce ancora a trovare un qualsiasi oggetto del cavolo che possa coprirgli le spese. In quel mentre, il garage di Susan la cicciona mi ricorda Il garage ermetico del noto fumetto di Moebius, un varco dimensionale verso l'impossibile. E, infatti, sembrava impossibile arrivare alla fine di questa roba, ma ci si arriva quasi rasserenati, per la cicciona felice di vedere al posto del garage una sala da ballo rossastra arredata con pezzi riciclati da altri garage. Alcuni titoli di puntate di Garage Gold? Il podere del Mississippi, La macchina del cotone, il lato oscuro del granaio. Certo non è alta tv. Ma una mezza idea di chiamare Kraig per svuotare la cantina, poi ti viene…

Dai blog